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 2023  maggio 16 Martedì calendario

Intervista a Elodie

Mi ha detto che si è dovuta fermare solo perché le faceva un po’ male la caviglia». Elodie ride raccontando il post concerto al Forum di Assago, sold out della consacrazione. Venerdì sera ha fatto scatenare gli undicimila spettatori. Tra il pubblico c’erano anche la mamma, Claudia, e nonna Marise. «Sono la mia forza, se sono questa è perché somiglio a loro. Me lo dicono sempre: a tre anni eri già così». La cantante che si è presa il palco, il successo, e a novembre farà il tour (il 18 a Napoli al Palapartenope, il 21 a Milano al Forum e il 25 al Palasport a Roma) non è mai apparsa così forte, sexy, sicura di sé, audace.
Tutte le donne dalla sua parte che cantano in coro e i social scatenati per gli incredibili body che ha indossato.
Come si costruisce il legame col pubblico femminile?
«Le donne mi sono vicine, le ascolto.
Da sempre sono una grande sostenitrice, anche se è una parola stupida, lo so. Sono una di loro, mi capiscono per quello che cerco di trasmettere: “Sii padrona della tua vita, esprimiti come vuoi”. Al di là del fatto che sono sfacciata, eh, perché sono anche timida».
Oltre alla voce, il corpo è grande protagonista: la rende potente?
«Il corpo è in primo piano ma non perché sono esibizionista o per dire che sono la meglio, perché sono libera. Insieme alla musica, alla voce, ai look, il corpo è un altro passaggio».
Come ci si sente a essere un oggetto del desiderio?
«Non è quello il punto, non mi sento così. Mi piaccio se qualcuno mi piace. Un corpo è un corpo, sto bene con me stessa e mi piace fare uno show esprimendo tutta me stessa».
Avrà letto cos’hanno scritto sui social.
«Ma i social sono anche una fogna, non importa. Ho fatto la cubista a 20 anni, mi sentivo giudicata, pensavano fossi una venduta. Il corpo è bello, un’opera d’arte. Mi sento a mio agio, sono stata educata in una famiglia che ha un rapporto naturale, libero, col corpo. Ho sempre visto quello dei miei genitori. Tutti i corpi esprimono qualcosa, anche quelli di Botero: dipende da come li guardi. Io sono ignorante ma l’arte ti arriva, può capirla chiunque.
Poi il corpo può diventare un oggetto scabroso e purtroppo esiste il body shaming che va combattuto».
Cosa ha provato al concerto?
«Felicità. È stato bellissimo essere in tanti sul palco. Io da sola non funziono. Mi sono goduta lo spettacolo, c’era una connessione profonda: è un po’ come quando guardi un film o fai l’amore. Con i coreografi, Gabriele (Esposito) e Irma (di Paola), ci siamo detti: facciamo tutto insieme. Quando lavori con chi ti dà spazio cambia tutto. Sono fortunata, sono stati tutti generosi: loro, Vivo concerti, i miei manager Max Brigante e Jacopo Pesce».
Era reduce dalla cerimonia dei David di Donatello. Ritirando il premio per la canzone del film “Ti mangio il cuore”, “Proiettili”, ha detto una frase che suonava un po’ da Calimero: «Non me l’aspettavo, io non vinco mai».
«Oddio, è suonata così? Ero senza respiro, emozionatissima. Ho fatto una battuta, non mi ero preparata undiscorso. Non me l’aspettavo proprio di essere premiata, mi sono detta: vado con la mia amica, ero già felice di essere lì. Da Amici al David, è un percorso pazzesco. Un regista ha pensato a me, ho fatto un film, è un regalo enorme, non è che puoi pure vincere. Ne sono uscita male?».
No. Ma nella vita si percepisce come una che non vince?
«No, nella vita credo di aver vinto.
Ho tutto quello che ho desiderato e quello che non ho osato desiderare.
Ma non ho mai vinto premi, sono arrivata seconda, quarta, ottava».
L’amicizia con Elisa?
«La amo artisticamente, c’è una stima immensa, è unica. A 20 anni ha scrittoPipes & flowers, in inglese, ha fatto musica ad altissimo livello. La cosa più bella è che non si basta: è immensa ma curiosa, lavora con tutti e ha bisogno di confrontarsi. Mi ha dato la possibilità di imparare».
Ha spiegato che è timida e sfrontata: come convivono le due Elodie?
«Una aiuta l’altra. Quando i ragazzi dicono: “Mi tremavano le gambe, i muscoli della faccia, non posso cantare perché muoio” lo capisco bene.
Anch’io morivo all’inizio, ma sono riuscita ad ascoltarmi. A 18 anni ero sopraffatta, ho riprovato crescendo e mi sono violentata. Avevo l’urgenza di esprimermi e mi sono fidata dell’altra parte di me».
La parte tremebonda c’è ancora?
«Credo di piacere perché sono rimasta un po’ bimba, non ho costruito una corazza. Forse le ragazze capiscono l’inadeguatezza, sanno la fatica per essere accettate».
I momenti di svolta nella sua vita?
«Sono tanti. A 19 anni quando sono andata a vivere da sola, a 23 quando ho deciso di resettare tutto per darmi spazio. Provavo sempre a risolvere problemi più grandi di me per non risolvere i miei. A 25 anni quando ho fatto Amici, il primo Festival di Sanremo. Poi il debutto come attrice.
Faccio le cose pezzetto pezzetto, mi hanno aiutato a crescere. Ho dovuto saltare la mia infanzia».
“Il Pride è la mia famiglia”: quanto conta la battaglia per i diritti?
«È l’unica veramente importante, è la nostra battaglia. Se fossimo in grado di comprendere il prossimo potremmo essere felici. La politica?
Quando sento rigidità e poca comprensione, quando esclude, allora no. Si devono ascoltare le ragioni di tutti».
Cos’ha trovato nel suo compagno Andrea Iannone?
«Tutto. L’amore. È disponibile, generoso, mi sostiene. Penso di essere simile a lui, stiamo bene e siamo lì, l’uno per l’altra, senza spiegarcelo».