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 2023  maggio 16 Martedì calendario

Intervista a Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli

Chiara MaffiolettiI due raccontano a tutto tondo il loro grande amore in Gli altri litigano per gelosia, noi per gatti, fiori, foto e ristoranti» (Cairo editore), in uscita oggi
«Stiamo insieme da quasi 8 anni... ma quello che tiene il conto, in effetti, è lui», ammette Selvaggia Lucarelli. «La mia password è il nostro anniversario – rincara Lorenzo Biagiarelli —. Anni fa l’ho impostata anche a lei, solo che qualche giorno dopo mi ha chiamato dicendomi: “Amore scusa ma era 25 o 26 settembre?”». Hanno l’affiatamento che regalano gli anni insieme e i tempi comici di chi insieme ci sta anche bene, Lucarelli e Biagiarelli. Ascoltarli è divertente, almeno quanto leggere il libro che hanno scritto a quattro mani, «Gli altri litigano per gelosia, noi per gatti, fiori, foto e ristoranti» (Cairo editore), in uscita oggi. «Tornando alle date – riprende Lucarelli – secondo me è anche un tema generazionale. Abbiamo 15 anni di differenza, sono tanti. Magari quindici anni fa ci tenevo anche io, oggi bado alla sostanza. E sono convinta che se Lorenzo mi avesse conosciuta prima non avremmo mai trovato la strada del compromesso, ero una rompico... assoluta». Niente, l’ha alzata. «Pensa come doveva essere...», schiaccia Biagiarelli prima di iniziare a ridere (insieme a lei, va detto).
Nel libro raccontate di quando, prima di una diretta tv nell’era Covid, e quindi senza truccatori, Biagiarelli si offre di andare a comprare il fondotinta per la sua compagna.
Biagiarelli: «La ragione lì sta solo da una parte: la mia. La sua frase prima che uscissi resta scolpita: “Nel dubbio prendilo più scuro” e così ho fatto».
PUBBLICITÀLucarelli: «Si ma di mezzo tono. Ho scambiato quel tubetto per una crema spalmabile al cioccolato fondente, invece. Ad ogni modo, rispetto a quel capitolo mi sento in difficoltà: è chiaro che avevo fatto una scena gigantesca per una piccolezza, però ho un’attenuante: Lorenzo è una persona gentilissima ma la sua è una gentilezza molesta. Insiste. Quindi cedi, anche quando sai che non ce la farà».
B: «La prima cosa che ho acquistato per lei per procura era una giacca per un saggio di suo figlio Leon. Stavamo insieme da 5 o 6 mesi e quando le ho chiesto che taglia servisse, mi ha risposto: la sua. Leon in quella giacca ci è cresciuto dentro. Ma era molto carino con quelle maniche abbondanti».
Come sono stati i vostri inizi?
B: «Facevo il cantante e degli amici comuni avevano chiesto a Selvaggia di pubblicare il mio videoclip. Lei per farlo aveva aggiunto una battuta, del tipo: qualcuno ha il numero del cantante? Solo che non l’avevo presa come una battuta e glie l’ho fatto avere. Ma lei non ha mai chiamato».
L: «Tempo dopo, sotto il post di una olgettina che mi attaccava, dicendo, tra le altre cose: “Ti ruberò ogni fidanzato”, leggo Lorenzo che scrive: “Tranquilla Selvaggia, non mi avrà mai”. Così abbiamo iniziato a sentirci, ma ero in un periodo di totale scoramento in cui credevo che la persona giusta per me non esistesse proprio».
E invece?
B: «Eh, i primi tempi non sono stati facili, lei dopo poco non voleva più uscire con me».
L: «Perché uscire con una persona che ha 15 anni meno di me mi sembrava una grandissima perdita di tempo».
Perfino una donna emancipata come lei era caduta nel pregiudizio?
L: «C’è da dire che io avevo 40 anni e lui 25, quindi veramente pochi. Però sì, evidentemente ero intrisa di stereotipi. Avevo sempre visto in queste donne che si accompagnavano con uomini più giovani il tentativo disperato di congelare la propria giovinezza, ma è una grande falsità: stare con un uomo più giovane ti fa sentire più vecchia. E ti fa fare sempre i conti: quando lui avrà 70 anni io ne avrò 85... insomma, senti che il tempo è un tema. Inoltre ci si deve sedere spesso al tavolo delle trattative»
Ad esempio?
L: «Quando l’ho conosciuto avrei voluto un altro figlio, ma per lui non era il momento».
Eppure si è trovato a vivere da subito con il suo, di figlio.
B: «Sì, ma intanto ha un papà. Poi tra me e Leon c’è una differenza anagrafica tale da non creare una barriera generazionale: lui a undici anni giocava con i Pokemon e anche io. Se l’ho educato è stato con l’esempio e per me il fatto che lei avesse un figlio non è mai stata una questione».
L: «Tra loro c’è stata molta sintonia da subito: hanno la stessa differenza d’età che c’è tra me e Lorenzo, che quindi rappresenta una sorta di ponte per noi».
Ha raccontato nel suo libro «Crepacuore», di essere stata in una relazione tossica.
L: «Per fortuna erano passati quattro anni quando poi ho incontrato Lorenzo, l’avevo smaltita. Ma mi colpiva di lui che fosse una persona che non aveva paura di investire sulla nostra relazione, di spendersi. Se non funzionava qualcosa tra noi, mi diceva: non esiste che ci lasciamo. Ma lo faceva con una risolutezza che mi stupiva, forse anche perché io invece venivo spesso frenata dal mio orgoglio nelle relazioni. Lui è stato da subito molto spontaneo e lo ammiro per questo. Mi ha aiutata a liberarmi, lasciarmi andare... comunque stiamo tirando fuori cose che non abbiamo mai detto, sembra l’inizio dei Ferragnez...».
Che ruolo ha l’ironia tra voi?
L: «Sdrammatizzare aiuta, dopodiché alcuni temi che raccontiamo nel libro esistono. Tipo l’ordine».
B: «Beh se vivi in 120 metri quadri e compri 45 tappeti uzbeki durante il lockdown, poi si crea un problema di spazio, si. Inoltre la moda attuale dice che sul pavimento ci puoi mettere un sacco di cose, dal letto ai quadri».
L: «Si ma non i calzini o i telecomandi. Ad ogni modo, siccome sono molto disordinata mentalmente, ho bisogno di avere ordine attorno a me per scrivere, se no non riesco a raccogliere le idee».
Nel libro Biagiarelli dice anche che Lucarelli è volubile.
B: «Lo è. Però non con tutti, solo con me: penso di avere una funzione in questo senso, un compito importante nella società. Io catalizzo i suoi sfoghi e va bene, ho imparato che è una sua caratteristica: ha bisogno di farlo».
L: «Io nel tempo ho imparato a farmela passare in fretta, non a non farmela arrivare. E ho anche imparato a riconoscere l’eccesso di reazione. Adesso non esiste più che se litighiamo ci parliamo dopo tre giorni: spengo il fuoco e per tutti e due finisce lì».
B: «All’inizio facevo anche io le tragedie quando succedeva, ma ho capito nel tempo che lei parte sempre da ragioni legittime: è il fenomeno che ne segue che a volte non è proporzionato. Come quella volta di cui parliamo nel libro, dove se l’è presa quando a Bangkok l’ho portata in un ristorante lontanissimo che in realtà non esisteva... ecco io magari l’avrei chiusa con una risata: ah, ah, il ristorante in realtà non esiste».
Invece...
L: «In realtà succede anche a casa: mi sveglio molto presto, resto a letto ma è il momento in cui posso controllare i social. A volte mi capita di leggere migliaia di messaggi d’odio nei miei confronti, poi lui si sveglia, mi dice buon giorno ma io sono già di cattivo umore. Mi disturba non avere mai a che fare con un interlocutore: è sempre qualcosa di virtuale. Ma io quella frustrazione in qualche modo devo farla uscire. Vengo da una famiglia conflittuale, quindi non potrei mai farla ricadere su mio figlio perché so che esiti devastanti avrebbe... quindi tocca a Lorenzo».
B: «Macché, piuttosto io mi chiedo come faccia. Ho sperimentato in parte a Ballando quella ferocia ed è stata veramente dura. Però ho anche capito che il suo modo è quello giusto per affrontare qualsiasi cosa e mi ispiro a lei: alla maniera frontale che ha di esporsi, che non contempla i giri di parole, al suo non cedere alla falsità per convenienza o per partito o per amicizia. Lei fa il suo lavoro con una onestà che dà qualità a tutto quello che fa».
Non capita mai, Selvaggia, che pensi: no, in questa polemica non mi ci butto?
L: «Non si direbbe, ma capita tante volte. Mi freno. Intanto perché non penso sia un bene dire proprio tutto quello che si pensa e poi perché anche per me esistono dei compromessi, degli affetti: se non mi piace il film di una persona di cui sono amica, evito di parlarne, per dire. Non sono una che sbatte sempre la tovaglia e butta tutto per terra. Ma quello che non faccio è chiedermi che conseguenze lavorative possa avere su di me una cosa che dico. Ecco, per me quello non esiste».
Domanda potenzialmente odiosa: avete mai pensato di sposarvi?
L: «Io glielo avevo proposto anni fa e lui mi ha detto no, poi non ci siamo più tornati. Prego, a te la parola».
B: «Quando questa cosa è successa stavamo insieme da otto mesi...».
L: «Stai balbettando...».
B: «Magari succederà, ma cosa cambierebbe».
L: «Appunto, allora perché non farlo... comunque hai visto come hai perso la verve?».
B: «Mi piace pensare che noi...».
L: «Oddio, sei uno di quelli che “ci scegliamo tutti i giorni”?!»
B: «Ok, prossima domanda?».
Meglio. La sorpresa che reciprocamente vi è piaciuta di più?
L: «Torniamo ai primi tempi, quando gli avevo detto basta. Sono tornata a casa dalla radio e l’ho visto con un mazzo di fiori in una mano e un cartello con scritto “stai con me” nell’altra».
B: «Sempre durante il primo anno, avevamo litigato furiosamente, tanto che avremmo dovuto partire per Atene con Leon e non lo abbiamo fatto. Sono stati i tre giorni più brutti della nostra storia. La settimana dopo però mi ha detto: “Ho ricomprato i biglietti per Atene”. Quel suo tendere la mano mi ha colpito tanto».
La qualità che amate di più nell’altro?
B: «Lei si dedica anima e corpo in tutto ciò che fa, compresa la nostra storia. Ha investito davvero tanto su di noi».
L: «Di lui mi piace l’entusiasmo, il suo desiderio di buttarsi in tutto quello che gli viene proposto e poi la sua intelligenza, che vedo in tutto, perfino quando dà tutte le risposte esatte all’Eredità. Mio padre lo guarda basito: era convinto che fosse la figlia l’intelligente della famiglia ma dopo una settimana di convivenza con noi ha iniziato a reputarmi quella scema. Lorenzo per lui era diventato Troisi e io Benigni in Non ci resta che piangere. Era tutto un “grazie Mario”».
B: «Ah, c’è un’altra cosa che amo di lei: trovo che abbia sempre l’opionione più giusta su tutto. Espone i suoi pensieri con una lucidità tale che non riesco più a vedere le cose come le vedevo prima».
L: «Tranne sul matrimonio».
B: «Va bene, abbiamo finito vero?».