il Fatto Quotidiano, 16 maggio 2023
Lorenzo Fontana fantasma alla Camera
In Transatlantico parlano già di “fantasma Fontana”. Il presidente della Camera della Lega non parla e non si vede. Qualcuno, per questo, lo ha già ribattezzato “l’anti La Russa”, per contrapporlo all’iper-attivismo del presidente del Senato di Fratelli d’Italia, che da quando si è insediato parla di tutto e partecipa alla vita politica del partito (da ultimo il comizio a Brescia per le Amministrative) facendo arrabbiare Giorgia Meloni. Ma non è così. Lorenzo Fontana ha un ruolo fondamentale nella Lega – è responsabile Esteri del partito – a cui contrappone un ruolo invisibile da presidente della Camera.
In particolare, tra i corridoi di Montecitorio sono state notate le sue assenze. Sia in aula, ma soprattutto agli eventi pubblici a cui Fontana avrebbe dovuto presenziare come terza carica dello Stato. Da quando è stato eletto, ne ha saltati 14, facendosi sostituire da uno dei suoi 4 vice. La prima assenza risale al 3 novembre quando si è fatto avvicendare da Fabio Rampelli per la cerimonia delle Forze Armate al Quirinale; poi ha delegato Sergio Costa il 22 novembre all’assemblea Anci a Bergamo; Giorgio Mulè il 12 dicembre alla scuola delle Forze di Polizia e il questore Paolo Trancassini al concerto di Natale in Senato il 18 dicembre. La lista, nel 2023, si allunga: Fontana è stato assente alla Relazione sulla giustizia amministrativa (30 gennaio), al Giorno del Ricordo al Quirinale (10 febbraio), alla giornata per l’Unità d’Italia all’Altare della Patria (17 marzo), al 100° anniversario dell’Aeronautica (28 marzo), all’inaugurazione del Centro Nazionale Filo d’Oro (30 marzo). Il presidente della Camera ha interrotto questo lungo filotto di assenze il 25 aprile, in occasione del 78° anniversario della Liberazione: non poteva non presentarsi all’Altare della Patria con Mattarella, Meloni e La Russa. La sua assenza avrebbe provocato troppe polemiche. Ma subito dopo Fontana ha ricominciato a delegare: lo stesso giorno a Cuneo per la Liberazione (c’era Anna Ascani), il 9 maggio per il ricordo di Aldo Moro in via Caetani e per la cerimonia al Quirinale per le vittime del terrorismo, fino all’avvicendamento del nuovo comandante della Guardia di Finanza a cui ha partecipato Rampelli. Ieri l’ultima assenza con la presenza di Mulè all’inaugurazione della Scuola Superiore di magistratura a Napoli.
L’inattività di Fontana però non riguarda solo le assenze. Da quando si è insediato, la riforma dei regolamenti parlamentari si è fermata all’adeguamento dei quorum senza toccare i “cambia-casacche”. Mentre è stata notata la sua decisione di non fare vertici bilaterali fuori dall’Italia con gli omologhi europei: non è andato a Bruxelles, Parigi e Berlino, limitandosi a Praga per la conferenza dei presidenti dei Parlamenti Ue. A questo proposito si attende ancora il protocollo parlamentare con la Francia previsto dal Trattato del Quirinale. A fronte di questa inerzia, però, Fontana non ha tolto i panni di dirigente di partito: in primo luogo è ancora vicesegretario e responsabile Esteri della Lega. Sia Fausto Bertinotti sia Pier Ferdinando Casini, quando si insediarono, si dimisero da segretari di Rifondazione comunista e Udc. Non solo: al consiglio federale del 2 maggio ha proposto di mantenere l’alleanza con i sovranisti di Identità e Democrazia in Europa, tra cui gli estremisti xenofobi di Afd. Solo una settimana prima, alla vigilia del 25 aprile, al Corriere aveva detto: “Sono pienamente antifascista”.