La Stampa, 15 maggio 2023
Biografia di Federica Pellegrini
estratto di “Oro” autobiografia in uscita per La Nave di Teseo:I Mondiali di Gwangju nel luglio del 2019 sono stati incredibili, dopo Roma 2009 il momento della mia carriera in cui mi sono sentita meglio, più in forma. Onnipotente. A Gwangju la mia avversaria è Ariarne Titmus, australiana. Nata nel settembre 2000, ha diciotto anni. Io ne ho trenta, dodici più di lei. Titmus ha un allenatore del genere di Shane Tusup, il marito di Katinka Hosszú, la nuotatrice ungherese. Uno di quelli che saltano, urlano, danno indicazioni dagli spalti dove di certo l’atleta non può vederlo. Si chiama Dean Boxall, è australiano anche lui ed è l’opposto di Matteo. Io ho sempre avuto allenatori tranquilli (...). Quando nuota Titmus inquadrano la piscina e poi gli spalti, dove l’allenatore si agita come un ossesso. Il primo giorno ci sono i 400, con l’imbattibile Ledecky. Titmus, contro tutte le previsioni, la batte e vince l’oro. In quel momento capisco che, più di Katie Ledecky, sarà lei la donna da tenere d’occhio nei 200.
Il giorno dei 200 mi sento concentrata, tranquilla. Arrivo per il riscaldamento a testa bassa, senza guardare nessuna. In vasca di riscaldamento, dietro le quinte, parte sempre la sfida di sguardi. Gli uomini fanno i gradassi, parlano e straparlano, le donne sono più sofisticate (...). Non guardare mai un’avversaria significa non darle importanza. Senti che sta pensando cazzo, non mi guarda mai, è proprio concentrata. Quel giorno dei 200 stile libero a Gwangju io non ho mai alzato lo sguardo su Ariarne Titmus. Mai (...). I telecronisti di Rai Sport, Tommaso Mecarozzi e Luca Sacchi, hanno detto a Matteo – ovviamente lui me l’ha riferito dopo – che avevano incontrato i genitori di Titmus e avevano fatto loro i complimenti per i 400, e loro avevano ribattuto be’, vediamo oggi come sistema la Pellegrini.
So che questi saranno gli ultimi Mondiali della mia carriera (...). Sono in corsia 4. Ariarne Titmus è in corsia 5. In corsia 6 c’è Sarah Sjöström, una delle più forti velociste nella storia del nuoto, detentrice del record del mondo dei 200 in vasca corta che era arrivata seconda a Rio, unica gara internazionale in cui ci eravamo incrociate fino a quel momento. Ma io sono pronta, il mio corpo è pronto. Fatemi gareggiare, urla. Da giorni il mio stato di forma è in crescita costante. Posso fare quello che voglio, lo sento. E Alberto è con me. Ho sempre una libellula rossa che mi vola intorno. Parto piano. Ai 50 sono indietro. Tengo una frequenza più bassa delle altre. Prendo tanta acqua, scivolo, non ho bisogno di girare troppo in fretta le braccia per andare forte. Ai 100 sono ancora dietro ma mi dico ok Fede, ci siamo, è ora di spingere. Al terzo 50 le raggiungo, viriamo insieme, dai Fede che ne hai ancora mi dico, mi spingo e dall’apnea esco meglio di loro. A 25 metri dalla fine siamo in quattro sulla stessa linea ma io accelero, accelero, ogni bracciata è più lunga e potente di quella precedente. Tocco: oro. 1’54"22. Ho quasi trentun anni e non li avevo mai nuotati così veloci. Salgo sul podio mondiale per l’ottava volta di seguito nella stessa specialità (...).
Dopo questi 200 stile libero strepitosi, ci convinciamo che forse non avrei vinto le Olimpiadi ma una medaglia l’avrei portata a casa. La medaglia che mi era scappata a Londra 2012 e a Rio 2016 per un decimo. Mi alleno, mi alleno, mi alleno. A fine gennaio 2020 partiamo per l’America, torniamo a fine febbraio e a marzo finisce il mondo. Arriva il Covid e tutto quello che avevo immaginato non esiste più (...). Tokyo 2020 non ci sarà. O meglio, ci sarà, forse, se le cose migliorano, l’estate successiva, nel 2021. Quando avrò trentatré anni (...). Le piscine sono rimaste chiuse per cinque settimane (...). Pazienza, penso. Salvo poi scoprire che alcuni atleti non hanno mai smesso di allenarsi (...). Peccato.
Riapre l’Italia, riaprono le piscine e io riprendo ad allenarmi (...). Ma a ottobre becco il Covid. Quello cattivo, quello di prima che ci fossero i vaccini (...). Da gennaio riprendo ad allenarmi con intensità, ma qualcosa è cambiato in un punto profondo. Dopo il Covid non sono mai più stata la stessa in allenamento, il meccanismo si è inceppato e stavolta per sempre. Avevo attacchi di tachicardia, un po’ per la fatica e un po’ per l’ansia delle Olimpiadi. A distanza di due anni non ho ancora recuperato completamente l’olfatto, e non so nemmeno se a questo punto lo recupererò mai del tutto. —