Specchio, 14 maggio 2023
I numeri dell’interruzione scolastica nel mondo
L’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, si trova di fronte a una sfida enorme: combattere la più grave interruzione scolastica della storia dovuta al lockdown mondiale. Una crisi che avrà conseguenze a lungo termine con impatti significativi, soprattutto in quei Paesi fragili nei quali istruirsi è ancora considerato un privilegio per ricchi. Per la prima volta dagli anni Novanta, infatti, la povertà estrema è in aumento e per il solo 2020 si stima che 71 milioni di persone in più siano precipitate in una condizione di indigenza. Immaginate cosa può significare questo in quei contesti in cui molte famiglie con figli sono finite sul lastrico e si siano trovate a scegliere tra l’istruzione e un lavoro che potesse aiutare economicamente il gruppo familiare o la comunità.
Per questo l’Unesco ha messo in campo nel solo biennio 2022-2023 qualcosa come 1,5 miliardi di dollari per attivare 1756 progetti suddivisi in 13 programmi e distribuiti in 170 Paesi. Le nazioni che beneficeranno maggiormente, in termini economici, di questi progetti sono il Brasile (226 milioni di dollari), l’Iraq (128 milioni) e il Camerun (38 milioni). Nell’enorme Paese sudamericano, tanto per comprendere la portata dell’evento, le scuole sono rimaste chiuse per 78 settimane, pari a oltre un anno e sette mesi. Uno stop all’istruzione che ha riguardato oltre 42 milioni di studenti del Paese. I finanziamenti messi in campo dall’Unesco provengono dai governi di tutto il mondo ma anche da entità sovranazionali come l’Ue, fondazioni private, enti culturali e università per un totale di quasi 500 finanziatori. I tre governi che hanno fornito maggiori aiuti sono la Cina (114 milioni di dollari), il Giappone (80 milioni) e l’Italia (76 milioni).