Specchio, 14 maggio 2023
Austria, niente cotolette. Siamo sostenibili
Chi, dopo tre ore di camminata, non vedrà l’ora di godersi una succosa cotoletta impanata o un piatto di Tiroler Gröstl (la specialità regionale a base di patate arrostite con speck, carne e uova), quest’anno cercherà invano nel menu del rifugio Neue Regensburger Hütte, perché la cucina della capanna alpina nell’idilliaca valle austriaca della Stubai offrirà solo piatti vegetariani. E sarà il primo rifugio di montagna del Tirolo a farlo, come dichiara sul sito internet della struttura il gestore Christian Tomaselli. La capanna per escursionisti in mezzo alle Alpi, a circa 25 chilometri a sud di Innsbruck, poco prima del confine austriaco con l’Italia, dal 2023 diventa infatti «il rifugio della sostenibilità», dove chi avrà «fatto qualcosa di veramente buono per il proprio corpo», ovvero chi avrà messo 1.090 metri di dislivello sui polpacci, «sarà ricompensato con una vista magnifica, aria fresca di montagna e un concetto di sostenibilità che delizierà ogni palato». Niente canederli allo speck in brodo di carne, dunque, niente insalata di salsicce, ma zuppa di lenticchie alla nepalese (con verdure, peperoncino e un cucchiaio di yogurt) o strudel di verdure con crosta di semi di zucca, o ancora, spaghetti “Kathmandu” al dente, conditi con sedano, carote, curcuma, curry, peperoncino e sambal oelek.
L’annuncio della rivoluzione copernicana del menu del rifugio aperto dal 15 giugno al 15 ottobre, riportato poi su Instagram, ha scatenato un polverone di polemiche tra i molti che vedono la montagna in maniera tradizionale, ma anche tra chi ha fatto la scelta vegetariana. Qualche utente ha chiesto come mai i bovini vadano bene solo nelle immagini dei paesaggi idilliaci e pittoreschi degli alpeggi ma non dei piatti. Altri hanno replicato alla “regionalità” degli ingredienti utilizzati in cucina sottolineata da Tomaselli sul sito dicendo: «formaggio di montagna e prosciutto tirolese, canederli allo speck, canederli agli spinaci, kaiserschmarrn, questa è la regionalità». Tomaselli tira dritto per la sua strada: «prendiamo la via della salute», è il suo claim. E con il cuoco nepalese Cheeten aspetta il verdetto degli alpinisti che nei prossimi mesi si siederanno ai tavoli del ristorante a 2.286 metri di quota.