Il Messaggero, 14 maggio 2023
Marina Cicogna ha scritto un’autobiografia
Smettiamola di denigrare la vecchiaia e riconosciamone invece le virtù quando ci regala una testimonianza come questa. Cinica, spietata, passionale, violenta, la prima grande produttrice cinematografica italiana, la donna che a trentasei anni con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il giallo di Elio Petri con Gian Maria Volonté e Florinda Bolkan, vinse l’Oscar senza nemmeno ritirarlo, la figlia leggendaria del conte Cesare Cicogna Mozzoni, e la nipote del conte Volpi di Misurata, già ministro del fascismo, governatore della Tripolitania, fondatore di Porto Marghera, proprietario della Ciga, fondatore della Mostra del Cinema di Venezia, l’amica di Franco Mancienelli Scotti, Dado Ruspoli, bellissimi principi della Dolce Vita, la confidente di Gianni Agnelli, che avrebbe voluto entrare nel suo letto.
GLI ATTORI
E l’amante di attori irresistibili come Alain Delon, che senza manco nominarla la convocò una notte nella sua stanza d’albergo, o come Warren Beatty, che diversamente dal francese con le donne amava parlare, bene questa regina del cinema ha aspettato i quasi novant’anni e la condanna della malattia per fare i conti col suo passato, e liberarsi dei tormenti di aristocratica in fuga, e confessare le ansie, le ingiustizie e le sofferenze, ma anche l’allegria, l’infingardaggine, la dissipazione senza domani che hanno segnato la sua vita. Come se anche lei cercasse di riscattarsi del tempo perduto, della frivolezza spasmodica fine a se stessa, per consegnarci l’autoritratto autentico e feroce di una donna in cerca di se stessa.
Prima di essere una creatura bellissima, algida, prepotente, ambiziosa, penetrante, piena di curiosità ma anche di ferite, aperta alla vita, alle passioni, all’amore senza distinzione di generi, Marina Cicogna è stata infatti una ribelle, pronta a sfidare le convenzioni pur di seguire il suo istinto. Figlia di genitori incompatibili - madre anaffettiva e irragionevole, figlia a sua volta del Conte Volpi che sei anni dopo la nascita della nipotina, avrà un figlio dalla seconda moglie algerina Lily el Kanoui, sua amante di lungo corso - padre sciupafemmine senza ritegno e maniacalmente assente quando non assurdamente punitivo nei confronti dei figli, e in particolare del complessato Bino ( che succube della sorella, insicuro e depresso, morirà a soli 36 anni suicida in Brasile per un’overdose), Marina cresce tra nanny inglesi e governanti tedesche, vivendo un’infanzia dilaniata dalla guerra, dalla fuga in Svizzera, fra case di fortuna e collegi impossibili.
LE MEMORIE
La prima parte di queste sue memorie Ancora spero ( coautrice Sara D’Ascenzo) si legge come un romanzo d’appendice, tanto è disseminata di assurdità pedagogiche e ingiustizie, che la spingono sin da bambina a andare oltre, oltre la famiglia, oltre le regole, oltre i confini. Eccola in America frequentare il College Sarah Lawrence, dove stringe amicizia con Barbara Warner, figlia del fondatore della Warner, che le apre le porte del jet set di Hollywood. Eccola incontrare David Selznick, grande produttore di Hitchcock e di Via col Vento, che pazzo di lei la vorrebbe adottare, e intanto l’instrada verso il mestiere della sua vita.
GLI INCONTRI
Colpi di scena, incontri fortuiti, scarti improvvisi, punteggiano il mon coeur mis à nu di Marina Cicogna, ma anche molte cattiverie, come quando per esempio a New York congeda il fido Franco Rossellini, che pure l’ha accompagnata in aereo, perché non le serve più. E poi pettegolezzi salaci resuscitano un mondo scomparso, con tanto di apprezzamenti irriverenti e tradimenti terribili, come i tanti subiti a sua insaputa dalla compagna brasiliana Florinda Bolkan, e dal miliardario venezuelano Reinaldo Herrera che ospite con lei sullo yacht di Aristotele Onassis, si mette a flirtare con la moglie dell’armatore greco, il quale per ripicca seduce la bigottisima Maria Callas davanti al di lei marito e a un silenzioso Winston Churchill che continua a fumare il sigaro guardando il mare.