Il Messaggero, 14 maggio 2023
In Sardegna la super-scuola per top gun
La metafora si adatta bene al contesto: il primo volo è già in overbooking. E la lista d’attesa comincia ad allungarsi. A bordo sono salite subito otto nazioni e altre cinque attendono che ci sia un posto anche per loro. Il decollo è a tutta potenza, visto che qui si addestrano i top gun: i migliori del mondo, il vanto di una scuola per piloti di jet che sfrutta una tecnologia che fa invidia a tutti, a iniziare dagli americani abituati sempre a primeggiare. Gli italiani ne vanno fieri, ma l’attestato di eccellenza per l’International Flight Training School è certificato dalle forze armate che si sono affrettate a inviare qui in Sardegna i propri piloti. E per la conferma basta fare due chiacchiere con il generale Hiroaki Uchikura, il numero uno delle forze aeree del Giappone, la nazione che ha dotato le basi con il numero maggiore di caccia F35: «Noi non potevamo non cogliere l’occasione di sfruttare il modello di successo addestrativo creato dall’Aeronautica italiana. E d’ora in poi anche i nostri piloti seguiranno questi corsi: di conseguenza il livello di allineamento con gli alleati è assicurato». Il generale canadese Balfe Todd annuisce a aggiunge: «Noi non abbiamo una scuola di questo livello e subito aderito a questo progetto». I piloti degli altri stati si incontrano tra i nuovissimi hangar: quelli inglesi si confrontano con i colleghi di Qatar, Arabia Saudita, Germania, Austria e Singapore. I corsi sono iniziati da pochi mesi e quando l’Ifts diventerà ancora più grande arriveranno in Sardegna anche i militari di Spagna, Svezia, Olanda, Grecia, Ungheria e Kuwait.
LO SCENARIO
Per l’Italia non è solo un vanto a livello internazionale. La grande scuola di volo di Decimomannu, gioiello di tecnologia creato dall’Aeronautica militare insieme a Leonardo, darà subito una grossa mano ai training annuali. Il risultato è presto detto: il raddoppio del numero di piloti pronti a essere mandati in volo, ai comandi di velivoli di quinta generazione. E in tempi di guerra e di missioni internazionali ai confini dello spazio aereo Nato è una boccata d’ossigeno. «Grazie a questi super simulatori, che sono davvero unici al mondo, possiamo fare a terra la stessa attività che si fa in aria, questo è il segreto - spiega Stefano Centioni, un ex colonnello dell’Aeronautica che ora indossa la "divisa" di Leonardo e si occupa dell’addestramento - Ai due piloti in volo si affiancano altri due che stanno qui e che sono collegati agli altri. Tutto si svolge come se fossero affiancati tra le nuvole, hanno persino la possibilità di guardarsi fianco a fianco. La differenza è minima: non c’è al momento un altro esempio simile in nessuna nazione». L’effetto è quello di un addestramento eco-compatibile perché fin da subito sarà possibile dimezzare i decolli e quindi l’impiego di carburante. Il risparmio, poi, è conseguente e comprensibile. I simulatori attivi ora sono 2 ma presto diventeranno 5 e quando l’Ifts opererà a pieno regime, ogni anno, dalle aule di questo super campus passeranno almeno 80 neo-piloti. «Siamo orgogliosi che questa scuola attiri l’attenzione dei colleghi di tanti stati ma noi prima di tutto dobbiamo pensare ai nostri piloti - dice il capo di stato maggiore dell’Aaeronautica, Luca Goretti - Il valore aggiunto del campus è che qui lavoreranno insieme i giovani di diversi Paesi e ci sarà uno scambio continuo di competenze. Una realtà come questa in Europa non esiste».
TRA VIRTUALE E REALE
Oltre i grandi simulatori, nel campus che dà nuova vita a una base che rischiava la chiusura, arrivano anche 22 jet M346, gioiellini da 20 milioni di euro l’uno, capaci di raggiungere una velocità di quasi 1100 chilometri orari: un altro fiore all’occhiello dell’industria aeronautica italiana. Tra reale e virtuale sarà possibile fare in modo che 10 aerei, tra forze amiche e nemiche, possano interagire come se fossero tutti tra le stesse nuvole. Una realtà che ha lasciato stupito anche Roberto Cingolani, da appena 36 ore nuovo amministratore delegato di Leonardo: «Grazie alle nuove potenze di calcolo e gli algoritmi si può simulare tutto evitando rischi fisici, impatto ambientale e grandi spese. In questo modo tutti i paesi amici hanno strumentazione e protocolli di addestramento uguali e sapere che tutti hanno la stessa piattaforma ci dà la sicurezza di difendere il nostro continente e i nostri confini». I giornalisti di mezzo mondo, arrivati a Decimomannu per scoprire il campus per top gun hanno tutti l’ossessione: se in Ucraina la temuta escalation diventasse realtà verrebbero formati qui i piloti chiamati a combattere? I generali non amano mai parlare di guerra, ma gli istruttori lo spiegano raccontando come si svolge l’addestramento. «Gli scenari simulati - spiega il colonnello Ivo Terrazin - sono principalmente due: un combattimento aria-aria e quello terra aria, che prevede un supporto dal cielo verso la difesa di truppe sul terreno. Altro tipo di addestramento è quello che riguarda lo scramble, l’attività che svolgiamo per la difesa dello spazio aereo». Esattamente quello che già avviene, non troppo lontano da qui.