La Stampa, 14 maggio 2023
Intervista a Antonio Tajani
Ministro Antonio Tajani, Giorgia Meloni ha promesso all’Ucraina aiuti militari fino al raggiungimento di una pace giusta. Ma quale sarebbe una pace giusta?
«Quella in cui si ripristina il diritto internazionale e i russi si ritirano dal territorio ucraino».
Non succederà.
«Vedremo. L’Italia è pronta ad ascoltare qualunque proposta che possa portare alla fine del conflitto, ma la nostra posizione – che è la stessa dell’Europa e della Nato – è chiara: sosteniamo i dieci punti della proposta di pace di Zelensky. Nessuno può immaginare soluzioni non condivise con Kiev. Diversamente non staremmo parlando di pace, ma di una sconfitta ucraina».
Il modello delle due Coree, con il Donbass in mano russa, è irricevibile?
«Lo è. Peraltro la proposta non è sul tavolo. Non è possibile fare nessuna concessione. Il minimo sindacale è che i russi si ritirino dal terreno, allora potremo ricominciare a parlare».
Papa Francesco ha donato a Zelensky un ramoscello d’ulivo.
«È il capo della Cristianità e si comporta di conseguenza anche dal punto di vista dei simboli. È ovvio che spinga per la pace, che faccia di tutto affinché le parti trovino un accordo».
Lo fa in un modo che sembra piacere più a Conte che al governo.
«Ma davvero vuole mettere sullo stesso piano il Papa e il leader del Movimento 5 Stelle?».
La sensibilità non è la stessa?
«Io di sicuro non mi permetto di giudicare l’operato del Pontefice, di cui seguo con grande attenzione il lavoro, le parole e la grande visione spirituale. Ma assimilarlo al segretario di un partito italiano di opposizione mi sembra poco sensato. D’altra parte sarebbe facile rispondere che se fosse come dice lei, Francesco non avrebbe ricevuto Zelensky».
Voi eravate a conoscenza del piano di pace vaticano?
«Sinceramente no».
L’Europa sembra muoversi in ordine sparso.
«L’Europa è unita e si riconosce negli stessi valori che animano anche i Paesi membri della Nato. E l’Italia sta progressivamente ritrovando un ruolo centrale e più decisivo nel meccanismo di coesione tra gli Stati».
Si aspetta che anche il Pd di Elly Schlein cominci con i distinguo sulla necessità di inviare armi all’Ucraina?
«Mi auguro di no. Elly Schlein è stata a lungo parlamentare europea. Sarei deluso se lo facesse. L’idea comune di libertà e di democrazia – che l’Ucraina sta difendendo per tutti noi – non può essere messa in discussione».
Incontrando il presidente Mattarella, Zelensky ha detto: l’Italia è dalla parte giusta. Crede che Matteo Salvini la pensi allo stesso modo?
«Assolutamente sì».
Assolutamente?
«Basta guardare come ha sempre votato la Lega. Il resto sono chiacchiere. O alludeva al fatto che oggi non ha partecipato agli incontri?».
Alludevo.
«Allora le ricordo che Salvini è il ministro delle Infrastrutture e che io sono intervenuto in quanto ministro degli Esteri e non come vicepremier. Tutto qui. Oltretutto qualcuno dovrebbe anche chiedergli scusa per la questione dei fondi russi finita in una bolla di sapone».
Le simpatie della Lega per Putin non sono un mistero.
«In politica contano gli atti e quelli sono sotto gli occhi di tutti. Il governo ha una linea unica, è serio, coerente e Salvini ha partecipato con me a un evento sulla ricostruzione in Ucraina che ho organizzato all’Eur solo pochi giorni fa».
L’avrà obbligato.
«Al contrario, è venuto volentieri».
Sarebbe venuto volentieri anche Berlusconi?
«Berlusconi è deluso da Putin. Ha lavorato molti anni per portare la pace e avere la Russia in Occidente e con Pratica di Mare c’era quasi riuscito. Le cose poi sono cambiate, ma lui non si è certo schierato a favore dell’invasione. Ora però lasciamolo alla sua convalescenza».
Come sta il presidente?
«Attivo. Parla, discute, vuole essere presente, non riesce a disinteressarsi dei problemi del partito. Nessun altro avrebbe fatto il video che ha fatto lui».
Non sarebbe stato meglio risparmiarglielo?
«Ci teneva. Lo ha fatto. È un grande leader».
Ministro, perché il governo non vuole usare i soldi del Pnrr per i rifornimenti militari?
«Perché servono per raggiungere altri obiettivi. Ma valuteremo ogni possibilità».
Il comandante della Wagner, Evegenij Prigozhin ha definito il presidente russo – letteralmente – uno stronzo. Poi ha fatto lo stesso con Gerasimov, il capo delle forze armate.
«È la dimostrazione della grande difficoltà dell’esercito di Mosca. Un esercito che non era quello che credevamo tutti. Al netto del linguaggio volgare usato da Prigozhin, queste tensioni dimostrano che le truppe russe sono disorganizzate e demotivate. Al contrario di quelle ucraine che sono motivatissime. Anche Putin dovrebbe conoscere la storia della battaglia delle Termopili, dove 300 spartani fermarono 70 mila persiani. Le motivazioni fanno la differenza».
La guerra ha indebolito lo Zar?
«Certamente. Putin è più debole, ha moltiplicato i nemici e infastidito la Cina, che non ha bisogno di conflitti ma di affari».
Cosa c’è che non va nel piano di pace di Pechino?
«Che il cessate-il-fuoco può avvenire solo quando i russi se ne andranno. Non prima. Ma, lo ripeto, ogni tentativo di pace va ascoltato».
Sono gli americani a dettare le regole di guerra per noi?
«Noi non stiamo combattendo nessuna guerra. Stiamo aiutando un Paese a difendere la propria indipendenza. Non abbiamo militari che combattono sul campo. Inviamo materiale elettrico perché la gente non muoia di freddo e poi aiuti di ogni tipo. Alimentari, finanziari e strategici, ad esempio per costruire corridoi verdi dove far passare il grano».
Ministro, lei ha paura della bomba atomica?
«Io sono convinto che non la userà nessuno. Ma dobbiamo fare comunque di tutto perché ciò non accada. Neppure per le atomiche tattiche, che scatenerebbero comunque una reazione a catena. Dubito però che Putin le userà. Finirebbe per coinvolgere anche i propri uomini. Piuttosto sono preoccupato per la centrale di Zaporizhzhia, attorno alla quale bisognerebbe creare urgentemente una zona franca».
Che cosa ha ottenuto Zelensky da questa visita italiana?
«La conferma del nostro impegno e di quello di Europa e Nato al suo fianco».
Alla fine del 2023 Russia e Ucraina saranno ancora in guerra?
«Chi lo sa. Se la Russia continua a essere così aggressiva sarà difficile arrivare alla pace».
Ministro, in Italia basta dire cose poco gradite al ministro della Difesa al concertone del primo maggio per essere allontanati dalla Fiera di Francoforte?
«Parliamo del caso Rovelli?».
Di quello.
«Rovelli è stato volgare e quello che ha detto è inaccettabile nei contenuti, nei toni e nei modi. Il caso Rovelli è Rovelli stesso. Nessuno può andare in tv a insultare un ministro».
Dunque andava punito?
«Guardi, nessuno di noi è intervenuto per chiedere provvedimenti nei suoi confronti. Certamente non io».