la Repubblica, 14 maggio 2023
Rovelli ripescato
«Non ho ricevuto alcuna pressione», assicura Ricardo Franco Levi nel ripensarci e nel rinnovare quindi l’invito a Carlo Rovelli. Quasi messo alle strette dal decorso degli eventi, visto che un po’ a sorpresa si erano ritrovati tutti d’accordo: ministri di destra e sinistra, pacifisti e non, case editrici di peso. Ovvero che la decisione di congedare il fisico e saggista dalla cerimonia di inaugurazione della Buchmesse di Francoforte del 2024 fosse sbagliata. E che quindi occorreva un ripensamento.
Levi, il commissario del governo per la partecipazione del nostro Paese come ospite d’onore alla fiera del libro tedesca, era rimasto con il cerino in mano visto che era stato lui – già portavoce di Romano Prodi quand’era capo del governo e deputato pd per sette anni – a inviare due giorni fa una mail a Rovelli comunicandogli la rimozione; lettera resa pubblica dallo scienziato, che da parte sua se l’era motivata come ritorsione contro le proprie parole dal palco del 1° maggio. Lì aveva tirato in ballo il conflitto di interessi del ministro della Difesa Guido Crosetto, consulente dell’industria militare prima della sua nomina.
Levi, che è anche presidente dell’Associazione italiana editori, dice che «l’impegno alla difesa della libertà di pensiero e di espressione» rimane tutto. Una retromarcia arrivata alla fine di una giornata nella quale si era ritrovato da solo, sconfessato anche dall’esecutivo. Proprio Crosetto aveva negato ogni pressione a Levi, sottolineando che «questa vicenda sta ottenendo molta più visibilità per la presunta censura di quanta ne avrebbe ottenuta una sua prolusione a Francoforte. Per cui sono il primo ad auspicare un ripensamento della decisionepresa». Su Rovelli, ragionava il ministro, «sono e resto disposto a confrontarmi con lui privatamente, come pure pubblicamente, in un confronto civile, rispettoso e franco».
Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si era premurato di buttare acqua sul fuoco:«Ero all’oscuro sia della partecipazione del professor Rovelli, che non conosco, sia della successiva modifica di intendimenti. Con il commissario ci siamo solo confrontati su aspetti organizzativi come la mia idea di affidare l’allestimento del padiglione ai cinque migliori giovanilaureati in architettura delle nostre università. In generale, avendo subito censure, sono contrario ad infliggerle ad altri».
Dopodiché, anche per inquadrare il contesto, il pacifismo di Rovelli non è un fatto nuovo, da giovane fu anche arrestato per renitenza allaleva. Erano gli anni delle lotte per l’obiezione di coscienza e non a caso sempre due giorni fa il Movimento nonviolento aveva annunciato il fisico come testimonial per la nuova campagna a sostegno di obiettori, disertori, renitenti alla leva di Russia, Bielorussia e Ucraina. Per loro oggi si chiede accoglienza, protezione e asilo da parte del nostro Paese. Né è un fatto nuovo che un pezzo di mondo accademico e scientifico si interessi e intervenga attorno al tema della pace, esiste anche una rete promossa dalla Conferenza dei rettori delle università italiane a cui aderiscono 71 atenei.
Dopodiché con lo scoppio della guerra in Ucraina l’argomento è diventato più sensibile che mai e la radicalità (e linearità) di Rovelli sull’argomento aveva fatto storcere qualche naso anche nel centrosinistra. Altro discorso però è la censura. Così Sandro Ruotolo, esponente della segreteria di Elly Schlein, aveva protestato subito: «Nessun problema se un ministro della Repubblica parla di sostituzione etnica. Se invece un fisico e saggista come Rovelli si permette di criticare il ministro della Difesa al concerto del 1° maggio, gliela fanno pagare cara».
E Cecilia D’Elia, capogruppo del Pd in commissione Scuola al Senato: «È molto grave per la libertà di ricerca e di pensiero che sia stato censurato». L’ex presidente del Consiglio e ora alla guida dei 5 Stelle Giuseppe Conte ha invece parlato di “censura preventiva”: «Neppure in una fiera del libro si dà spazio al libero pensiero? Neppure nel santuario del libero confronto di idee è concesso mettere in discussione il pensiero unico? Selezioniamo i nostri intellettuali in modo da essere sicuri di non offendere esponenti di governo?». Mentre il rossoverde NicolaFratoianni aveva espresso «rabbia» per una «decisione ottusa» del governo.
Di sicuro le prese di posizione di case editrici come Adelphi, Feltrinelli o Laterza hanno pesato parecchio e da qui l’esito parziale della vicenda. Ora resta da capire se Rovelli, prima ripudiato e poi ripescato, accetterà il dietrofront.