il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2023
La Russia vuole mandare i detenuti al fronte
Il giorno del giudizio per i detenuti russi arriva due volte. Cauzioni e buona condotta non garantiscono più né libertà vigilata, né riduzione della pena, racconta il quotidiano Nezavisimaya Gazeta, che ha fatto i conti in un articolo pubblicato ieri: “La libertà condizionata sta gradualmente diventando un’eccezione”.
Solo 23mila richieste di attenuazione della pena sono state accolte dai giudici russi nel 2022, l’annus horribilis dell’inizio della guerra, ma i tribunali ne hanno esaminate quasi 60mila, dicono le statistiche della Corte Suprema russa visionate dai giornalisti. Un giudizio negativo dei secondini, un’assenza di prove di buona condotta o puro arbitrio possono far sigillare per sempre un procedimento. Riescono a varcare la soglia della cella meno del 40% dei richiedenti: è record di niet e respingimenti se si paragonano le cifre degli ultimi 20 anni. Se nel 2010 la metà delle richieste veniva accolta, nel 2004 addirittura il 90% dei detenuti otteneva luce verde. Se non concesse, le domande di rilascio vengono dimenticate o trasferite ad altri organi competenti per allungare l’odissea giudiziaria. “I tribunali sembra che semplicemente non vogliano mostrare umanità” scrivono i reporter, che analizzano anche un’altra tendenza in corso: “Di fronte a smentite ingiuste e irragionevoli, le persone gradualmente smettono di richiedere”.
Le carceri russe sono state immerse de facto nel sistema militare: diventate potenziali caserme, sono diventate il bacino di reclutamento privilegiato di man-power da quando Evgeny Prigozhin ha avviato il suo “tour” nelle prigioni della Federazione e degli ex Stan sovietici. Compromessi due volte nella loro libertà, forzati da scelte a corto raggio, i detenuti ora hanno un solo modo di uscire davvero di galera: andare a combattere in Ucraina. Ottengono la grazia e la libertà se riescono a sopravvivere sei mesi al fronte.
L’arruolamento e la mobilitazione dei condannati cominciano a far parte dei tratti essenziali del sistema carcerario russo. Indossare la divisa dei mercenari è la via ancora più nefasta delle punizioni ricevute che molti prigionieri hanno scelto, ma quando perdono la vita sul campo, raramente qualcuno li conta. Nessuno sa quanti degli stimati 30mila morti della compagnia Wagner siano ex condannati, ma, secondo il portavoce della Casa Bianca John Kirby, a Bakhmut il 90% dei combattenti uccisi era composto da galeotti.
Più leggi severe, più condanne, più detenuti. Pene ancora più rigide non solo per gli “agenti stranieri”, ma anche per chi li aiuta o favorisce, attori secondari che – anche non intenzionalmente – offrono supporto: lo dice un nuovo emendamento del ministero della Giustizia di Mosca diffuso dalla Tass.