La Stampa, 13 maggio 2023
Murgia presenta la sua queer family
«La queerness familiare è una cosa che esiste e raccontarla è una necessità sempre più politica, con un governo fascista che per le famiglie non riconosce altro modello che il suo». Michela Murgia su Instagram aggiunge un tassello al diario social di questi giorni sulla sua malattia e sul modo di affrontarla con il sostegno della sua queer family. Racconta l’usanza sarda di utilizzare i termini «sa sposa/su sposu» riferiti a rapporti che con il fidanzamento non hanno nulla a che fare, così come col genere o l’età. «Nella queer family che vivo non c’è nessuno che non si sia sentito rivolgere il termine sposo/sposa in questi anni. Dopo lo sconcerto dei non sardi, ha vinto l’evidenza: l’elezione amorosa va mantenuta primaria, perché nella famiglia cosiddetta tradizionale i sentimenti sono vincolati ai ruoli, mentre nella queer family è esattamente il contrario: i ruoli sono maschere che i sentimenti indossano quando e se servono, altrimenti meglio mai». Insomma, sostiene la scrittrice, «usare categorie del linguaggio alternative permette inclusione, supera la performance dei titoli legali, limita dinamiche di possesso, moltiplica le energie amorose e le fa fluire». —