la Repubblica, 13 maggio 2023
Biografia di Gianmarco Chiocci
Il Corriere dell’Umbria ha dedicato un affettuoso ritratto a Francobaldo Chiocci, 92 anni. Nei Settanta fu inviato speciale de Il Tempo e de Il Giornale. La foto al centro della pagina lo raffigura con una sorridentissima Giorgia Meloni. Ora suo figlio, Gianmarco, 59 anni, sarà il prossimo direttore del Tg1. Per la prima volta sulla tolda di comando dell’ammiraglia Rai sventolerà il drappo della destra: Tele-Giorgia. Non era mai successo. Certo, obietterete, c’era stato l’esperimento di Tele-Silvio, ai tempi di Augusto Minzolini, ma quella era la dismisura proprietaria del berlusconismo, mentre qui si dispiega l’ingresso nel salotto buono dei cuori neri. Chiocci senior scrisse una biografia su donna Rachele, Chiocci junior, da direttore del Tempo, sparò in prima pagina “Mussolini uomo dell’anno”.
Si saldano molteplici interessi. L’attuale direttore dell’agenzia di stampa AdnKronos è la congiunzione di un mondo che mette d’accordo Antonio Angelucci e Luigi Bisignani, Pippo Marra e Denis Verdini, fino ad arrivare a Gianni Letta: si realizza così l’improvviso trionfo del generone romano, fatto di nostalgici, palazzinari, vecchie contesse. Angelucci ha appena acquistato Il Giornale, per farlo meloniano. Pijamose Viale Mazzini, è la parola d’ordine.
Chiocci viene dalla cronaca giudiziaria. Cronista d’assalto, per autodefinizione “controcorrente”, adesso è chiamato a condurre un tg governativo («il mio editore è la Dc», diceva Vespa), che nei giorni di bonaccia apre le sue edizioni col Papa, il Quirinale, «le liti tra i partiti». Non esattamente lo stile di uno che vanta una predilezione per gli scandali immobiliari. Fu sua la pubblicazione nel 1995 sul Giornale diretto da Vittorio Feltri del bollettino di pagamento dell’affitto da poche lire in una casa di un ente previdenziale che costrinse al trasloco Massimo D’Alema; nel 2010 seguì l’inchiesta sulla casa di Montecarlo, che costò la carriera a Gianfranco Fini che proprio in quel momento stava per spodestare il Cavaliere; Silvio Berlusconi allora lo convocò ad Arcore, volle conoscerlo, gli offrì sostegno e aiuto, Chiocci ha sempre raccontato che declinò ogni aiutino improprio.
Erano notizie, naturalmente, ma perseguite con un approccio selettivo, diciamo. E infatti ha scritto un libro con Vincenzo Canterini, l’ex capo dei celerini al famigerato G8 di Genova e sulla strage di Bologna ha sostenuto, anche ad Atreju, la tesi della pista palestinese tanto cara alla destra ex missina, nel tentativo interessato – ma sempre smentito dalle sentenze e persino da un dossier del Sismi - di scagionare gli ex Nar Francesco Mambro e Giusva Fioravanti. Poi c’è stato l’inciampo su Massimo Carminati.
L’ex terrorista nero dei Nar aveva messo le mani su Roma, come rivelarono le copertine in solitudine su Mafia Capitale dell’Espresso, mentre Chiocci lo incontrava. Venne sospettato di favoreggiamento. Salvatore Buzzi aveva rivelato a Carminati, in un’auto imbottita di cimici, che proprio Chiocci gli aveva confidato che c’era un’inchiesta a suo carico. Davanti ai magistrati negò. Ammise che Buzzi, che gli era stato presentato da Alemanno come «una brava persona», voleva sì notizie, ma «non sono stato certo io a dargliele». Con Carminati si erano visti nello studio dell’avvocato di quest’ultimo, «ma per un’intervista e un libro », che poi non si fecero. L’affaire finì con un proscioglimento.
La moglie, Alessandra Frigo, è autrice a La 7. Hanno tre figli, un altro Chiocci l’ha avuto da una precedente relazione. Al Giornale era compagno di stanza di Mario Sechi, l’attuale portavoce di palazzo Chigi, tutto in questa storia torna. Ha radici nobiliari, ma gli amici dicono che è un patrizio accogliente. Per loro è quello col nodone grosso della cravatta, l’eleganza “fascio chic”, il laziale che ad ogni sconfitta della Roma spara meme beffardi su whatsapp. Lui li intrattiene raccontando di quella volta che Claudio Lotito si addormentò sul divano del suo ufficio al Tempo. È stato lui a lanciare il vignettista Osho che oggi è abbonato ad ogni convention di Fratelli d’Italia. Al party per i suoi 50 anni, in una chiesa sconsacrata di proprietà di famiglia in via dei Coronari, c’era mezza Roma, anche Aldo Biscardi. Ogni anno invita ad ammirare la festa dei ceri dai balconi della sua magione in piazza Grande, a Gubbio.
Se gli chiedete chi sono i suoi amici dice Belpietro e Sansonetti, Salvini e Abodi, Piantedosi e Pisani, Cairo e Mori. La verità è che è molto più trasversale di quel che si potrebbe supporre. E del resto non si diventa direttore del Tg1 senza un sostegno esterno al proprio mondo. Non ininfluente è la spintarella di Giuseppe Conte. Il “compagno” Conte ha pranzato di recente con lui, «è proprio bravo», ha fatto trapelare. il Pd non ha detto una parola finora e sembra acconciarsi alla nomina. Chiocci insomma coltiva la sua rete, ma quella con Conte viene da lontano: l’Adn-Kronos seguì più di tutti l’ascesa al potere dei grillini, diventando l’agenzia di riferimento, tanto che organizzò il primo forum col nuovo premier. Al Tg1 lo aspettano. Un amico gli ha detto: «Giamma’, ai colleghi sto dicendo che sei molto affettuoso ». E Chiocci: «Sì, ma così mi rovini la reputazione».