Corriere della Sera, 13 maggio 2023
Laetitia Casta non si vergogna mai
Spiluccando patatine fritte al bar di un grande albergo parigino, Laetitia Casta parla – in francese e italiano – di Caraibi, sogni, musica classica, figli e del marito Louis Garrel.
In questi giorni la si vede ovunque, bellissima, in costume da bagno. È un ritorno alle origini di modella?
«Ho cominciato così, mi hanno notato in spiaggia e ho cominciato 14enne. Adesso ho 45 anni e quattro figli, è una cosa che mi diverte molto. Ci vuole anche un po’ di humour nella vita. Poi ho adorato lavorare per Calzedonia, ho sentito molto entusiasmo».
Dove avete scattato le foto?
«A Saint-Martin, nei Caraibi, perché era inverno e bisognava trovare un posto dove ci fosse il sole. È solo un’immagine, abbiamo fatto tutto in due giorni di lavoro, ma è bello provare a fare un po’ sognare».
Le piace di più fare la modella, l’attrice a teatro o al cinema?
«Non ho preferenze. Sono sempre io, e anche quando poso per le foto, recito un personaggio e provo a esprimere qualcosa. Altrimenti sembri un pesce morto. Non ho mai smesso di fare la modella, alternando grandi maison del lusso a marchi più accessibili, cosa che mi piace molto. Io non ho origini agiate, la mia famiglia era semplice. Ma non ho mai rinnegato i miei esordi da modella».
Perché avrebbe dovuto?
«Non sa quante colleghe cercano di nascondere un passato che giudicano sconveniente, come se fare la modella togliesse credibilità al lavoro di attrice. L’ho sentito sulla mia pelle, il mondo del cinema è pieno di gente che crede di essere intellettualmente aperta ma è priva di immaginazione. Io sono piena di gratitudine invece per i tanti che hanno creduto nel mio talento. È stato un cammino lungo e faticoso, ringrazio chi mi ha aiutato».
Che cosa pensa delle critiche all’immagine della donna nelle pubblicità?
«Perché, vuole mettermi il velo?».
Ci mancherebbe.
«Sono una donna libera, faccio quello che voglio, anche la pubblicità a un bellissimo costume da bagno. Le donne possono fare tutto quello che desiderano, l’unica condizione è che siano loro a deciderlo. A me piace farmi trovare dove non mi si aspetta. Posso farmi vedere in costume ai Caraibi, e poi vestita in modo austero a teatro nella parte della pianista Clara Haskil».
È un monologo che porterà a Spoleto il 30 giugno e il 1° luglio. Perché ha scelto di portare in scena la grande interprete di Mozart?
«La sua storia mi commuove, è stata una bambina prodigio alle prese con la durezza della disciplina e con la malattia. Sono sola in scena, mi sono serviti nove mesi per imparare tutto il copione, come una gravidanza. In generale ho sempre scelto lavori che mi facciano crescere e imparare».
Che cosa dicono i suoi quattro figli, che hanno 21, 16, 13 e 2 anni?
«Penso sempre al loro giudizio. Faccio le cose per me, ma poi prima di entrare in scena mi viene il panico perché ho paura di deludere loro, più che i critici».
Come comunicate in famiglia con figli dalle età così diverse?
«Cercando di tenere conto dei loro bisogni. In casa nostra si parla molto, con i figli al centro. In questo forse siamo un po’italiani».
E suo marito, Louis Garrel?
«Non lo coinvolgo molto nelle mie scelte artistiche perché solo io posso sapere che cosa mi interessa, e che cosa quindi può interessare il pubblico. Lui non c’entra. È una questione di vibrazioni più che di carriera. Contano solo l’onestà e la sincerità».
Ogni tanto parlando lei passa all’italiano. Perché l’Italia è così importante per lei?
«È qualcosa legato alle mie radici, alla mia bisnonna, e forse anche al mio carattere. Sono contenta di quel primo Sanremo (1999), mi ha dato l’opportunità di fare tante cose in Italia. Come Una giornata particolare di Ettore Scola a teatro».
E le tensioni di questi giorni tra Francia e Italia?
«Bisognerebbe smetterla con l’aggressività. Certo, che la Francia si metta a fare la morale all’Italia… Di solito, quando si parla degli altri in realtà si parla di sé».