Avvenire, 12 maggio 2023
Biografia di Anne Revere
Anne Revere, attrice teatrale e cinematografica statunitense, vinse un’ Oscar nel 1945, quando aveva una quarantina d’anni, come attrice secondaria in un film come Gran Premio, che tutti i bambini di più generazioni hanno visto, insieme a Torna a casa Lassie, interpretati da due ragazzini della scuderia della Mgm che ebbero una grande carriera, Mickey Rooney ed Elizabeth Taylor. Il suo era un cognome prezioso, perché era una pronipote di quel Paul Revere eroe dell’indipendenza americana – quello della famosissima cavalcata notturna per avvertire i capi della rivolta dello sbarco inglese... Fu molto attiva nel Partito comunista americano degli anni Trenta.
Allieva di due allievi di Stanislavskij americanizzati, la Ouspenskaya (bravissima attrice) e Boleslawski (regista molto mediocre), era stata a Broadway tra le applaudite interpreti di La calunnia di Lillian Hellman, la grande commediografa pure lei comunista, sposata al geniale giallista e comunista Dashiell Hammet. Per il cinema “specializzarono” la Revere in ruoli di madre salda coraggiosa comprensiva, e tra i suoi “figli” cinematografici ci sono stati Gregory Peck, John Garfield, Jennifer Jones, Montgomery Clift... Forse il suo ruolo migliore fu quello che le affidò nel 1947 Elia Kazan (altro comunista degli anni Trenta che però cedette ai ricatti del maccartismo) in Barriera invisibile, dove sostiene un figlio giornalista che si finge ebreo per investigare sull’antisemitismo negli Usa, due anni dopo la fine della guerra, due anni dopo Auschwitz. Fu forse John Garfield, suo figlio in Anima e corpo di Robert Rossen, un film bellissimo sul mondo della boxe, la vittima più illustre e più tragica del maccartismo nel mondo del cinema... Anne Revere non era entusiasta di far sempre la madre saggia e affettuosa, ma quando rifiutò di collaborare con la Commissione McCarthy per le “attività antiamericane” se non fece la fame fu però a lungo disoccupata, e controllata. Si legga la sua storia e quella delle tante vittime hollywoodiane di McCarthy in un bel libro Feltrinelli degli anni ottanta, Lista nera a Hollywood di Giuliana Muscio. La sua “riabilitazione” arrivò un po’ tardi, quando aveva già un’età avanzata e non era più in gran forma (è morta a 82 anni nel 1990), e pochi oggi la ricordano, ma fu per tanti l’esempio cinematografico e reale di una donna coraggiosa e determinata, e, come si diceva un tempo, in molti sensi “una vera compagna”