Il Messaggero, 12 maggio 2023
Biografia di Andrea De Gennaro
Un generale «operativo». Uno che racconta chi con lui ha lavorato gomito a gomito «ha sempre preferito l’azione alla scrivania». Ma che quando si è trovato a ricoprire ruoli di responsabilità (molti, negli ultimi anni) ha sempre dimostrato «la stoffa del civil servant». È una carriera lunga una vita quella nella guardia di Finanza di Andrea De Gennaro, prossimo comandante generale delle Fiamme gialle (la nomina verrà ufficializzata al prossimo cdm, ma l’accordo c’è).
IL CURRICULUM
Romano (e romanista), De Gennaro è il fratello minore di Gianni, ex capo della polizia e del Dis. Sessantaquattro anni, 45 dei quali passati in Finanza, cominciò nel 1978, con un biennio di applicazione per Ufficiali in Accademia. Fino a vedersi assegnare l’incarico di comandante in seconda delle Fiamme gialle lo scorso novembre. In mezzo, un percorso costellato di decine di ruoli "pesanti" in giro per l’Italia: prima al nucleo centrale di polizia tributaria di Roma, poi alla guida del comando provinciale di Bergamo, il primo da lui diretto. Per approdare, dal 2001 al 2004, a quella del nucleo regionale di polizia tributaria di Firenze. In quello stesso anno torna a Roma, al comando generale: prima come comandante dell’ufficio operazioni, poi a come capo delle relazioni esterne. Non ci resterà molto: nel 2008 infatti, De Gennaro passa a guidare il comando provinciale della Capitale. È lui a dare gli ordini quando due anni dopo i finanzieri scoperchiano un tentativo di infiltrazione della camorra su cantieri e alberghi di Roma e del Lazio, sequestrando beni per mezzo miliardo di euro.
Tre anni più tardi, è sempre De Gennaro da direttore centrale dei servizi antidroga al Viminale a dirigere l’operazione che infligge un duro colpo al narcotraffico organizzato: l’arresto del «broker» della droga Roberto Pannunzi, massimo referente della ndrangheta per la vendita di migliaia di chili cocaina dalla Colombia: «Otto transazioni su dieci passavano da lui», spiegò all’epoca De Gennaro. Nel 2014 arriva la nomina a comandante regionale della Toscana. Dove in molti, oltre che per la professionalità, ancora lo ricordano per il lato umano: «Tifosissimo della Roma, assistemmo insieme davanti alla tv al ko del 1-7 col Bayern all’Olimpico: per lui fu un duro colpo», sorride un collega. E poi le vacanze sulla spiaggia di Gaeta, con la moglie e i figli (tre), e quel «diamoci del tu» con cui «ti faceva subito sentire a tuo agio». Un’abitudine, raccontano, mai venuta meno: neanche con l’arrivo al vertice dei reparti speciali (quelli da cui dipende il servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata) e dell’Aeronavale, nel 2017. Poi la guida interregionale dell’Italia meridionale. Fino al ritorno al comando centrale, da numero due. E, sei mesi dopo, l’avvicendamento con Giuseppe Zafarana.