Corriere della Sera, 12 maggio 2023
Il pensionato che fa da spalla a Fiorello
«Vuole intervistare me? Ma io cosa posso dire, sono un vecchietto di 83 anni...». Ruggiero Del Vecchio ancora fatica a credere alla sorpresa che il destino gli ha riservato, ormai dieci anni fa. Era in un bar, per fare colazione. Una mattina come tante che però ha cambiato tutto, perché in quel bar ha conosciuto lui, Rosario Fiorello. «Abbiamo iniziato a parlare. A un certo punto mi ha detto, Ruggiero che ci canti? E ho intonato Na gita a li castelli. Lì l’ho conquistato».
Le ha quindi chiesto di tornare al bar?
«No, ci sono tornato io. Di Rosario ero un fan. Guardavo Stasera pago io: lui è bravo in tutto e sa fare tutto. Ma adesso per me è diventato uno di famiglia, gli voglio bene: è dieci anni che ci frequentiamo. Lo considero un figlio».
Oggi lei è uno dei volti fissi di «Viva Rai 2».
Ride. «Non lo avrei mai, mai potuto immaginare... e invece... ho fatto Edicola Fiore e poi questa esperienza che per me è incredibile».
La gente la ferma per strada, le chiedono selfie, autografi. Che effetto fa?
«Ogni volta non ci credo. Mi hanno fatto tre quadri, sono rimasto sbalordito. Quando mi fermano i bambini mi emoziono: li abbraccio, sono i miei nipoti. Ma non sono famoso e rimango scettico quando mi chiedono l’autografo. Io non sono nessuno».
Eppure ha cantato con Morandi, Jovanotti. E solamente nell’ultima settimana.
«È incredibile. Come quando sono andato a Sanremo. La musica mi piace da sempre».
Invece ha fatto il sarto, per tutta la vita.
«Sono di Margherita di Savoia e ho iniziato a fare il sarto a 12 anni. In sartoria eravamo quattro o cinque maschietti, più le donne. Per entrare a farne parte mi sono dovuto portare la sedia da casa: non c’era posto. Me la sono caricata sulle spalle e ho iniziato».
Come mai proprio il sarto?
«I miei genitori mi avevano detto che dovevo lavorare. Mio fratello aveva iniziato a fare il barbiere, io il sarto. Adesso non lo faccio più, mi diletto a fare le riparazioni a figli, nipoti e a Rosario: se ha bisogno di me sono sempre disponibile. Fargli un orlo per me è una passeggiata».
È riuscito ad aprire anche una sua sartoria.
«Sì, a Roma. Mia madre mi disse quando avevo 16 anni: “Vai figlio mio, vai a farti strada”. Sono partito il mese di aprile e a maggio lei è morta. Il mio lavoro mi ha dato molte soddisfazioni: mi ha permesso di comprarmi un negozio e un appartamento. Lavoravo dalle cinque alle dieci di sera... poi mia moglie è venuta a mancare, ci sono stati dei problemi e l’ho chiusa».
C’è chi va in pensione e chi inizia a lavorare in tv.
«E spero di continuare, fino a che il padre eterno mi darà la salute. Mi diverto: ogni mattina metto la sveglia alle quattro, faccio mezz’ora di macchina e arrivo in via Asiago. Poi sono a disposizione, se hanno bisogno di me ci sono. Si improvvisa».
Avrebbe mai voluto fare il cantante?
«Magari, mi sarebbe piaciuto. Ma non avevo la possibilità... in sartoria cantavo, ma non è che potessi fare scuola di canto. Dovevo lavorare. Ma fin da ragazzino ho sempre cantato: le canzoni me le imparavo la mattina o la sera quando andavo a dormire. I testi li ricordo ancora tutti».
La sua preferita?
«Giamaica di Consolini. E amavo Claudio Villa. Andare a Sanremo per me è stato il massimo: da ragazzo lo ascoltavo con un orecchio vicino alla radio per non svegliare i miei genitori visto che dormivamo tutti in una stanza».
La sua storia dice che le cose belle possono accadere quando meno ce lo si aspetta.
«Tutto è successo perché ho conosciuto Rosario, altrimenti Ruggiero stava lì con i suoi sogni nel cassetto. Invece sono riuscito a fare cose che mai avrei immaginato. C’è mia sorella, in Puglia, che ogni mattina si mette davanti alla tv per vedermi. E piange sempre. I miei nipoti mi guardano prima di andare a scuola e mi mandano messaggini... E c’è un’altra cosa».
Dica.
«Rosario mi ha dato la possibilità di trovarmi degli amici. Il gruppo che si è creato è forte: seguiamo Rosario quando fa i suoi spettacoli. Ci vediamo tutti i giorni».
Tranne sabato e domenica.
«No, no. Anche sabato e domenica, pure con Rosario. Solamente andiamo in un altro bar. Rosario è una grande persona: ha un cuore buono».