la Repubblica, 11 maggio 2023
L’ultimo Balzac
Bisogna essere grati alle edizioni elliot per avere avuto l’eccellente idea di ripubblicare, dopo settant’anni di assenza dalle librerie, Il rovescio della storia contemporanea di Honoré de Balzac nella vecchia ma sempre piacevole traduzione di Maria Ortiz, perché vi possiamo cogliere la forza magnetica del grande scrittore allo stato puro.
Incalzato dai debiti, spossato dalla fatica di scrivere senza sosta, Balzac non si preoccupa infatti di dotare questo suo romanzo del 1848, che — ancora non lo sa — sarà l’ultimo a mandare sotto i torchi due anni prima di morire, né di una vera e propria architettura narrativa, né di una delle grandi passioni — l’ambizione, l’eros, la cupidigia, la volontà di rivalsa — che muovono La commedia umana , né tanto meno di un eroe o di una eroina in grado di sedurci. Il protagonista è infatti uno scialbo trentenne che, vittima della propria inettitudine, ha sperperato il suo patrimonio e si vede costretto a fare i conti con il fallimento e la solitudine affettiva. Finito in una austera dimora trasformata in pensione e situata a rue Chanoinesse, una strada solitaria a ridosso di Notre-Dame, egli troverà nella curiosità la spinta necessaria per riprendersi ed iniziare una inchiesta destinata a cambiare nel profondo la sua vita.
Chi è infatti la proprietaria — una signora sessantenne che porta le tracce di una antica bellezza — e chi sono i suoi quattro anziani pensionati che condividono con lei delle abitudini monastiche e si riuniscono in misteriosi conciliaboli? È quello che Godefroi scoprirà in unainchiesta scandita in due tempi —Madame de la Chanterie eL’iniziato — nel corso della quale verrà a conoscenza della vera identità dei suoi cinque coinquilini. Raccontate in successione, le loro storie costituiscono altrettante tappe del viaggio iniziatico che consentirà al protagonista e a noi lettori di scoprire Il rovescio della storia contemporanea , vale a dire quel “senso nascosto”, quelle dinamiche occulte che si celano dietro le quinte della vita pubblica come di quella privata. E sebbene il titolo potrebbe perfettamente calzare a tutta La commedia umana , forse mai come in questo romanzo esso rinvia al cuore dell’immaginario di Balzac per il quale il vero potere è sempre occulto, regna sovrano grazie al mistero e ha nelle società segrete i suoi strumenti più efficaci.
Nella sua appassionante introduzione Marco Cicala mostra bene come, pur iscrivendosi in una lunga tradizione, le teorie misteriosofiche del grande romanziere trovino riscontro nella Francia a lui contemporanea nelle metamorfosi di un potere sempre uguale a se stesso che ha saputo cavalcare la drammatica alternanza di regimi politici — la Rivoluzione, l’Impero, la Restaurazione, la monarchia di Luigi Filippo — portando a una proliferazione di complotti, omertà e associazioni segrete di segno diverso ma dagli esiti ugualmente criminali.
Tutti e cinque gli abitanti di rue Chanoinesse sono stati vittime degli ingranaggi spietati della storia e delle leggi feroci del trionfante capitalismo borghese, ed hanno sublimato il loro dolore dando vita a una società segreta — i Fratelli della Consolazione — che ha come obiettivo l’esercizio della carità cristiana predicata da San Paolo. Dopo avere raccontato in migliaia di pagine della Commedia umana le strategie vincenti del male di cui il personaggio di Vautrin è l’incarnazione più geniale, Balzac, come osserva Cicala, si misura in questo suo ultimo romanzo con una delle sfide più difficili della sua carriera: fare della virtù una avventura appassionante.
Se lo scrittore ne esce vincente è perché i suoi cinque cospiratori sono mossi dalla convinzione che per «mettere fine alla cospirazione permanente del male bisogna che la virtù diventi sapiente come il vizio» e ne adotti l’astuzia e i travestimenti, agendo nel più assoluto segreto. È «una scienza della vita» che Godefroi impara per gradi nel corso della sua iniziazione e che il lettore scopre al suo seguito penetrando, di storia in storia, in un mondo parallelo dove la miseria può mascherare i sentimenti più sublimi e dove la religione regna salvifica.
Inutile chiedersi fino a che punto Balzac, monarchico e cattolico per credo politico e dalla vita tutt’altro che santa, condivida la fede mistica dei cinque fratelli della Consolazione. Anche se in una lettera famosa a Madame Hanska aveva dichiarato: «Sono di religione cattolica e davanti a Dio... appartengo a quella di San Giovanni, la sola che abbia conservato la vera dottrina», ciò che conta nel Rovescio della storia contemporanea non sono le convinzioni personali dello scrittore ma la forza visionaria con cui a dispetto di tutte le nostre reticenze, ci coinvolge in un complotto dove la carità cristiana può sola rimarginare le ferite della storia.
Ed è difficile non commuoversi fino alle lacrime leggendo la pagina conclusiva del romanzo in cui, dopo avere strappato alla povertà e alla disperazione il giudice che aveva condannato a morte sua figlia, Madame de la Chanterie, guida mistica della confraternita, troverà la forza di dirgli: «Per Luigi XVI e Maria Antonietta, che vedo sul patibolo, per la principessa Elisabetta, per mia figlia, per voi, per Gesù,io vi perdono».