la Repubblica, 11 maggio 2023
Una giornata con Giacomo Possamai
La scintilla si è accesa nel porta a porta di Philadelphia. Autunno 2012, seconda elezione di Obama. Un mese da volontari, zaino in spalla. Giacomo Possamai aveva 22 anni, Giovanni Diamanti, 23. «Bisognava mobilitare le minoranze, invitare gli afro americani al voto, così siamo partiti insieme, io e Giovanni», ricorda Possamai. «È stata una signora scuola, che sta venendo utilissima adesso, visti i nostri tassi di astensionismo». Vicenza, la loro città, domenica va al voto, e il ragazzo Possamai, pd non schleiniano (ha votato Bonaccini alle primarie), è il candidato sindaco del centrosinistra. Un figlio del partito di 33 anni, che fin qui ha saputo parlare ai giovani. Teatri pieni. Un comitato elettorale popolato di trentenni.
Giovanni Diamanti, l’esperto di comunicazione di Sala, De Luca, Zingaretti, Nardella e Gualtieri, lo accompagna anche stavolta, ma con un ruolo politico: coordinatore della lista civica Possamai. Sessantasette anni in due, i dioscuri scutano i sondaggi e confidano di arrivare al ballottaggio per giocarsi poi il tutto per tutto al secondo turno, come è avvenuto un mese fa a Udine. L’avversario è la destra del sindaco uscente Carlo Rucco, 48 anni, avvocato, che si definisce «civico»: un ex An avvicinatosi alla Lega. E infatti Giorgia Meloni non lo sente suo, venerdì sarà a Brescia, qui domani a chiudere la campagna elettorale manderà il fido Giovanni Donzelli. Possamai ha dietro di sé il Pd, la sinistra, il terzo polo, l’ex vicesindaco di Rucco, Matteo Tosetto, liberal di Forza Italia, che ruppe col suo mondo perché favorevole al governo Draghi. I Cinquestelle corrono da soli. Possamai può contare su sei liste, Rucco su quattro. Vincere non sarà facile, ma nemmeno impossibile, nonostante il vento sovranista.
I quartieri di Vicenza si chiamano San Lazzaro, San Bortolo, Sant’Andrea. «Non è vero che la gente è rassegnata, o indifferente alla politica», dice Possamai. «Ho girato molti bar. Vado lì, introduco brevemente, e poi ascolto. I cittadini sentono che una buona amministrazione può ancora cambiare il corso delle cose. L’Alta Velocità che taglia la città è una grossa spina. Sono andato nelle scuole e lì la prima domanda è sempre sull’ambiente, le polveri sottili. Io racconto che Rucco ha realizzato solo cinque chilometri di piste ciclabili, contro i 28 delle precedenti giunte di centrosinistra di Achille Variati. La seconda domanda che ti fanno gli studenti è sullo psicologo. C’è un disagio inesplorato. Chiedono di fare come a Mantova, dove il Comune ha attivato lo psicologo comunale. Il Covid ha lasciato più scorie di quanto immagiamo negli adolescenti». Pensi che Vicenza, 110mila abitanti, non abbia particolari problemi. Invece prevalgono le contraddizioni. Grande qualità della vita, ma è anche una delle città più inquinate d’Europa. Ricchissima, ma il saldo tra i giovani nella fascia 18-34 anni che arrivano e quelli che emigrano è negativo. La classificheresti filo- leghista, come buona parte del Veneto, ma anche questo non è vero. È moderata. Qui il doroteismo di Mariano Rumor non si è vo lto integralmente a destra. Vicenza è cattolica. L’essere cattolici ha ancora il suo peso, ed è un elemento della complessità. Così il Comune è sempre stato contendibile, infatti vive di alternanza tra i poli.
Possamai è di un’ambizione educata. È cresciuto in una famiglia numerosa, il primo di sei figli: la mamma, Valeria, è professoressa di Lettere al liceo, i fratelli e i loro amicisono in campo per Giacomo. Ce la farà? Il giorno dell’avvio della campagna elettorale il Teatro comunale, mille posti, è andato esaurito, e in seicento, molti con le magliette rosse e la scritta “Ora il futuro”, sono rimasti fuori. «Un pienone che nemmeno al Renzi degli inizi», sottolineaDiamanti. Giacomo e Giovanni sono amici da sempre. Lo erano già i loro padri, Paolo Possamai, direttore di giornali (Nuova Venezia , Piccolo , Mattino di Padova ), e Ilvo Diamanti, il politologo che da più di vent’anni radiografa la società italiana su Repubblica : si erano conosciuti ai tempi di un piccolo quotidiano di battaglia, La Nuova Vicenza .
Giacomo e Giovanni hanno frequentato entrambi il liceo Pigafetta, Giacomo nativo Pd, Giovanni allora stava con Rifondazione, Giacomo è sempre vestito bene, Diamanti reca con sé l’aria da scienziato della politica, poi la domenica vanno in curva al Menti a tifare biancorosso.
Il maestro di Possamai è stato Enrico Letta. «Lo seguii a Roma quando era premier, mi ripeteva sempre: laureati, e trovati anche un lavoro, perché la politica non è tutto. Mi ha insegnato a studiare i dossier, prima di parlarne. L’ho ascoltato e così mi sono laureato in legge, ma a 23 anni ero già in consiglio comunale, e alle ultime regionali ho preso 11,500 voti, più di tutti. Ora sono capogruppo».
È una storia che ricorda quella di Damiano Tommasi a Verona. E infatti Giacomo ha giocato a calcio col sindaco ex Roma, c’era anche Stefan Schwoch, l’ex bomber che oggi fa il bancario. Come Tommasi corre senza appoggi nazionali, («non nazionalizzare», è la parola d’ordine) e Giovanni Diamanti, un anno fa, è stato, con la portavoce Patrizia Adami, la mente della campagna che ha portato alla vittoria dell’ex calciatore. Ma sono, a ben vedere, due partite diverse, perché dissimili le città. I ragazzi con le magliette rosse sperano però che il lieto fine sia lo stesso.