La Stampa, 11 maggio 2023
Le tazze modello Franzoni
Si può ridere di tutto? Io adesso non vorrei rispondere alle grandi domande filosofiche che l’era del politicamente corretto ci pone parlando di piatti di ceramica, ma è anche vero che la realtà è ultimamente piuttosto scadente. Vi anticipo che questa è una polemica che c’è già stata, oramai siamo arrivati a riciclare pure le risse social. In breve: un’azienda che si chiama “Piattini d’avanguardia” che produce tazze, tazzine e piatti di ceramica dipinti con frasi spiritose, ha postato ieri sul proprio profilo Instagram una tazza, tazza che suppongo essere dedicata alla mamma visto l’imminente festa, tazza su cui c’è scritto: “Un po’ la Franzoni la capisco”. È scritta con una calligrafia leziosa, come tutti i loro oggetti. È di pessimo gusto? Sì. Si possono fare battute sui morti? Sì. Il bersaglio della frase è il piccolo Samuele Lorenzi, Annamaria Franzoni o siamo noi? Se è difficile capirlo, quella non è battuta. Questo rientra nello strizzare l’occhio all’andazzo hipsterico dei meme, delle frasi brillanti con in mezzo la cronaca nera o gli psicofarmaci però poi guai se ci toccano la salute mentale, delle gif con Franca Leosini, e infatti tra i loro prodotti c’è anche la tazza di coppia Rosa e Olindo a 50 euro.
Avrei voluto scrivere della libertà di satira, di comicità scorretta, del diritto di dire quello che si vuole, insomma avrei voluto darmi un tono, anche perché poi qui il campo d’azione rende facili le conseguenze: essendo questa un’attività commerciale, basta non comprare le tazzine se non sono gradite. Purtroppo, questo discorso a difesa della libertà di parola non posso farlo perché hanno nei commenti spiegato la battuta, e come sappiamo tutti, la prima e unica regola se volete fare gli spiritosi è: non spiegare mai le battute. E infatti ci dicono che quella non era una battuta. Questo quello che scrivono: “Qui nessuno sta scherzando su una tragedia, tantomeno sta facendo ironia. Si tratta di una riflessione, punto. Accettare un atteggiamento non un’azione. Avere crisi d’ira nei confronti di un figlio è lecito così come tante mamme si sono trovate nella situazione di aver pensato “lo uccido!”. Noi “un po’” la Franzoni la capiamo ma non giustifichiamo ciò che ha fatto. Qui nessuno vuole incitare nessuno a uccidere esseri umani. Amen”. A seguire, un commento fatto solo di hashtag: love, mum, piattinidavanguardia, ceramic, Bari, mamma, masterpiece, beautiful e via andare.
Ora, per prima cosa vorrei rassicurare tutti che nessuno ha pensato che fosse un invito a spaccare il cranio dei nostri figli con uno zoccolo perché ce lo dice un produttore di piatti di ceramica su Instagram. Ma soprattutto ci spiegano che quella non era una battuta, ci spiegano che era una riflessione sulle mamme che hanno “crisi d’ira” (termine che francamente non ho mai sentito, e sì che sono mamma e appassionata di cronaca nera) e vanno capite. Una delle perizie psichiatriche di Annamaria Franzoni è lunga 267 pagine, e se come me siete fan di Stefano Nazzi sapete che parliamo di “stato crepuscolare orientato”, una diagnosi rara, non uno scatto d’ira, non una cosa che si può comprendere. Annamaria Franzoni la sua pena l’ha scontata e vive la sua vita, forse sarebbe anche il caso di non farci su le tazzine da caffè, tra l’altro mi sembra anche poco lungimirante perchè metti caso che poi ti chiede i diritti. Annamaria Franzoni festeggerà la Festa della Mamma come tutte, e chissà cosa prova e a cosa pensa. La verità è che conoscere i fatti prima di farci le scritte spiritose e prima di doverle spiegare e di farci su la retorica dell’empatia, aiuta. La tazza costa 25 euro, se volete inserite voi una battuta sui furti e la banda Cavallero. La prossima volta suggerisco di scrivere “ho pianto troppo?”, secondo me si capisce lo stesso.