Corriere della Sera, 11 maggio 2023
Furto in casa di Sara Simeoni
Quella medaglia d’oro nel salto in alto, un pezzo di storia dello sport italiano, per lei significa anni di lavoro, allenamenti, fatica. Il punto più alto toccato in carriera. Nel 2014, quando il sondaggio per i cento anni del Coni l’ha eletta Atleta del Secolo insieme con Alberto Tomba, Sara Simeoni aveva raccontato al Corriere di Verona: «La vittoria dell’oro olimpico a Mosca fu un riscatto. Era l’atletica italiana che finalmente riusciva a dire la sua in mezzo alle potenze straniere. Facemmo contenti noi e gli altri». E ancora: «Capirono che non c’erano soltanto gli uomini. E qualcuno iniziò a investire sulle donne dello sport, tanto che cambiò pure l’abbigliamento».
Ecco perché la Signora del salto in alto, adesso, definisce un «disastro» il furto di quell’oro olimpico. E lancia un appello ai ladri che si sono intrufolati nella sua casa di Rivoli Veronese, sabato scorso, approfittando del fatto che non ci fosse nessuno e portandosi via, tra le altre cose, anche un pezzo della sua storia personale: «Mi restituiscano almeno quella medaglia. Loro non se ne potranno fare niente, non ne trarranno alcun guadagno. Per me invece ha un grande significato».
Sul furto stanno indagando i carabinieri di Caprino Veronese. I ladri hanno colpito cinque giorni fa. Simeoni, settant’anni compiuti da poco, era stata invitata a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, ospite della Walk Marathon dei Colli, dove nel tardo pomeriggio aveva presentato il suo libro, «Una vita in alto», assieme al marito ed ex allenatore Erminio Azzaro. A casa in Veneto non era rimasto nessuno, nemmeno loro figlio Roberto.
Al ritorno a Rivoli, la scoperta del furto. I ladri hanno portato via diversi oggetti di valore ma anche trofei e coppe. Si sono salvate le medaglie d’argento che Simeoni ha conquistato ai Giochi di Montreal ’76 e a quelli di Los Angeles ’84, ritrovate sotto il letto, sfilate dal loro cordino. Ma dell’oro di Mosca è rimasta soltanto la fascetta. «Una medaglia come quella significa anni di allenamenti, di sacrifici e rinunce, di scelte – dice Simeoni —. Non è semplice vincere alle Olimpiadi. È il simbolo di tante attese, significa tutto. Non avrei mai immaginato di dovermene separare».
A Mosca, Simeoni, aveva coronato le prestazioni del 1978 quando superò i due metri, arrivando a quota 2.01 per ben due volte. Già sette anni prima, peraltro, aveva sancito quel primato italiano durato per 36 anni, fino al 2007, quando a superarla è stata Antonietta Di Martino.
L’appello di Simeoni ai ladri è arrivato direttamente dal Tg1, in un collegamento con Rivoli, da dove la campionessa veronese ha raccontato del furto: «Mi hanno portato via tantissimi ricordi e vorrei almeno riavere questa medaglia, non è neanche d’oro, loro cosa se ne fanno? Per me ha un significato e un valore speciale, per loro niente».
In effetti le «medaglie d’oro» erano fatte del metallo più prezioso solo fino al 1912, da lì in avanti, su indicazioni del Comitato olimpico internazionale, sono state prodotte con almeno il 92,5% d’argento e una quantità minima d’oro, pari ad appena 6 grammi. La medaglia di Mosca, però, è l’oggetto che racchiude in sé la storia di Simeoni. Che non si nasconde e dice: «Mi è caduto il mondo addosso».