Corriere della Sera, 11 maggio 2023
Intervista a Laura Tecce
«Guardi che sono io l’ underdog (chi ha successo partendo svantaggiato, ndr )!».
Laura Tecce, 45 anni, livornese di Cecina, una laurea in Scienze della Comunicazione, rivendica di essere partita da zero e di aver fatto tanta gavetta prima di approdare a un programma con un format tutto suo: Underdog, appunto, in onda su RaiDue, alle 23.30, dal 5 giugno.
Un titolo ispirato all’espressione usata dalla premier Meloni per sé stessa. Perfetto per la nuova Rai di Meloni?
«Sì, peccato che il programma sia frutto della gestione Fuortes. Che ringrazio, come il mio direttore Antonio Di Bella e il responsabile del programma Paolo Corsini per avermi dato fiducia».
Quindi l’underdog non è Giorgia Meloni?
«Certo che l’idea mi è venuta sentendo lei. Ma il programma non fa parte di nessun nuovo corso».
Le piace la premier?
«Mi piacciono il suo coraggio e la sua coerenza. Penso che siano stati e siano la sua arma vincente. Quando è stata eletta, in molti hanno rilevato il fatto che fosse donna. Io ho notato che era davvero un underdog. Mi colpiva di più».
Ritiene che esistano ancora svantaggi nell’essere una donna?
«Noto che quando ci sono critiche, quelle contro le donne sono spesso più dure, taglienti, a volte coinvolgono l’aspetto fisico».
E lei che fa? Risponde?
«Confesso che frequento poco i social. Non sono un’apocalittica, come direbbe Umberto Eco (“Apocalittici e integrati”, ndr), ma un’analogica. E sì, a volte mi è capitato di rispondere agli hater (odiatori, ndr) e ho sbagliato. Meglio ignorarli».
Lei è salviniana?
«Macché salviniana! Io sono una giornalista. Sono arrivata a Roma, a 18 anni, da Cecina e non conoscevo nessuno. Ho cominciato come stagista a Porta a Porta: un premio riservato ai tre migliori studenti del corso. Poi tanta gavetta, fino alle tre edizioni di Onorevoli confessioni, sempre in seconda serata su RaiDue, che hanno avuto un discreto successo».
Non negherà che in Rai è impossibile, anche per i giornalisti, non essere etichettati «in quota» di qualche partito.
«Be’, io vengo anche invitata in molti programmi perché esprimo posizioni che non sono di sinistra...».
Si tiene un po’ larga...
«Diciamo che sono di destra. Ma a noi l’appartenenza viene fatta pesare di più. Quando leggo di “occupazione della Rai” mi viene da ridere. Come se lo spoils system l’avessimo inventato noi!».
Avrà Meloni ospite del suo programma?
«No, e la stupirò: i politici saranno solo un paio su venti ospiti. E non li ho ancora scelti».
Perché così pochi?
«Perché è difficile trovare tra loro un vero underdog. Intervisterò molti imprenditori, giornalisti, sportivi...».
Il primo ospite?
«Giovanni Malagò, che underdog non è, ma è un vero talento a scoprirli. E poi Marcell Jacobs».
Ama lo sport?
«Di più. Sono una sportiva: pratico da sempre il kickboxing».
Perché non ha scelto di condurre un talk? Lo ritiene un genere in declino?
«No, ma preferisco venti minuti di intervista one to one. Sono per la narrazione, non per il confronto che spesso si traduce in scontro».
Il programma dei sogni?
«Non ce l’ho. Dovrei?».