la Repubblica, 10 maggio 2023
Cinzia Spanò contro Barbareschi
«Duecentoventitré denunce non le abbiamo inventate. E chi si è esposta ha sempre corso un grande rischio, altro che pubblicità. Dica questo a Luca Barbareschi: che le sue parole sono gravissime, offensive, ignobili».
È un fiume in piena e al tempo stesso sceglie con cura ogni parola, dopo aver letto l’intervista diRepubblica al regista, Cinzia Spanò, attrice e presidente del collettivo Amleta che ha raccolto i racconti di chi è stata palpeggiata, molestata, abusata, corteggiata senza consenso sopra e dietro il palco.
Ha visto? Barbareschi sostiene che le vostre siano “molestie finte”.
«E come fa a dirlo? Ancora una volta si fa vittimizzazione secondaria e si invalidano le parole delle donne. Così si fa un danno enorme non solo a chi si è esposto ma anche a chi sta pensando di denunciare. Qualcuno dovrebbe ricordare a Barbareschi che non è Dio e che il suo percepito non è la realtà. Mi viene da pensareche false siano le sue parole».
Racconta di esserne certo perché con alcune ha lavorato.
«Le sembra un ragionamento logico? Se pure una mentisse non significa che tutte mentano. È uno stereotipo molto radicato che fa parte di un sistema che chiamiamo cultura dello stupro e che ha come obiettivo manternere intatte le architetture di potere basate sull’oppressione e sulla violenza. Le donne che abbiamo incontrato hanno elementi, prove, testimonianze a supporto di quel che denunciano. Bisognerebbe piuttosto dare la parola a queste attrici per capire cos’hanno da dire sull’esperienza vissuta in quelle occassioni».
Perché allora non fare i nomi?
«Col tempo li faremo. Più i signori Barbareschi andranno avanti a parlare, più noi continueremo a raccontare e la nostra voce diventerà sempre più grande».
Voi parlate di molestie, luisostiene che alcune “sono state approcciate malamente in maniera blanda, non cose brutte”.
«Che cosa sia una violenza e quanto grave sia lo decide chi l’ha subita, non certo chi, da esterno, fa una gerarchia di cosa sia più o meno duro».
E ancora: vi accusa di denunciare
solo per farvi pubblicità.
«Non esiste una sola attrice che dopo aver denunciato abbia visto la sua carriera decollare. Semmai è il contrario. Le attrici che si espongono lo fanno come atto di coraggio e generosità perché non accada ad altre. Vanno ringraziate, nondenigrate».
Dal vostro MeToo qualcosa è cambiato?
«In tribunale vanno avanti le denunce, lavoriamo all’introduzione del reato di molestie su tutti i luoghi di lavoro, abbiamo stilato linee guida per rendere i provini sicuri, stiamolavorando con le produzioni perché applichino i protocolli anti violenza sui set. Al contrario di quel che dice Barbareschi dove ci sono regole lavorano tutti meglio, tranne gli abuser. Il MeToo non è un momento, è un movimento. E andrà avanti».