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 2023  maggio 10 Mercoledì calendario

Intervista a Francesco Scianna

Come figlio aveva subito la personalità del padre, maschio alfa. Da padre tira fuori una ferocia rara, una rabbia che esplode senza controllo: Francesco Scianna in A casa tutti bene 2 di Gabriele Muccino, la serie su Sky e in streaming su Now, interpreta Carlo Ristuccia, un uomo che sente il peso del mondo sulle sue spalle. Ma non ascolta nessuno, fa di testa sua, in una famiglia disfunzionale (il padre, interpretato da Francesco Acquaroli, bravissimo, è morto nella prima stagione; nel cast la madre Laura Morante, i fratelli Silvia D’Amico e Simone Liberati, la moglie Laura Adriani). «È stata quasi una seduta d’analisi», racconta l’attore palermitano, 41 anni, che ha debuttato ragazzino nel film Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini che poi l’ha scelto come divo seduttore inLatin Lover. Tanti i film:Baaria di Tornatore,L’industriale di Giuliano Montaldo ,Vallanzasca di Michele Placido,Allacciate le cinture di Ferzan Ozpetek; la serieLa mafia uccide solo d’estatedi Luca Ribuoli. Ha guidato la biga nelBen Hur di Timur Bekmambetov con Morgan Freeman.
Com’è stato lavorare con Gabriele Muccino?
«Con Gabriele ho fatto un lungo percorso, abbiamo cominciato 14 anni fa, con tre cortometraggi. Nella prima stagione diA casa tutti beneCarlo affrontava il suo essere figlio in modo molto conflittuale, sia da parte di padre che di madre: lui ingombrante, lei assente. Gabriele è un regista di anime, sono cresciuto dal punto di vista attoriale e umano. È un regista che insegna a lasciarti andare, mette le ali agli attori».
È stato doloroso interpretare Carlo o è liberatorio tirare fuori quella ferocia?
«Come ha detto mio padre guardando la serie: “Ma chi è quello? È la cosa più distante da te”. È stato catartico il viaggio con questo personaggio, passare dalla condizione filiale a quella di uomo maturo che deve affrontare l’età adulta: ha liberato anche me».
Ha un padre alfa?
«No, papà è sempre stato un sognatore insieme a me, mi ha accompagnato nel mio percorso. Da Palermo a Roma a Milano, l’ho sempre avuto al mio fianco. È ingegnere elettronico, quando è venuto a vedere il mio spettacolo da regista aveva la giacca bagnata di lacrime. Detto questo, le disfunzioni, piccole o grandi, ci sono in tutte le famiglie. In qualche modo ho attinto anche al mio mondo emotivo, anche se di alcune cose non ero così consapevole».
Ha lasciato giovanissimo la famiglia e la Sicilia, com’è andata?
«Quando penso a tutto il lavoro, allo studio, agli sforzi, anche ai no ricevuti, mi fa tenerezza il Francesco ragazzino che ha fatto tutta questa strada: un viaggio bellissimo. Non sono un attore siciliano, voglio fare tutto. Ma essere siciliano mi ha arricchito».
Quando ha deciso recitare i suoi che hanno detto?
«È stato spiazzante. Non sapevano niente, sono stati evoluti e anche coraggiosi. A 18 anni aiutavano il figlio a fare la valigia».
A scuola com’era?
«Un punto di riferimento: studiavo, facevo sport anche a livelloagonistico, suonavo, facevo teatro, i professori mi vedevano come un modello. Quando mi sono dedicato solo al teatro si sono preoccupati, ero distratto, avevo problemi d’amore».
Quindi anche i seduttori soffrono?
«A 15, 16 anni, tutto ero tranne che bello e seduttore. Guardi che i belli soffrono di più, forse in modo diverso. Comunque io ho sofferto tanto per amore e ho capito che solo grazie al dolore si cresce» .
Poi si è vendicato delle più carine della scuola che non la filavano?
(Ride )«Alcune si sono fatte vive, in effetti, guarda com’è la vita. Ma sono cambiato, oggi sono un altro uomo» .
Ha lavorato con grandi registi: a chi deve dire grazie?
«La verità è che ho avuto tante fortune, stavo mollando tutto e mi chiama Cristina Comencini per Il più bel giorno della mia vita .A 19 anni girare un film con Virna Lisi, Lo Cascio, Margherita Buy, è stato il regalo più grande. Cristina è nel mio cuore, se non ci fosse stato Tornatore la mia carriera non sarebbe decollata, è un grande amico. Montaldo mi ha detto una delle cose più belle. Mi stringe la mano, gli dico: “Mi scusi maestro, ho la mano fredda sono emozionato”. “Ti auguro di non perdere mai questa emozione, accogli tutto di te”».
Quando ha capito di essere diventato famoso?
«Sognavo anche l’America, quindi scappo a Londra per studiare bene l’inglese. Finito il periodo torno in Italia con un volo low cost, esco di casa alle 4 di mattina. Sento urlare: “Francescooo” con un accento americano, mi giro e vedo questa dea bionda bellissima: “Tu sei Francesco Scianna, ti ho visto al cinema”. Mi sono sentito Mastroianni nella Dolce vita ,solo che non c’era la fontana».
È considerato un sex symbol, che rapporto ha con la bellezza?
«Sono sicuramente un po’ narciso e di conseguenza combatto con la tentazione di dirmi: dovrei essere così o colà. Dentro di me desidero fare cose di qualità, voglio essere bravo. A giorni mi vedo carino ma ho le mie insicurezze come tutti».
Il film “Il filo invisibile” di Marco Simon Puccioni che ha interpretato con Filippo Timi, affrontava i diritti delle coppie gay: c’è ancora un lungo percorso da fare?
«A livello culturale siamo molto indietro, Siamo indietro rispetto alla vita, che è molto più avanti della politica e delle leggi. La vita ci mostra la via, ci insegna come fare, ci dà occasioni per liberarci delle paure, dei pregiudizi e dell’ignoranza, vizi antichi. La bellezza è amarsi, non rimanere inchiodati ai pregiudizi. È tutto sbagliato».
Cosa in particolare?
«Tante cose, soprattutto quando si va a sentenziare sulla libertà di ciascuno, su come ognuno desidera vivere. La natura è meravigliosa, nella sua complessità. Abbiamo paura dell’altro perché non siamo liberi noi. E dietro c’è sempre la politica che approfitta dei timori».
Ha visto “Il sol dell’avvenire”?
«Il film di Nanni Moretti è un miracolo che mi commuove, l’ho amato tanto e l’ho già visto due volte.
Di cosa stiamo parlando? Riflette sulla politica, la vita e le scelte. Il segno artistico che lascia è importantissimo».