la Repubblica, 10 maggio 2023
Messina Denaro incontra in carcere la figlia
La figlia che non ha mai ossequiato il padre-padrino ha attraversato a testa alta gli infiniti corridoi del super carcere dell’Aquila. Fra cancelli e altri controlli ancora. Fino a quando si è ritrovata dentro una stanzetta divisa da un grande vetro blindato. Pochi minuti dopo, dall’altro lato, un agente ha spalancato la porta. Ed ecco il padre che Lorenza non ha mai incontrato, Matteo Messina Denaro, il mafioso delle stragi arrestato il 16 gennaio scorso dal Ros con la procura di Palermo. Un padre, un uomo di 61 anni devastato da un tumore, davanti alla figlia 26enne, che non ha mai ufficialmente riconosciuto, diventata di recente madre.
Deve necessariamente finire qui la cronaca di un evento straordinario avvenuto alcuni giorni fa, in un braccio blindato del 41 bis. Perché il dialogo fra un padre e sua figlia è una questione del tutto personale. Ma in questo incontro c’è qualcos’altro, che va raccontato.
L’inquietudine
La figlia che non ha mai omaggiato il padre-padrino è diventata negli ultimi anni la grande inquietudine del capomafia irriducibile, l’ultimo dei Corleonesi, il boss che conosce tutti i segreti della stagione delle bombe e delle complicità eccellenti.
Un’inquietudine crescente, che a tratti nei pizzini è apparsa come una vera e propria crisi. «Le confido una cosa intima: io non ho mai visto mia figlia — scriveva all’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, nel 2005 — il destino ha voluto così, come posso io sperare in una favola? Non conoscere i propri figli è contro natura».
Ora, che l’ha incontrata, la domanda è una sola: il dialogo con la figlia potrebbe segnare una svolta nella vita di questo capomafia sanguinario a cui resta non molto da vivere? Una svolta al punto di rompere col passato e collaborare con il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e i suoi magistrati? Probabilmente, non accadrà. Ma questa continua a essere una storia piena di colpi di scena. Un mese dopo la cattura, interrogato dal gip Alfredo Montalto, Messina Denaro ha lanciato l’ennesima sfida: «Ho dei beni — ha fatto sapere — ma non vi dico dove sono». Ha spiegato di essere stato un agricoltore e «di sapere di Cosa nostra solo tramite i giornali», ma poi ha ammesso di avere minacciato un’imprenditrice con una lettera: «Non era onesta, dovevo recuperare un terreno di famiglia che mio padre aveva fatto intestare a suo padre». E ancora: «Se fosse stata Biancaneve a scrivere quelli si sarebbero fatti una risata, dovevo essere io a firmare la lettera». Dice e non dice, il capomafia dei segreti. Chissà se è rimasto impassibile e spavaldo pure davanti alla figlia che non aveva mai incontrato.
L’ossessione
Di sicuro, quel travaglio interiore era diventato un’ossessione per Messina Denaro. Nel covo di Campobello i carabinieri del Ros hannotrovato decine di messaggi mai spediti a Lorenza. Uno risale al giorno del suo diciassettesimo compleanno: «Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri — scriveva il boss —. Stai lontana dai mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego». Parole amorevoli, ma ufficialmente non ha voluto mai riconoscerla. E la ragazza continua a portare il cognome della madre, Alagna.
La rabbia
Negli ultimi tempi, il travaglio del padrino si è infine trasformato in rabbia. Contro la figlia, la giovane che a 17 anni aveva convinto la madre ad andare via da casa della nonna paterna, a Castelvetrano. Lorenza non ha mai rinnegato il padre e la sua famiglia, ha però sempre rivendicato il diritto a vivere una vita normale. Lontano dalle logiche di una famiglia-clan. E la cosa ha fatto andare su tutte le furie Messina Denaro che l’anno scorso è arrivato a definire la giovane “degenerata nell’infimo”, così ha scritto in un pizzino inviato alle sorelle. Piuttosto, il padrino prendeva a modello la figlia di una sua fedelissima, la maestra Laura Bonafede: «Anche lei è cresciuta senza padre, lo arrestarono quando era piccola e ora è all’ergastolo […]. Ha studiato, si è laureata, fu sempre fidanzata con lo stesso ragazzo e con lo stesso si è sposata». Messina Denaro rimarcava: lo “stesso ragazzo” e lo “stesso” marito. Al boss e alle sorelle non è mai andato giù che Lorenza abbia avuto più fidanzati. Non è mai piaciuta, soprattutto, la sua indipendenza.
E, ancora, un altro aspetto il boss sottolineava: «Quando è morto il nonno, quell’altra ragazza ha scritto in un necrologio: “Onorata di appartenerti” ». Il nonno, ovvero lo storico capomafia di Campobello, Nardo Bonafede. Messina Denaro continuava a scrivere parole ancora più severe contro la figlia Lorenza: «È l’ambiente in cui cresci che ti forma, e lei è cresciuta molto male».
Ma Lorenza non ha mai rinnegato il padre, come ribadito tramite un avvocato dopo il blitz di gennaio.