La Stampa, 9 maggio 2023
Intervista a Marco Mengoni
Le quote degli scommettitori (fonte Sisal) danno Marco Mengoni quinto alla prossima finale dell’Eurovision Song Contest, ma al recente vincitore del festival di Sanremo non importa, anzi: la mission è quella di divertirsi e portare la sua Due vite il più lontano possibile. «Credo che la cosa più importante sia essere qui per la seconda volta per mettere in scena uno spettacolo attorno a una canzone autobiografica. Racconterò l’alternarsi della vita reale con quella dei sogni o quella più profonda dell’introspezione. Sono contento di avere in squadra i ragazzi del collettivo artistico Black Skull Creative con i quali lavoro da un po’ di anni e hanno fatto cose bellissime per Guetta, Ava Max, Sam Ryder, Little Mix».
E non è l’unica sorpresa.
«Sì, sul palco con me ci sarà anche Yoann Borgeois, un uomo unico che di recente ha collaborato con Harry Styles per il video di As it was e per la performance ai Grammy con Pink!, ma è stato chiamatoanche dai Coldplay, Serena Gomez, Missy Elliot o FKA Twig. È insieme performer, coreografo, direttore artistico, acrobata definito "a playwright of physics" (un drammaturgo della Fisica) dal New York Times. Lui lavora sugli spazi e grazie alle sue scale e ai tappeti elastici creerà uno show unico».
Per i bookmaker non vincerà, spera di smentirli?
«Le dico, sono alla soglia dei 35 anni e sì, le vittorie sono importanti, ma la cosa più bella è fare una bella carriera».
Differenze tra essere all’Eurovision a 25 anni e a 35?
«In dieci anni ho avuto l’opportunità di fare tantissime esperienze, capire l’importanza di questo palco. Allora mi feci prendere dall’emotività, oggi ho gli strumenti e l’energia giusta. Poi, lo vogliamo dire? Siamo a Liverpool, la casa dei Beatles, uno dei gruppi che da sempre mi ha ispirato e ha influenzato tutta la musica pop. Solo a dirlo...i brividi».
Il sottotitolo dell’evento è «uniti dalla Musica».
«La musica è il miglior mezzo per mandare messaggi e per urlarli, soprattutto in questo momento storico. Spero che ognuno di noi porti messaggi giusti e buoni ai milioni di spettatori che ci guarderanno».
Ci saranno artisti ucraini tra un’esibizione e l’altra, ma se la guerra fosse finita avrebbe cantato a Kiev vista la vittoria della Kalush Orchestra nel 2022.
«Mi sarebbe piaciuto, perché avrebbe significato la fine della guerra. Ma non è così. Sono contrario a qualsiasi guerra in atto in questo momento e il mio mestiere è scrivere canzoni per l’amore anche riflettendo su questi tempi duri».
Ha avuto modo di conoscere Alessandra Mele, la ragazza ligure che gareggia per la Norvegia e i Piqued Jack, pistoiesi in gara per San Marino?
«Con Alessandra non ci siamo ancora incontrati mentre ho conosciuto i Piqued Jacks, dei toscani simpaticissimi».
Poi ci sarà il tour "Marco negli Stadi", gran finale a luglio al Circo Massimo, quindi un tour a ottobre tra l’Olimpia Halle di Monaco di Baviera e lo Zenith di Parigi.
«Che mi fa un po’ paura. Tutta quella gente e poi lo Zenith è un posto storico ci ho visto concerti bellissimi».
È pure candidato ai David di Donatello con Caro amore lontanissimo di Endrigo colonna sonora del Colibrì.
«Mi dispiace essere candidato per la prima volta ai David e non essere alla premiazione, ma non sono riuscito a comprare un clone».
Il terzo capitolo della trilogia Materia, dopo Terra e Pelle, si chiamerà Prisma. C’entrano i Pink Floyd?
«La mia coperta per la notte ha stampata sopra la copertina di The Dark Side of the Moon quindi probabilmente il "prisma" qualcosa c’entra. Noi uomini abbiamo la capacità di assorbire esperienze, filtrarle, analizzarle e restituirle scomposte in milioni di colori. Il prisma di cui parlo ha questo significato».