la Repubblica, 9 maggio 2023
Biografia di Itamar Ben Gvir
Quella con l’Unione Europea è solo l’ultima di una lunga serie di polemiche che hanno segnato i cinque mesi scarsi del mandato di Itamar Ben Gvir come Ministro della Sicurezza Nazionale nel governo guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Esecutivo ritenuto da molti il più a destra di sempre della storia di Israele.
Quarantasei anni, padre di cinque figli, Ben Gvir comincia a militare negli ambienti estremisti già da adolescente, ai tempi degli Accordi di Oslo che dovevano aprire la strada alla pace tra Israele e quella che all’epoca era l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Nel 1995, poche settimane prima dell’assassinio del Primo Ministro Itzhak Rabin per mano di un israeliano di destra, Ben Gvir conquista le luci della ribalta brandendo in televisione lo stemma di una Cadillac rubata dall’auto del leader. «Abbiamo raggiunto la sua macchina, arriveremo anche a lui» dichiara.
Respinto dal servizio militare perle sue posizioni oltranziste, Ben Gvir va fiero di essere stato incriminato più di cinquanta volte, spesso per incitamento all’odio e alla sommossa (accuse spesso cadute in tribunale), esperienza che lo ha spinto a diventare avvocato e a distinguersi come difensore degli estremisti accusati dei crimini più efferati, compresi i responsabili della morte del piccolo palestinese Ali Dawabsheh, ucciso a 18 mesi insieme ai genitori da una bomba incendiaria lanciata nella sua casa di Duma.
Se in passato Ben Gvir era noto anche per la sua appartenenza al gruppo Kach, classificato come terrorista da Israele, Usa e Ue, e caldeggiava l’espulsione da Israele di tutti i cittadini arabi, negli ultimi anni ha dichiarato di aver cambiato idea e di avercela solo con coloro che non sono «leali allo Stato».
A consentirgli di entrare nell’arena politica dalla porta principale nel 2021 è stato lo stesso Netanyahu, che prima delle elezioni spinse il suo partito Otzma Yehudit (“Potere ebraico”) ad allearsi con il Partito Sionista Religioso per evitare di disperdere i voti. Nelle ultime elezioni nel novembre 2022, la lista ha raccolto 14 dei 120 seggi della Knesset, sei dei quali assegnati al gruppo di Ben Gvir.
In cambio del sostegno a Netanyahu, in dicembre Ben Gvir ha ottenuto il Ministero della Sicurezza Nazionale, responsabile della polizia, con i cui vertici si è scontrato più volte.
Come quando ha chiesto ripetutamente agli agenti di usare «tolleranza zero» verso le manifestazioni antigovernative che settimana dopo settimana hanno portato in piazza centinaia di migliaia di israeliani e poi ha sospeso il capo del distretto di Tel Aviv per aver mantenuto un atteggiamento a suo dire troppo morbido, descrivendo i manifestanti come anarchici e disturbatori dell’ordine.
Anche dal punto di vista del conflitto israelo-palestinese, le azioni di Ben Gvir sono state controverse. Ai primi di gennaio per esempio, una sua visita nell’area che per gli ebrei è il Monte del Tempio e per i musulmani la Spianata delle Moschee, ha fatto infuriare il mondo arabo che l’ha considerata come una minaccia al cosiddetto “status quo”.Che in effetti lui si propone di cambiare.