Corriere della Sera, 9 maggio 2023
Selfie e video macabri
Nella vicenda di Torremaggiore colpisce la ferocia del marito furioso, colpisce l’aggressione cieca contro l’«amante» della moglie, colpisce ancora di più la fine della povera ragazza che voleva difendere sua madre, colpisce l’intenzione di raggiungere il bambino per eliminare anche lui. Uno scenario di morte che lascia senza fiato, da annoverare purtroppo, con tutta la sua mostruosa brutalità, tra i casi di cronaca nera che annientano famiglie intere quasi tutti i giorni nel mondo. A proiettare la tragedia nella sfera dell’assurdo contemporaneo, si aggiunge il video: l’idea che un assassino, nel pieno furore di quei minuti, senta l’esigenza (e trovi la freddezza) di impugnare lo smartphone per riprendere il sangue, i corpi, i cadaveri, facendosi cronista e cineoperatore di sé stesso. In una mano il coltello e nell’altra lo smartphone. E per di più il video lo condivide via WhatsApp come fosse un filmino da ridere dei tanti che ci scambiamo a ogni ora per far sapere agli altri che siamo ancora al mondo, sempre spiritosi e reattivi. Messaggio vocale: «Vedete qui, li ho ammazzati...». Se la tragedia impensabile è tutta in quei poveri morti, ancora più impensabile è il selfie sul sangue versato: non si riesce a rinunciare allo smartphone neanche a strage appena compiuta. Dall’ordine dell’orrore familiare, antico almeno come i miti greci, la tecnologia suggerisce, per così dire, un salto di qualità. Il video-squartamento da condividere con gli amici. E gli amici che fanno? Un altro salto di qualità è il rito collettivo della condivisione macabra. Decidono di cliccare «inoltra». E probabilmente lo stesso fanno gli amici e i conoscenti degli amici e dei conoscenti: inoltrano per nuovi «inoltra», che tanto non costano niente, mica c’è da andare in posta o al Tabacchi a comperare il francobollo. È semplice: inoltra e via, all’infinito. Un attimo e quel «Vedete qui, li ho ammazzati...» diventa un filmino virale, e lo vedono e lo sentono a decine e se possibile a migliaia e se possibile a decine di migliaia. File buono da tenere in memoria e semmai da rivedere quando sei giù di morale. Fatto sta che per un crimine non basta più la polizia anticrimine, ci vuole pure una task force anti-digitatori compulsivi, maniaci seriali dell’«inoltra», voyeuristi e archivisti dell’orrore. L’impensabile nell’impensabile. Perché se la viralità da Covid per fortuna sembra finita, la viralità digitale (mentale?) è viva, esuberante, forse esplosiva.