la Repubblica, 8 maggio 2023
Una mostra sui libri antichi di botanica
Steli e arbusti, infiorescenze e pomi di ogni colore, fiori dalla corolla delicata o lussureggiante, foglie, rami, bulbi, radici. Tutti descritti e riprodotti da abati, esploratori, vescovi, nobili e borghesi, affascinati dalle proprietà e dai segreti delle piante: un impero dei segni che da sempre l’uomo tenta di decifrare. Quanto la nazione delle piante e quella degli uomini siano legate, e come lo sviluppo della scienza botanica si intrecci con la storia dell’arte, delle esplorazioni geografiche, della colonizzazione e dell’avvento della modernità, ce lo racconta una raffinata mostra in corso a Roma, presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana fino al 3 luglio.
Curata dall’accademica dei Lincei Lucia Tongiorgi Tomasi e dallo storico della cultura Michael Jakob, si intitola Rara Herbaria e riunisce in un solo percorso espositivo i preziosi incunaboli della Collezione Peter Goop, unica nel suo genere al mondo, e i volumi botanici della prima Accademia dei Lincei, coprendo un periodo che va dal XV al XVII secolo. La raccolta di volumi di Peter Goop, arrivata da Vaduz, nel Liechtenstein, si affianca così a libri, manoscritti e documenti dell’Accademia romana, proponendo al visitatore un lungo viaggio nella storia del rapporto tra uomo e natura.
I tesori esposti a Palazzo Corsini, a pochi metri dalla meraviglia arborea degli affreschi della scuola di Raffaello a Villa Farnesina, compongono così una geografia della circolazione del sapere che dall’età classica giunge al Rinascimento, poi all’età barocca. Un posto d’onore in mostra hanno le edizioni quattrocentesche della Naturalis historiadi Plinio il Vecchio, redatta nel primo secolo d.C., prima della morte dell’autore nell’eruzione di Pompei, stupefacente esempio di proto enciclopedia della natura, ma anche ilLiber de arte distillandi di Hieronymus Brunschwyg (1500), inpassato appartenente alla stessa Accademia dei Lincei, che Peter Goop ha deciso di donare alla Biblioteca Corsiniana al termine della mostra, e l ’Hortus Eyste ttensis di Basilius Besler (1613), considerato uno dei libri sui giardini più straordinari di tutti i tempi, destinato a rappresentare tutte le piante che crescevano nell’ hortus del vescovo di Eichstätt.
«Osservate una per una, da vicino, come ho fatto io per tanto tempo » spiega il collezionista Peter Goop «ciascuna di queste pagine e di queste incisioni riflette e racconta un punto preciso della storia della scienza, della botanica, della chimica, ma non solo: svela anche il rapporto dell’Occidente con il resto del mondo». Poiché la collezione Goop spazia dai primi incunaboli a stampa, apparsi alla fine del ’400, ai testi seicenteschi, questi libri sono una testimonianza preziosa di quel momento centrale della storia umana che coincide con le grandi scoperte geografiche.
Riflette ancora Goop: «Oggi parliamo di “piante invasive”, ma è affascinante vedere come tutto ciò che arrivava dai nuovi territori che venivano via via esplorati e scoperti provocasse allora un vero e proprio entusiasmo conoscitivo. Penso al mais arrivato dall’America dopo Colombo, penso alla “febbre del tulipano” che dall’Oriente contagiò l’Europa, o alla passiflora. Avendo dedicato la mia vita a questa collezione, non faccio che interrogarmi sulla nostra relazione con la Natura. Ora tutti sappiamo che le domande che ci facciamo rispetto alle piante non riguardano solo la botanica o la scienza, ma sono domande filosofiche. Più la biodiversità è minacciata, più dobbiamo acquisire consapevolezza che senza di loro noi uomini come specie non possiamosopravvivere». La storia di ognuno di questi libri è un piccolo romanzo, in gran parte ignoto, se si pensa, nota ancora il collezionista, che «sono passati di mano anche trenta volte, tra incendi, viaggi per mare e per terra da una parte all’altra dell’Europa», tanto che lui stesso se ne sente solo «un custode temporaneo».
La storica Lucia Tongiorgi Tomasi, curatrice della mostra, racconta l’emozione provata quando, prima della pandemia, fu chiamata da Goop a Vaduz: «Ho visitato collezioni private in tutto il mondo, perché lavoro da decenni sul rapporto tra arte e scienza, ma nessuna come quella di Goop ci mostra l’evoluzione dello sguardo sul mondo naturale in questa età cruciale. Le opere botaniche a stampa ebbero da subito un’enorme fortuna. Dovevano necessariamente essere illustrate, e questo creava rapporti complicati e anche ruberie tra gli stampatori della valle del Reno, che insieme a Venezia sono la culla dell’arte tipografica. Dai disegni piuttosto rozzi dei primi incunaboli, spiega ancora Tomasi, si passa alle raffigurazioni precise del primo Cinquecento, quando l’osservazione diretta della Natura diventa il centro del dibattito culturale europeo. Fu anche l’arrivo il microscopio, che come scrive Galileo serviva “per vedere da vicino le cose minime” a cambiare modalità e sguardo».
Aggiunge l’altro curatore, Michael Jakob, che «se rispetto alla natura siamo in grado di pensare e giudicare nei termini in cui lo facciamo ora, è perché questi libri hanno plasmato, tra le altre cose, il modo in cui approcciamo la natura stessa. Il passaggio dall’interpretazione della natura alla conoscenza della stessa». Tocca a noi contemporanei scrivere i nuovi capitoli di questa lunga storia, riscoprendo l’alleanza con il regno delle piante.