Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  maggio 08 Lunedì calendario

Parla lo storico regista di Berlusconi, Roberto Gasparotti

«Ho acceso la tv per seguire l’incoronazione di Carlo III. Poi ho visto il videomessaggio di Berlusconi. E no, non posso accettare che il mio re sia stato mandato allo sbaraglio in quel modo». Roberto Gasparotti è volto noto a chiunque, per lavoro, impegno politico o diletto, abbia avuto a che fare con l’entourage del Cavaliere. Ha lavorato per 42 anni al suo fianco, seguendolo praticamente ovunque, in Italia e all’estero. Definirlo cameraman è riduttivo. È stato il responsabile dell’immagine dell’ex premier, il regista personale. Un professionista della comunicazione capace di trucchi artigianali: lo chiamavano l’uomo della calza, filtro usato per rendere più fotogenico il Capo in tv. Gasparotti era dietro la telecamera che, il 26 gennaio 1994, filmò la discesa in campo di Berlusconi. E oggi boccia senza appello il filmato che il fondatore di FI, convalescente, ha inviato alla convention azzurra di Milano. «Vergogna, vergogna. Il presidente usato per un video così angoscioso», ha tuonato su Facebook.
Angoscioso. Addirittura...
«Guardi, ci sono rimasto male nel vedere il dottore, il mio presidente così sofferente. Lui ha sempre trasmesso speranza agli altri. In questo video, mi spiace dirlo, esprime compassione».
Si è provato prima con un audio. Sarebbe stato meglio?
«Non mi faccia dare giudizi. Iocredo che bisognava evitare scientificamente di farlo vedere.
Ma su, un tycoon del suo livello, un uomo geniale che già negli anni ‘70 ha costruito le città ecologiche, un politico di grande successo, fatto sedere dietro un tavolino con una bandiera, in un ospedale. Ma a quale scopo?».
Forse quello di far capire che è ancora in campo, non crede?
«E ha bisogno di un contributo del genere? I giovani, cui lui ha sempre creduto devono ricordarlo così? Per molti esponenti dell’ultima generazione Berlusconi è stato solo il presidente del Milan dei trionfi. Forse sarebbe statomeglio trasmettere un filmato con tutti i suoi successi, nell’imprenditoria, nello sport e nella politica e poi farlo comparire per tre secondi: “Ciao a tutti, mi sto curando, a presto”. Stop. Una registrazione di ventuno minuti, in quelle condizioni, non l’avrei fatta mai. Purtroppo la verità è una sola».
Quale?
«Forse, farlo vedere in qualsiasi modo, conviene a chi lo circonda. A gente che neppure è capace di portare quattro soldi al partito.
Ma li ha visti i dati del tesseramento?».
Giudizio feroce.
«Davvero, non me lo spiego. Masecondo lei un video così porta voti? Una volta Berlusconi aveva grandi consiglieri: Paolo Bonaiuti, Giuliano Ferrara, Gianni Letta. Erano i tempi del Mattinale, non so se ricorda. Ogni giorno grandi giornalisti, menti pensanti, informavano Berlusconi di tutto.
Poi lui decideva da solo, ma aveva ben chiari i margini di rischio. Adesso non credo sia così».
Ammetterà che i tempi sono cambiati. L’uomo è anziano e il video è stato realizzato in condizioni difficili.
«Ah se è per questo anche il video della discesa in campo è stato realizzato in un cantiere. In una dependance di Macherio che sarebbe diventato lo studio personale del presidente e che allora era in costruzione. C’era il nylon alle finestre.
Quanto freddo, fuori nevicava. Mity Simonetto si preoccupò di far giungere le foto di famiglia da mettere nell’inquadratura.
Quel video trasmetteva emozioni, speranza appunto.
Oggi non ho provato le stesse sensazioni».
Non è che lei parla così perché non è più nel giro? Dicono, peraltro, che lei potesse spendere molto di più.
«Le rispondo senza problemi: sono felicemente pensionato e vivo in campagna. Possono dire quello che vogliono: per me il dottore è il dottore. Il mio re. E per amore suo dico che è una vergogna mostrarlo così».