il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2023
Intervista a Carlo Rossella
Ci vorrebbe un miracolo di San Gennaro per togliere dal corpo di Carlo Rossella il veleno di questa intossicazione.
E solo Silvio Berlusconi potrebbe, ma temo che viva già in un altro tempo, in un’altra condizione.
Rossella, lei era intimo di Arcore e può felicemente perorare la causa anti-Meloni.
Dico e qui confermo che Meloni sta intossicando l’Italia. Questa donna è pericolosissima.
Usa parole arroventate nei confronti della presidente del Consiglio lei che è noto per il suo aplomb.
Meloni non è la mia tazza di thè.
Perché è indigeribile?
Giuliano Ferrara la chiama ducia. È una ducia, ha dentro di sé il seme della tirannia naturalmente aggiornato alle consuetudini di questa nostra fiacca modernità. Il suo obiettivo è sottomettere, il suo cerchio magico è la famiglia e non va oltre i confini del piccolo lembo familista, il suo traguardo è fare un uso monocratico della delega popolare. Io sono sinceramente impaurito.
Lei amava Silvio ma è terrorizzato da quella che è stata pur sempre una sua alleata.
Silvio è di un altro pianeta, di un altro spessore e un’altra fede democratica.
Ha mai conosciuto Giorgia Meloni?
Mai mai. E rifuggo dal proposito, non voglio. È fascista dentro, ma la vede come sta stendendo la stampa, come sta ammutolendo le voci critiche?
Sta occupando le postazioni di potere, come sempre, e purtroppo come quasi tutti i predecessori.
No, c’è una regressione, una facinorosità sconosciuta, un arraffa arraffa che avanza nel silenzio conformista e in questo tempo cloroformizzato.
È una donna che non regala tempo al tempo.
Ha visto come ha cacciato i presidenti di Inps e Inail? Vedrà quel che farà alla Rai.
Rossella, non ricorda i suoi stessi trascorsi alla Rai, alla guida del Tg1. Per merito di chi?
Certo che sì, come potrei nascondere il legame, la simpatia, la connessione di vita con Silvio Berlusconi. Ma non c’era il rumore del tacco che ordina e dispone.
Ah, no?
No.
Mah.
Ripeto: no.
Io dico sì. Neanche conosce Meloni e le fa così tanta paura.
Ho conosciuto Gianfranco Fini, persona squisita. Al mio telegiornale ho dato la responsabilità dei servizi notturni a Massimo Magliaro che veniva da Alleanza nazionale (d’altronde la notte è nera). Ma era un gentiluomo. La premier odora di fascio da un miglio.
Quindi lei pensa che la presidente del Consiglio sia addirittura un pericolo democratico?
Penso che abbia dei modi così poco raffinati, e un linguaggio intriso in un livore, un atteggiamento piuttosto plebeo e il desiderio di occupare ogni spazio.
La Repubblica meloniana.
L’intossicazione meloniana.
Ah, se ci fosse Silvio!
Ecco, direi proprio così. Se oggi lui vegliasse sulla nostra democrazia.
Lei teme che Meloni chiuderà a chiave palazzo Chigi.
Penso che fino alle elezioni europee tutto filerà liscio. Poi punto sugli italiani. Sulla loro capacità di ridurre ogni innamoramento a un colpo di tosse.
Dopo le europee, quindi.
Forse, ho detto forse.
Ma lei ci spera.
Temo per l’Italia. 1922 Mussolini, 2022 Meloni. La destra dispotica si riconosce dal carattere, dal linguaggio, dalle movenze, dalla fame di potere.
Vede nero. Però non ricorda che il ventennio berlusconiano incatenò l’Italia ai capricci del leader.
Incommensurabile la distanza che separa Berlusconi da Meloni (e in tutta sincerità non credo che a lui questa leadership femminile garbi tanto).
Ripropongo la domanda: invoca l’intervento del suo amico Silvio?
Non gliene frega più niente ormai.
E allora amen.
Però c’è la carta di riserva: gli italiani si stufano presto di ogni novità.