il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2023
Da Davide a Enrico VIII e Carlo III: storie di re Unti del Signore ma amanti incalliti
Un capo di Stato che s’insedia con una cerimonia religiosa. Un evento più unico che raro, Vaticano a parte. Eppure l’incoronazione di Carlo III, sabato nell’abbazia di Westminster, “è stata una festa di popolo che sembra però lasciare molto sullo sfondo la dimensione religiosa della cerimonia”. A scriverlo è Roberto Cetera sull’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, che conclude: “Il problema vero oggi è che, a fronte di un nominale 46 per cento di cristiani in Gran Bretagna, solo tra l’1 e il 2 per cento della popolazione partecipa a una celebrazione religiosa domenicale. Il problema vero è che il Regno Unito è oggi ormai praticamente scristianizzato”. Dunque: un sovrano cristiano e capo della Chiesa anglicana alla guida di un regno scristianizzato. Un dato che forse ridimensiona nella sostanza anche la storica partecipazione – alla funzione svoltasi a Londra – del Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin (senza dimenticare il regalo fatto arrivare dallo stesso Francesco: una reliquia della croce di Gesù, la Vera Croce). Era da cinque secoli che un inviato cattolico di Roma non assisteva all’incoronazione di un re britannico, da quando cioè nel 1534 ci fu lo scisma di Enrico VIII.
In ogni caso, l’impatto solenne ed emotivo della cerimonia non è in discussione. Carlo III ha sì voluto una messa “inclusiva”, con la presenza di esponenti di altre fedi, ma la scansione di riti, benedizioni e preghiere è stata rigorosamente biblica. E il rito più spirituale, che unisce Cielo e Terra, è stato quello dell’unzione, che rimanda ai primi due re d’Israele, Saul e Davide. A differenza della madre Elisabetta, settant’anni fa, Carlo si è fatto ungere con un olio santo e vegan, senza alcun ingrediente animale. Un olio realizzato con olive raccolte sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme, laddove c’è anche il Getsemani, l’orto in cui Gesù pregò e pianse sangue e poi venne baciato da Giuda.
Il novello Unto del Signore ha una burrascosa storia matrimoniale proprio come quella di Davide, a proposito di suggestioni. Di Carlo sappiamo tutto: la relazione con Camilla negli anni settanta, poi troncata; le nozze con Diana, la separazione del 1992 e la morte tragica della principessa del Galles nel 1997; il ritorno di Camilla, infine, come amante dal 1986 e come moglie dal 2005, con relativo dibattito politico-teologico sull’opportunità di avere un re già divorziato. Davide invece era poligamo: la Bibbia conta sette mogli, ma furono molte di più. L’ultima fu Betsabea, di cui il re d’Israele s’innamorò quando lei era sposata con Uria, un soldato. La donna rimase incinta e Davide per impalmarla ordinò al suo generale di far combattere Uria in prima fila, per farlo ammazzare e così liberarsene. Uria venne quindi ucciso ma il figlio avuto da Betsabea morì appena nato e il re d’Israele si pentì al cospetto di Dio con quello che è diventato il salmo più noto: il Miserere (salmo 50).
In fondo, per tornare all’anglicano Carlo, anche lo scisma del 1534 originò da un matrimonio fallito, quando il papa rifiutò a Enrico VIII l’annullamento dell’unione tra il re e Caterina d’Aragona. Enrico VIII fondò un’altra Chiesa e sposò Anna Bolena.