La Stampa, 8 maggio 2023
Intervista alla cantante Giorgia
«Dopo la data zero di Napoli avevo i crampi ai polpacci e c’era l’accumulo delle ansie sfogata durante il concerto. Per me è la prima volta in teatri così importanti e pur avendo una carriera lunghissima, sono rimasta a bocca aperta di fronte a tanta bellezza. Lo sapete che per un po’ho anche pensato di ritirarmi vero? Ma lasciamo perdere, ci torno dopo. Intanto ricordo che già dopo i primi minuti di prove al teatro Petruzzelli, io e miei musicisti ci siamo detti: vi sareste mai immaginati di suonare qui? Il teatro dopo la ricostruzione seguita al terribile incendio del ’91 è una meraviglia per gli occhi». In effetti è incredibile che Giorgia non avesse mai fatto un tour teatrale, soprattutto quando ad ascoltare Gocce di memoria fatta solo piano e voce: da brividi. Abito Dior tempestato di strass dorati sino ai piedi, poi un cambio per uscire in completo oversize giacca-pantaloni grigio lavagna. La voce che taglia la platea, alle spalle la scenografia geometrica del cerchio e del quadrato che si illuminano a intermittenza. La band disposta a V, ai suoi lati.
Giorgia, perché ha scelto i teatri lirici per questo tour?
«L’ho fatto per mostrarmi più melodica che elettro, una scaletta farcita di ballate anche perché il pubblico seduto richiede un altro arrangiamento. In questo teatro si vede un pezzo della bellezza che siamo, una cosa che fa bene al cuore».
Aveva schivato il Festival per tanti anni, ora a freddo qual è il bilancio del suo ritorno?
«Per me Sanremo 2023 è stato molto più potente a 50 anni che a 20. È stata un’esperienza ricchissima: dalla prima serata all’ultima mi sono trasformata. È stato un salto di coscienza, ho fatto pace con classifica e aspettative. Ricordate il settimo posto di E Poi? Ero contentissima, ma i discografici erano distrutti. Si aspettavano quello che un artista non deve aspettarsi mai. Il pubblico a volte prende e a volte dà. Io ero comunque felice. Oggi arrivare sesta mi ha fatto felice».
Torniamo al pensiero di ritirarsi: perché? Quando?
«Non era un pensiero razionale, ma c’è stato. Certo, se il mio tempo fosse finito me ne renderei conto da sola; in realtà dopo Scordato, il film con Rocco Papaleo, sono rinata. Mi è partita dentro una spinta creativa che non potete immaginare. Parafrasando la Meloni: Sono Giorgia, certe cose le ho fatte e posso essere quello che sono senza troppe impalcature. Rocco mi ha fatto ripartire da zero e lo ringrazio».
Cita Meloni, ma il titolo dell’album, Blu¹ (che lascia sperare in un Blu²) susciterebbe una battuta sull’armocromia…
«Da tre anni ho il libro sull’armocromia nel cruscotto della macchina. Ma il mio disco, è arrivato dal cielo. Mi sono intrippata con la storia del colore blu, le stelle, il creato e poi ho chiamato Maria Grazia Chiuri di Dior e gliel’ho raccontato. Lei ha capito tutto e ha disegnato quello che vedete. Maria Grazia ha un’umanità rara per cui mi sono affidata totalmente a lei e secondo me è tutto bellissimo».
Ha coinvolto anche tanti autori: Elisa, Francesca Michielin, Mahmood, Jake La Furia, Ghemon.
«Con Elisa a Sanremo abbiamo dimostrato la nostra amicizia. Eli ti infonde calma, è la serenità fatta persona. Un giorno mi sono ritrovata su una spiaggia a raccogliere rifiuti di plastica con lei: condividiamo la questione ambientale. Apparteniamo alla natura, questa cosa che succede con l’orsa è anacronistica».
Durante il concerto c’è spazio anche per un omaggio a Stevie Wonder con Living for the city, una citazione di Master Blaster Jammin’, How deep is your love dei Bee Gees, Rihanna e Michael Jackson accennati e ricantati.
«Sono le mie radici. Sì o no arriva sino al reggae "dubbato" che regala un flow inimmaginabile se pensiamo ai miei esordi. Sono cresciuta anche con il Bob Marley di Jammin’ che accenno anche se magari se lo aspettano in pochi».
Per fare a meno di te e L’eternità sono ninna nanne piene di tenerezza. E poi riempie il vuoto che c’è fra soffitto e pubblico in una versione soul-jazz mozzafiato.
«E chiudo con Parole dette male, Come saprei (solo voce e piano) e Io fra tanti. Che voto mi date?
Altissimo, ma è vero che invece Ornella Vanoni aveva da ridire sul suo modo di cantare?
«È vero, a un concerto organizzato da Vessicchio cantavamo pezzi miei e suoi: davanti al pubblico mi disse "strilli sempre, perché strilli?". Io le risposi che non sarei diventata Giorgia se non strillassi. Ma poi, dai: un otto lo merito anche per la donna vitruviana, quella che ho messo in copertina, che è più bella di quella messa sul manifesto di "Open to meraviglia"...o no»?