la Repubblica, 8 maggio 2023
Nomen Omen
Il nome evidenzia la sostanza di chi lo porta, il suo tratto entelechiale direbbe Sciascia, anche quello del neocommissario alla Siccità: (Nicola) Dell’Acqua. E però nell’Italia scettica che “non se la beve”, la denominazione è denotazione ironica, ed è dunque con il gioco dei contrari che ilnomen Dell’Acqua èomen: ci lascerà a secco. Fu sempre per la legge dei contrari che il povero Figliuolo ce la fece davvero a domare il coronavirus quando anche Speranza, che era chiamato Bob Hope, aveva perso fede e carità e, ministro della Salute, si rovinava la salute. Nessuno crede ai commissari nel Paese che ne ha 400, uno per ogni emergenza, e ovviamente quello per la terra che frana a Ischia si chiama Calcaterra.Nel 2022 Giorgia Meloni si presentò con due meloni su TikTok e vinse le elezioni. Invece Renzi, che pure è il kingmaker che incasina tutti, non riuscì a fare Casini al Quirinale.Ancora per la legge dei contrari, che è tradimento del nome, 101 vili fermarono Prodi. È vero che il solo candore di innocenza politica che esibiva Conte era il bianco del fazzoletto a tre punte, ma che ora lo aggrediscano per strada e persino sia accusato dalla procura di Bergamo di omicidio e epidemia colposa sembra la gag di Franco a Ciccio: «Conte, deve rendere conto». E Ciccio rispondeva: «Son visconte, renderò visconto». Spesso si ride quando inomina si rivelanoconsequentia rerum (e viceversa): Manganelli divenne capo della polizia e Raniero Cantalamessa è il cardinale che celebra le messe per il Papa. Benedetto e Croce bastano a spiegare quel Perché non possiamo non dirci cristiani scritto da un non credente che aveva presto abbandonato Dio, spaventato più dalle “terrificanti dipinture” che dalla filosofia del suo tutore, Spaventa. Il destino greve del nome Moro diventa beffardo se accostato ai nomi dei suoi carnefici: «Un Moretti e un Morucci che uccidono Moro» ha notato Fabio Squillaci perLinkiesta. I due brigatisti confermano la dismisura dei diminutivi, meglio illustrata da Mattarella, Mussolini, Pertini e da tutti gli “ini” dell’eccesso: Paganini, Puccini, e Rossini, Toscanini e Petrolini, e poi Cellini, Bernini e Borromini, Pasolini e Fellini, sino a Salvini&Verdini e a Landini. A ribadire l’accrescitivo per più di due secoli bastò Manzoni, finché, nel 1994, scese in campo Berlusconi. Ma questo è già un altro articolo.Torno al gioco dei contrari con la musica di Muti, e con Draghi che, per non sputare fuoco e sottrarsi alla trappola dell’omen di drago della provvidenza, si impose come drago della modestia: capì che in Italia può salvare la patria solo chi non fa il salvatore della patria. Una parola, infine, sul mio professore di ginnasio che mi interrogava: «Merlo, me la fai una cantatina?» e si divertiva con ogni possibile omendi Merlo. Finché un giorno replicai: «Professore, il merlo non canta, fischia. E si ricordi che lei si chiama Pisello». Mi bocciò.