Il Messaggero, 7 maggio 2023
Biografia di Barbara Bouchet raccontata da lei stessa
Di film tra Italia e Stati Uniti Barbara Bouchet finora ne ha girati centoventi – più decine di pubblicità, serie e programmi tv – ma a sentirla parlare il più avvincente è quello che prima o poi si girerà sulla sua vita: espulsa con la famiglia dalla Repubblica Ceca nel 1948, ha passato due anni in un campo profughi in Germania, è emigrata in California dove ha lavorato nei campi di cotone, ha posato come modella, è finita per caso sul set con Marlon Brando, ha vissuto con un ghepardo, nel 1969 si è trasferita in Italia per evitare guai seri, e qui è diventata la superstar della commedia sexy all’italiana. Ora è nelle sale con Next, regia di Giulietta Ravel, con Corinne Clery, Alessandro Haber e Debora Caprioglio, film che parla di sesso e opportunità. Il suo vero nome, da tedesca qual è (naturalizzata italiana), è Bärbel Gutscher, e il 15 agosto compirà 79 anni: «In Rete c’è scritto che sono del 43, ma non è vero. Per gli 80 c’è tempo».
È vero che ha un’idea per una serie su un gruppo di amiche di una certa età che vogliono ancora divertirsi?
«Sì. Mi piace tanto quella di Jane Fonda, per me una garanzia,
Grace and Frankie e vorrei tanto recitare in un progetto simile. Per noi ragazze diversamente giovani, che ormai siamo in maggioranza e non siamo tutte zitelle annoiate davanti alla tv, si fa troppo poco».
Come si divertono le ragazze di una certa età?
«Ci incontriamo, giochiamo a carte, viaggiamo...».
Ho letto che non è stufa del sesso, che fa bene ed è bello a ogni età: conferma?
«Se si trova la persona giusta».
Anche un toy boy?
«Non sono il tipo. Ho troppo rispetto per me stessa. E poi i miei figli sono giovani, per carità».
Questa serie vorrebbe farla con la sua amica Corinne Clery. Nel 2016, però, voi due con Iva Zanicchi avete portato in teatro “Donne in cerca di guai”, dalle atmosfere simili: e lei? Non volete Iva?
«Io e Corinne ci conosciamo da una vita, siamo due straniere, non siamo gelose, ci prendiamo in giro. Iva ha un altro carattere: si prende tutto, non ti fa neanche parlare e poi ti chiede scusa... È simpatica, ma è fatta così».
Se nel 1975 lei non avesse rifiutato il ruolo di protagonista dello scandaloso “Histoire d’O”, Corinne Clery non l’avrebbe
mai girato: perché disse di no?
«Avevo già un figlio (lo chef Alessandro Borghese, 46 anni, ndr), quel film era troppo spinto per me. Per lo stesso motivo nel 1983 rinunciai anche a quello di Tinto Brass, La chiave, che poi fece Stefania Sandrelli. Le mie commedie sexy erano allegre e con trame esili. Io facevo sempre la stessa parte».
Quella delle bellona sotto la doccia?
«No, quella di solito era Edwige Fenech. Io facevo il bagno nella vasca e avevo sempre qualcuno che mi spiava dal buco della serratura. Coinvolgimento zero, incassi miliardari».
Per questo nel 1969 lasciò l’America?
«No. Accettai di fare Colpo rovente di Piero Zuffi, che uscì nel 1970, perché a Los Angeles avevo problemi seri con un avvocato potentissimo, più grande di me, che mi voleva a tutti costi. Io lo rifiutai, e lui minacciò di distruggermi la carriera. Mi terrorizzò. Era un avvocato della Paramount, che aveva rapporti con la mafia. Scappai. E così trovai l’America in Italia».
In quella vera, però, fino ad allora fece una vita pazzesca.
«Ero giovane».
A Los Angeles viveva con un ghepardo in giardino?
«Sì. A metà degli Anni 60 ero fidanzata con l’attore Gardner McKay, bellissimo protagonista della serie Avventure in paradiso. Vivevamo insieme in una villa. Lui aveva un leone in gabbia, io una gheparda di nome Kenya. Dopo sei mesi, però, ci lasciammo. Lui mi tradiva».
A una festa ammanettò Warren Beatty e se lo portò via.
«È vero. Sbucarono all’improvviso, non so come, le presi al volo e gliele misi ai polsi. “Adesso sei mio”, gli dissi. Lui era uno spettacolo. Durò pochi giorni, però. Era un donnaiolo accanitissimo. Andò meglio con Steve McQueen. Prendemmo una casa a Malibu: all’inizio tutto bene, poi cominciarono a venire per colazione i suoi amici motoclisti. Cucina uova fritte e pancetta oggi, cucina domani... dopo un po’ mi stufai e lo mollai. Non poteva durare».
È vero che sul set litigò con Marlon Brando?
«Neanche sapevo chi fosse, il suo profumo mi dava alla testa e mi lamentai. “Qual è il problema?”, disse lui infastidito. “Mi fa star male”, risposi. Si allontanò imprecando. Comunque in piccoli ruoli recitai anche con Robert Mitchum, Tony Curtis, Jack Lemmon...».
Mai molestata?
«In Italia, mai. Solo una volta il produttore Carlo Ponti ci provò in maniera maldestra, ma lo gelai. Era il 1966, io vivevo negli Usa, e andai a Cannes per il Festival. Lui mi invitò nella sua villa di Cap Ferrat, dove andai tranquilla: pensavo di trovare Sophia Loren, sua moglie, che era presidente di giuria. Invece solo io e lui. “Com’è il suo corpo?”, mi disse buttandola lì. E io: “Magnifico, grazie. Arrivederci"».
E in America?
«Dell’avvocato le ho detto. Fu molto sgradevole Jerry Lewis. Andai da lui per un incontro. Mi disse di sdraiarmi sul divano e di prepararmi. Io risposi: “Non ho capito, che cosa devo fare?”. E lui: “No, hai capito bene”. Me ne andai di corsa».
Perché in Italia si ritirò a 39 anni?
«Ero stata un sex symbol per anni, meglio lasciare in tempo. Così mi sono messa a fare ginnastica e ad aprire palestre. Un successo pazzesco».
Berlusconi nel 1982 le fece fare su Italia 1 il programma “Beauty Center Show": come andò?
«Bene. Dopo la prima puntata mi disse che avrei dovuto far vedere di più le tette, io gli dissi che già c’erano quelle delle altre e finì lì. Mai avuto problemi».
Guadagnava più con la sua tv o con il cinema?
«Con i film, molto di più. Non mi chieda cifre perché non me lo ricordo e non me lo voglio neanche ricordare: non sono mai stata attaccata al denaro e un agente mi ha rubato tanti soldi».
Quanto prende di pensione?
«Ahahahaha...(ride). Circa 15 anni fa l’Inps mi dava 500 euro: molti produttori non mi avevano pagato i contributi. Poi ho fatto causa e da allora è un po’ cresciuta. Comunque non mi lamento. Sono un’eterna emigrante abituata a combattere. Ho lavorato nelle piantagioni di cotone, ho venduto pollo fritto, scarpe... Non mi sono mai buttata giù. La mia vita è andata bene».
Il prezzo più alto da pagare qual è stato?
«Le sofferenze che hanno patito i miei figli, soprattutto il primo, quando a scuola li prendevano in giro perché avevano una mamma che si spogliava al cinema».
Negli anni d’oro provò mai a fare cinema più serio?
«Feci il provino per Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica, un disastro: tremai dall’inizio alla fine. prese Dominique Sanda. E nel 1966 andai a fare un provino a Londra da Michelangelo Antonioni per Blow-up, ma non mi fece far nulla. “Vada via”, disse, “sono stanco"».
È vero che ora le piacerebbe avere un ruolo da cattiva?
«Sì, tanto. Ho sempre fatto la sexy, la dolce, la buona...».
E quando sarà, fra 100 anni, dove pensa di andare: inferno o paradiso?
«Diciamo che l’inferno sicuramente è più divertente, quindi farò su e giù con l’ascensore. Più su che giù, però».