Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  maggio 07 Domenica calendario

Banche, pieno di maxi-utili grazie ai rialzi dei tassi Bce

Ci sono vincitori e vinti tra gli stakeholder del credito. Li decide la sfilza di rialzi dei tassi dell’eurozona per frenare l’inflazione che la Bce giovedì scorso ha allungato con un nuovo aumento dello 0,25% al 3,75% – il settimo dal 27 luglio, quand’erano a zero –. I vincitori sono gli azionisti delle banche, che vedono impennarsi gli utili, il valore delle loro azioni e i loro dividendi, e i banchieri, le cui remunerazioni decollano grazie ai risultati gonfiati dall’impennata dei margini d’interesse, cioè dalla differenza tra il costo che pagano sul denaro e quello che incassano dai prestiti che concedono. I vinti sono i clienti, che oltre al carovita devono pagare rate sempre più pesanti su mutui e prestiti (mentre il rendimento dei loro depositi non ottiene lo stesso incremento), e i bancari, i cui stipendi non crescono come quelli dei top manager.
Nel primo trimestre di quest’anno i primi due gruppi bancari nazionali hanno visto decollare gli utili già corposi del 2022. Grazie agli interessi netti, Intesa Sanpaolo a fine marzo ha ottenuto un utile netto di 1,96 miliardi, quasi doppio degli 1,04 dell’anno scorso. Per l’intero 2023 la banca prevede ora un utile netto di 7 miliardi, il 70% del quale andrà agli azionisti. Dal canto suo, UniCredit ha chiuso il primo trimestre con uno “straordinario” utile netto di 2,1 miliardi, quasi otto volte i 274 milioni dello stesso periodo del 2022 e molto oltre gli 1,3 miliardi previsti dagli analisti, con interessi netti a 3,3 miliardi (+43,6%). Per il 2023 l’istituto prevede adesso un utile netto di “oltre 6,5 miliardi”, dai 5,2 stimati in precedenza, almeno 5,75 dei quali andranno agli azionisti. D’altronde, secondo l’Ufficio studi della Fisac, il sindacato dei bancari della Cgil, i bilanci dei primi 7 gruppi bancari italiani nel 2022 segnavano utili netti per 13,33 miliardi, in aumento del 60,5% sul 2021. Così, mentre il salario medio lordo di un bancario nel 2021 valeva 44.475 euro (cresciuto del 2,3%), la remunerazione media dei primi 5 top manager nel 2021 è stata di 3,84 milioni, come quella di 86 lavoratori, mentre i due ad di Intesa, Carlo Messina, e UniCredit, Andrea Orcel, hanno visto la loro paga salire a 7,5 milioni l’anno a testa, ognuno come 169 bancari. Intanto le aziende continuano a tagliare sportelli e dipendenti: nel 2022 i sette gruppi hanno ridotto i bancari di 7.909 unità (-4,3%), come due banche delle dimensioni dell’ex Carige, e gli sportelli di 427 (-3,6%, l’istituto ligure ne aveva 382).
Risultati straordinari ottenuti facendo pagare sempre più cari prestiti e mutui e non remunerando i depositi. L’aumento dei tassi di interesse Bce trasferito sui depositi – secondo Mediobanca – a febbraio era salito al 9% dal 7,5% di dicembre: ogni punto percentuale di balzo dei tassi deciso dalla Bce, dunque, i conti dei clienti “pagavano” in più solo lo 0,09%. Intanto però i costi di mutui e prestiti decollano: con il rialzo dei tassi Bce del 4 maggio, Facile.it stima la rata di un mutuo variabile medio salita di 237 euro a 693 (+52%) da inizio 2021. Secondo Telemutuo, la rata mensile di un contratto variabile a 20 anni da 150 mila euro è passata a 957 euro: da settembre 2022 è salita del 25%.
Per redistribuire almeno in parte l’aumento degli utili degli istituti di credito realizzati grazie alle decisioni della Bce, dal centro parte l’idea di una tassa sugli extraprofitti delle banche, lanciata da Enrico Zanetti, ex viceministro dell’Economia e consigliere del ministro Giancarlo Giorgetti, che il 27 aprile ne ha scritto sul sito Eutekne. L’imposta sugli extraprofitti bancari è già realtà in Spagna dall’estate scorsa: il governo di sinistra di Pedro Sanchez tasserà per due anni al 4,8% gli utili derivanti da interessi e commissioni, per un gettito previsto di 3 miliardi, ma ha trovato la durissima opposizione delle banche. L’ipotesi di Zanetti pare accolta dall’ad Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: “Osserveremo con rispetto ogni decisione del governo. Allo stesso tempo auspichiamo che prelievi aggiuntivi, nel caso in cui nuove norme fiscali trovassero applicazione, siano usati per far fronte alla maggior emergenza sociale del Paese, la crescita delle disuguaglianze, con misure per chi si trova in difficoltà”, ha detto Messina. In un periodo di trattative sul rinnovo dei contratto di settore, i sindacati però preferiscono seri aumenti contrattuali.