Robinson, 6 maggio 2023
Intervista a Pera Toons
I suoi libri finiscono sempre ai primi posti in classifica superando gli autori italiani più famosi, i manga e persino Zerocalcare Ecco i segreti dell’autore che potrebbe diventare il più venduto del 2023Alessandro Perugini, 40 anni, in arte Pera Toons, è un fenomeno: nel 2022 ha venduto oltre 400 mila copie e ha quasi cinque milioni di fan se si sommano i vari social. Il suo nuovo libroDivertimenti, in uscita il 9 maggio, potrebbe trasformarlo nell’autore più venduto del 2023 in Italia. Quello che fa sembra semplice ma in realtà non è per niente così.Da piccolo disegnavi?«Disegnavo già dalla scuola materna.Allora non c’era quasi niente per divertirsi: o giocavi a pallone o nuotavi, come nel mio caso, o facevi giochi analogici tipo biliardino. Non è che facessi già i fumetti però mi piaceva disegnare mostri, serpenti, cose così. Poi sono arrivati i videogiochi e li ho provati un po’ tutti finché a poco a poco ho smesso».Portavano via troppo tempo.«Sì, anche perché alcuni stimolano molto alla competizione e questo ti porta a giocare sempre di più. Non sono contro perché penso che ti stimolino molto a livello mentale, però io sono competitivo e non riuscivo a trattenermi e quando inizi a lavorare è un problema. Inoltre credo che il videogioco funzioni anche da anestetico: se le cose non vanno bene nella vita sociale o al lavoro, possono demotivarti. Ero insoddisfatto, così nel 2016 ho appeso i guantoni da videogiocatore al chiodo e ho ricominciato a fare sport, il nuoto, che già facevo da piccolo. Riprendere mi ha stimolato e dato più fiducia in me stesso, a osare e a mettere in pratica certi miei progetti».Quali?«Quelli di conoscere i social. Dal nuoto sono passato a Instagram e da Instagram ai fumetti e, ora, sono qui.Quindi posso dire che i videogiochi sono stati molto importanti per me perché… ho smesso! Scherzo, i ragazzi di oggi sono intelligentissimi anche grazie a loro ma a un certo punto bisogna fare altro».Torniamo al disegno.«Col tempo ho iniziato a leggere i fumetti e questo ha aggiunto qualcosa al mio piccolo talento: avere una mano decente. Ma non ho mai pensato di fare il fumettista, infatti dopo le medie ho fatto il liceo scientifico, ingegneria e grafica pubblicitaria, mai disegno puro.Credo però che unire altre passioni a una passione principale crei delle cose uniche».In che senso?«Prendiamo chi riesce a far bene sui social: ha quasi sempre un talento particolare che lo contraddistingue.Per esempio Cartoni Morti oltre a saper disegnare e sapere come usare tecnicamente i programmi è un doppiatore bravissimo, un attore.Oppure Sio: anche lui è bravissimo a doppiare e in più, un’altra cosa che lo contraddistingue, è che usa molto della musica che crea lui stesso».E tu?«Io mi porto dietro qualcosa piùlegato al mondo del marketing, perché prima di fare il fumettista, ho fatto il pubblicitario: un tipo di esperienza che adesso uso per il mio brand. Quindi se c’è da fare un layout, una grafica, una pubblicità la faccio io stesso, cosa che credo possa essere interessante perché la pubblicità ha dei codici diversi da quelli del fumetto e io mi diverto a romperli».Per esempio?«Nei fumetti è importante fare la grandezza del font uguale per tutta la tavola a meno che il personaggio non urli e allora lo ingrandisci. Per me invece ha la stessa importanza del disegno e quindi lo sparo il più grande possibile in ogni vignetta, in modo tale che ottimizzi tutti gli spazi consentendo una migliore lettura».Cosa bisogna fare per ottenere attenzione sui social?«Ognuno ha i suoi metodi. Qualche giorno fa tutti i media hanno riportato la notizia di un influencer a cui avevano fatto un biglietto per Bari invece che per Bali ma io lo conosco e so che quello è il modo in cui lavora lui, sempre sul filo del paradosso, per cui sono piuttosto convinto che sia uno scherzo. Tra l’altro quella è un tipo di battuta che volevo fare anch’io per il nuovo libro ma poi ho deciso di no, perché non voglio più scherzare sulla difficoltà degli asiatici di distinguere tra “l” e “r”. Quando l’ho visto ho detto: “Ma guarda un po’!”(ride).Probabilmente non si aspettava tutta questa attenzione mediatica ma è stato al gioco».Tornando sempre ai fumetti, che cosa leggevi?«Alle elementari Topolino, grazie a mia mamma: andavo alle fiere dove costavano pochissimo e con mille lire ne compravi due o tre di quelli degli anni 60-70. Era bellissimo. Poi scoprii Lupo Alberto e mi si aprì un mondo. Rispetto aTopolino era più malizioso, si parlava di attualità, di marito e moglie, ragazzo e ragazza.E poi c’era il concetto della battuta finale della striscia: io lo scoprii con lui, poi mi resi conto che c’eranoMafalda, Linus... da quel momento ho iniziato a farla anch’io».A che età?«Ero alle medie: i miei compagni mi chiedevano di fargliele sui loro diari. Erano cose, come si direbbe oggi, politicamente piuttosto scorrette».E poi?«I manga: City Hunter di Tsukasa Hojo,Dragon Ball, Ranma, Ken, Holly e Benji.Anche lì spesso c’era un senso dell’umorismo molto particolare».Veniamo al nuovo libro. Quali sono le tue freddure preferite?«Ho sperimentato cose un po’ diverse come quella in cui si dice: “Il cielo è sgombro” che unisce il nonsense alla freddura diventando surreale, oppure la pietra con il microfono che dice “sono una rock star” o ancora i personaggi “Cacca e Sedere” perché posso farli solo stampati. “Sedere” in particolare verrebbe censurato dalle piattaforme. E poi ci sono le “combo” come quella del pianoforte dove si rimarca per tre volte il gioco di parole. Inoltre amo i giochi matematici mentre i rebus non mi piacevano, fino a quando ho scoperto che non sono altro che freddure».Ma come ti vengono le idee?Secondo me c’è una vignetta che svela il segreto: quella dove Pera è a letto con sua moglie e lei pensa: “Ha la testa tra le nuvole, forse ha un’amante”. Mentre lui: “Ma il falegname si chiama così perché fa-legname”?«Esatto! Non mi capita quasi mai di mettermi a tavolino a cercare le battute: le più belle vengono da sé, mentre fai la doccia, mentre sei in macchina oppure mentre fai la… Beh, diciamo che è fondamentale l’alternanza tra lavoro e pausa. Anche perché io lavoro quasi sempre».L’ultima domanda che doveva essere la prima: perché Pera Toons?«Mi chiamo Perugini e tutti gli amici mi hanno sempre chiamato Pera. Ma solo pochi giorni fa ho scoperto il vero motivo di cui nemmeno io mi ero mai reso conto».Davvero? Qual è?«Il benaugurio. Perché visto che la Apple guadagna un sacco di soldi potrebbe essere che, in effetti, anche la Pera… frutta!».