la Repubblica, 6 maggio 2023
Intervista ad Anna, attivista di ultima gnerazione
Via la maglietta, a seno nudo, in mezzo a via del Tritone, sulla schiena la scritta Stop fossile, una catena in vita per restare legata ai suoi compagni. Anna, 31 anni, Milano, due lavori, attivista di Ultima Generazione da un anno, è scesa giovedì a Roma per l’ultima protesta.
«Se serve questo per urlare più forte che la nostra casa sta bruciando, allora io lo faccio».
Usare il corpo nudo come mezzo di protesta?
«Perché no? Non siamo i primi. Sono molto colpita nel vedere che quattro paia di tette abbiano scatenato un caos. C’è una sola cosa positiva: ci fa capire il potere che abbiamo. Anzi io vorrei dirlo a tutte le associazioni, i movimenti: osate di più».
Vi hanno detto che è stato un atto osceno.
Ride: «Osceno per me è altro: osceno è un governo che investe miliardi incombustibili fossili. Osceno è un Paese a cui non interessa nulla del futuro di migliaia di giovani. Osceno è chi pensa che la crisi ambientale e climatica non sia un problema grave.
Il mio, i nostri corpi sono qui a ricordarglielo».
E invece?
«Invece ci s’indigna tanto per un corpo nudo in strada e non per i soldi spesi in combustibili fossili, non per la disperazione degli agricoltori senza acqua, non per le urla di dolore dei familiari che hanno perso i loro cari in eventi estremi, non per i processi e l’inasprimento delle leggi contro gli ambientalisti che hanno solo imbrattato un palazzo. Di quanti altri disastri c’è bisogno?».
Perché spogliarsi stavolta?
«Per mostrarci vulnerabili.
Vulnerabili davanti agli automobilisti arrabbiati, vulnerabili davanti al pericolo di essere investiti dalle macchine, davanti agli insulti e alle maldicenze. Esattamente come siamo nudi e vulnerabili davanti al collasso climatico».
È preoccupata o arrabbiata?
«Entrambe. Preoccupata perché è terribile pensare che tra pochi anni saremo spacciati in modo irreversibile, ci saranno 50 gradi, ci saranno morti per i colpi di calore.
Arrabbiata perché la politica non sta facendo nulla e continua a trattare la questione clima e quel che facciamo come un’opinione. Quando mi sento dire “sono d’accordo/non sono d’accordo con le tue idee” impallidisco: non sono idee, sono fatti, è cruda fisica. Fino a che non si capirà questo, avrà senso buttarsi perstrada e fermare le macchine».
E per se stessa? È spaventata?
«Non è facile mettere in gioco la vita, la carriera, la sicurezza, ma qualcuno deve farlo. È una responsabilità, significa vedere il collasso eco-climatico, farsene carico, smettere di essere negazionisti come tutti, capendo che il disastro impatta sulle nostre vite. Lo vediamo nell’alluvione in Emilia Romagna, negli incendi, nella siccità, nei laghi e nei fiumi che scompaiono».
Non la feriscono le critiche degli automobilisti o di chi pensa che sia sbagliato tirare vernice su un monumento?
«Le nostre azioni dirette non violente sconvolgono perché è meglio raccontarsi che non è così grave, fingere di non aver paura davanti agli anni estremamente difficile che ci aspettano, meglio rimuovere il sentimento di lutto per quel che stiamo perdendo. Ma la nostra paura, la nostra tristezza, la nostra rabbiaper il pianeta è amore per la vita».
L’azione di giovedì segna un cambiamento nelle vostre forme di lotta?
«Continueremo a fare tutto il necessario per suonare l’allarme perché le altre proteste fin qui non hanno funzionato. Storicamente i diritti sono stati ottenuti con metodi radicali, dando fastidio».
Che risultati ha ottenuto la vostra battaglia?
«Difficile quantificarlo. Ma ora misembra che le persone si avvicinino con più curiosità e meno ostilità. E a tutti vorrei dire di scegliere: entrare nella resistenza civile o essere complici di un sistema che ci sta ammazzando».
Al governo cosa chiede?
«L’ho scritto sul mio corpo: stop fossile. Non investire più un centesimo in gas, petrolio e carbone. E usare quei soldi in azioni urgenti per fermare il collasso».