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 2023  maggio 06 Sabato calendario

La pandemia è davvero finita

 Da ieri, venerdì 5 maggio 2023, il Sars-CoV-2, virus micidiale che per 3 anni abbondanti ha messo a soqquadro il mondo, è un virus qualunque, come tanti. Senza trionfalismi, il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, ha annunciato la fine dell’emergenza pandemica.
Molto più di una dichiarazione formale alla quale in Italia e nel resto dei Paesi occidentali eravamo preparati considerato il diffuso declino dei casi. Significa che decadono le cosiddette international health regulations, le restrizioni dettate dalla massima autorità sanitaria globale, considerate vincolanti. Entriamo in una fase endemica. Il coronavirus responsabile del Covid non è sparito, ma non terrorizza più perché col passare del tempo ha perso aggressività di pari passo con i progressi della ricerca che ha approntato I vaccini.
L’emergenza fu dichiarata il 30 gennaio del 2020, sulla base di quello che stava accadendo in Cina, dove la situazione molto probabilmente era molto più grave di quella che il governo di Pechino faceva intendere. Da allora circa 20 milioni di morti (tanti ne ha stimati ieri l’Oms, a fronte dei 7 milioni riportati), l’economia mondiale a terra.
Ieri, durante la conferenza stampa nella sede di Ginevra, il capo dell’Oms Tedros Ghebreyesus non ha però suonato la fanfara: «È con grande speranza che pronuncio la parola fine. Tuttavia il Covid-19 non è finito come minaccia per la salute globale. Mentre parliamo migliaia di persone stanno lottando per la vita nelle unità di terapia intensiva. E altri milioni continuano a convivere con gli effetti debilitanti della malattia. Questo virus è qui per restare, permane il rischio di nuove varianti». Poi un’autocritica («Promettiamo ai nostri figli che non faremo mai più gli stessi errori») e un monito: «La cosa peggiore che si potrebbe fare è abbassare la guardia». Tedros Ghebreyesus ha così fatto suo il parere del comitato di esperti Oms sull’emergenza, favorevole a maggioranza ad apporre la parola fine.
Nella testa degli italiani il Covid è finito già da tempo, parallelamente alla revoca delle restrizioni che hanno condizionato la vita negli ultimi 3 anni. L’ultimo passo verso la liberalizzazione è stato lo stop la scorsa settimana all’obbligo delle mascherine nelle strutture sanitarie per visitatori e operatori, con qualche eccezione. Il ministro della Salute Orazio Schillaci aspettava il segnale ufficiale: «Da oggi possiamo dire che l’emergenza sanitaria Covid-19 è alle nostre spalle. Il mio pensiero va innanzitutto ai medici e agli operatori sanitari e sociosanitari che non hanno risparmiato energie per combattere questo incubo globale». I morti sono stati quasi 190mila: «In loro memoria non dobbiamo dimenticare questa terribile esperienza e dobbiamo rafforzare la ricerca, le strutture sanitarie e l’assistenza territoriale perché non accada mai più niente di simile». L’ultimo bollettino commentato dal direttore generale della prevenzione Giovanni Rezza, oggi al suo ultimo giorno di lavoro (aveva ricevuto l’incarico il 5 maggio del 2020), rispecchia una situazione «stabile e sotto controllo, un decremento progressivo. Siamo sotto la soglia di criticità». Anche negli ospedali diminuiscono i ricoveri per Covid.
E adesso? Si pensa al futuro. Il nuovo piano pandemico è stato preparato a gennaio del 2021, conferma Rezza. Riguarda la prevenzione di pandemie influenzali e può essere adattato a emergenze legate a nuovi virus respiratori. È partito anche il programma di esercitazioni e prove pratiche sul campo. Viene simulata la comparsa improvvisa di agenti infettivi sconosciuti, come è successo per il Sars Cov 2, e tutti gli «attori» devono rispondere come è previsto nel piano. Sono al lavoro diversi gruppi di tecnici con competenze specifiche per esempio sulle scorte (anche di mascherine, che all’epoca mancavano e questo fu elemento di forti polemiche) e sui laboratori di analisi che si dovranno occupare del sequenziamento dei virus. Il piano dovrà essere aggiornato ogni 3 anni, quindi nel 2024 sarà pronta la nuova stesura.