il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2023
Biografia di Giampaolo Rossi
Se Roberto Sergio si occuperà della gestione manageriale della Rai meloniana, Giampaolo Rossi ne incarnerà l’anima ideologica. Chi ha lavorato con lui racconta la dicotomia tra il Rossi privato – pacato, persino algido, leale nei rapporti professionali e gran conoscitore dell’azienda – e il Rossi pubblico, che ha messo in imbarazzo Giorgia Meloni con le ardite riflessioni su Russia, vaccini e istituzioni. Ma l’imbarazzo dev’essere nostro, visto che Meloni, invece di tenerlo lontano dai riflettori, lo porterà alla direzione generale della tv di Stato.
Rossi, classe 1966, formazione umanistica, già consigliere Rai in quota Fratelli d’Italia dal 2018 al 2021, è un classico prodotto culturale della destra sociale romana, quella che ha fatto i conti col fascismo, al limite, ma col post fascismo molto meno: lui si definisce “marinettiano”, un eufemismo che racconta parecchio. Con spirito futurista, diciamo, ha scritto il programma elettorale dell’improbabile scalata di Enrico Michetti al Campidoglio. E con coraggio dannunziano si è lanciato in ardite invettive intellettuali, specie in difesa di Vladimir Putin, ultimo baluardo nella battaglia contro il mondialismo. “La colpa di Putin è di non volere sottomettere la Russia ai dettami del Nuovo ordine mondiale preconizzato da Soros”, scriveva nel suo blog sul Giornale nel 2018. O ancora: “Così gli Usa finanziano Soros per destabilizzare le nazioni”. Oppure: “Pensare che la Russia stia per invadere l’Europa è solo il frutto di una schizofrenia indotta”, anzi “Putin è il punto più avanzato che un Paese come la Russia, con il suo bagaglio storico, possa consentirsi in questo momento”. Chissà come si concilia il putinismo marinettiano di Rossi con la nuova Meloni iperatlantica (si vede che gli intellettuali sanno essere flessibili almeno quanto gli statisti).
Non meno futuriste le parole dedicate al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, omaggiato negli anni di simpatici soprannomi come “Dracula” e “golpista”, in tempi di Covid contestato per le posizioni “inquietanti” sui vaccini. Riguardo Mario Draghi, più sobriamente, Rossi aveva evocato rischi totalitari, citando Hannah Arendt e la “propaganda per manipolare la realtà”.