Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  maggio 06 Sabato calendario

Biografia di Roberto Sergio

Per descrivere il talento politico di Roberto Sergio nel navigare le acque limacciose della Rai, vale quel verso un po’ stramboide di Jovanotti: l’erede designato di Carlo Fuortes è come “una grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa”. Contiene moltitudini, Sergio: di formazione democristiana – Pier Ferdinando Casini è suo testimone di nozze – ha la capacità cosmetica di farsi piacere tutti e di essere generalmente ricambiato.
Sergio si appresta a passare dalla direzione di Radio Rai alla poltrona di amministratore delegato in virtù delle sue riconosciute capacità manageriali (si è formato in Sogei e Lottomatica, frequentando i cda di numerose aziende, arrivando alla presidenza di Rai Way nel 2012) e delle preziose amicizie trasversali: coltiva buoni rapporti con Dario Franceschini, Antonio Tajani, Gianni Letta e – più importante – con Giorgia Meloni, ma non gli è affatto ostile nemmeno Giuseppe Conte.
Se fino alle elezioni di settembre era considerato un uomo di centro, al limite centrosinistra, l’ondata nera l’ha trovato prontissimo. Qualche segnale l’ha mandato persino in pubblico: il 27 aprile ha rimproverato platealmente su Facebook Andrea Vianello, direttore di Radio1, perché l’account della testata aveva pubblicato la notizia dei manifesti a testa in giù di Meloni, Piantedosi e Valditara affissi a Napoli: “Naturalmente nessun commento o distinguo di fronte a questa violenza – il suo commento –. Anzi la direzione di Radio1 l’amplifica pubblicando le immagini”. Sempre su Facebook, a gennaio, Sergio si era sfogato per la presunta ostilità dei media nei confronti della premier: “Per undici anni, con sette governi, quasi tutte le testate sono state evidentemente filogovernative, pur non essendo i governi legittimati da un voto popolare. Dopo tanti anni il governo è legittimato dal voto popolare e le medesime testate diventano tutte antigovernative”. Sostenere che la Rai sia antigovernativa è un azzardo notevole, ma attenzione a sottovalutarlo o prenderlo in giro per l’abbronzatura mattonata stile Carlo Conti: a differenza di chi lo ha preceduto, Sergio conosce Viale Mazzini come le sue tasche.