Corriere della Sera, 5 maggio 2023
Intervista a Enrico Vanzina
«C’era un Napoli-Roma e noi stavamo girando Un’estate ai Caraibi. Con Gigi Proietti rimediammo non so come una radiolina per seguire la partita dalla spiaggia. Alla fine vinsero i giallorossi e per la grande felicità io e lui cominciammo a rotolarci abbracciati sulla sabbia, gridando, ridendo e baciandoci, intorno ci avranno preso per matti. Poi finimmo la serata a ubriacarci in un chiringuito», racconta irresistibile, mescolando vita e cinema in un unico copione, Enrico Vanzina, scrittore, sceneggiatore, regista, produttore («E giornalista. Quando Paolo Mieli mi telefonò dal Corriere della Sera lo mandai a quel paese, convinto fosse uno scherzo di Carlo Verdone»). Ora a 74 anni, dopo 47 di ciak e 120 film, solo o in coppia con lo scomparso fratello Carlo (figli di Steno, re della commedia all’italiana degli anni d’oro ) sta per ricevere il suo primo David di Donatello alla carriera.
Una rivincita contro tanti critici che sui vostri film storcevano il naso.
«Questo mito va sfatato. In realtà ci apprezzavano. Solo una parte della sinistra era convinta che, siccome raccontavamo le vacanze a Cortina, la borghesia di via Montenapoleone, l’Italia di Craxi e Berlusconi, fossimo i cantori di quel mondo. Ora in compenso siamo di culto, leggono significati nascosti dove non ce ne sono».
Vostra madre vi sognava ambasciatori «e invece siamo finiti a Manziana per un film con Lando Buzzanca».
«Era il mio primo set da aiuto regista con papà,nel 1972. Il film doveva chiamarsi “Il professore”, quando gli cambiarono titolo in “L’uccello migratore”, lui si arrabbiò moltissimo. E anche con me. Voleva cacciarmi perché durante una scena in cui la polizia caricava gli studenti, vedendo le comparse troppo mosce, mi lanciai su una camionetta prendendo a pugni un finto cellerino, per mostrargli come dovevano fare».
Invece la portò a Hong Kong per un film della serie Piedone con Bud Spencer.
«Il capo degli stuntmen cinesi era Bruce Lee».
Nel 1976 fu Febbre da cavallo.
«A 12 anni andavo all’ippodromo delle Capannelle con Mario Camerini, vicino di casa, una strana coppia. Sapevo tutto di corse e cavalli. Tanti personaggi del film sono ispirati a gente che avevo incontrato davvero. Come “Dracula”, allibratore dai canini sporgenti. O “Palle sudate”, che per la tensione bagnava la patta dei pantaloni».
Eccezzziunale...veramente.
«Girammo a San Siro durante un vero derby, Abatantuono era in mezzo ai tifosi, tremavano gli spalti. Per entrare comprammo un pulmino di un Milan club».
Il suo film del cuore è Sapore di Mare.
«Raccontavamo le estati a Forte dei Marmi degli anni Sessanta. Che poi molte scene per mancanza di fondi le abbiamo girate a Fregene, stabilimento Sogno del Mare, non se ne accorse nessuno».
La scena finale, con Marina Suma e Jerry Calà.
«La canzone “Celeste Nostalgia” l’abbiamo scelta subito. Riccardo Cocciante era stato mio compagno di scuola e negli scout. Sotto la tenda in campeggio suonava sempre un piccolo sassofono, rompendoci i timpani».
Vacanze di Natale, altro super-classico.
«Lo scrissi a Capri. Quando lessi a Christian De Sica la scena di lui a letto con il maestro di sci, un messaggio forte, ai tempi, fu entusiasta».
A Cortina non c’era neve.
«Il direttore di produzione, un genio detto “Pocaluce” perché non ci vedeva bene, fece lo sfondo bianco con le lenzuola dell’albergo».
Yuppies.
«Il fan più accanito resta Diego Della Valle. Nella scena in cui Jerry apre l’armadio si vedono tutte scarpe Tod’s. Lo spot andò a Domenica In da Pippo Baudo e fece la sua fortuna. Lì nacque la coppia Boldi-De Sica».
Vacanze in America.
«Lo sfizio di girare la scena della partitella tra romanisti e juventini alla Valle della Morte, dove Antonioni diresse Zabriskie Point».