Corriere della Sera, 4 maggio 2023
Il punto su Taiwan
Notevole confusione nello Stretto di Taiwan. Il braccio di mare che separa l’isola dalla Cina continentale continua a essere attraversato dagli aerei e dalle navi dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese. In aprile, si sono contate 259 incursioni nella Zona di identificazione di difesa aerea di Taiwan. È un aumento del 112% rispetto a marzo. Molte di queste incursioni hanno anche attraversato la linea mediana dello Stretto, operazione che fino a poco tempo fa la Cina non effettuava. Per la prima volta, un aereo con la stella rossa ha volato attorno all’intero perimetro dell’isola. E, sempre per la prima volta, il drone TB 001 Recce (Scorpione a due code) si è avvicinato a Taiwan. Si è trattato della risposta di Pechino a incontri politici della presidente taiwanese Tsai Ing-wen negli Stati Uniti. Ma non è stata un’iniziativa una tantum, la pressione militare cinese è quotidiana: tra il 2018 e il mese scorso, le sortite aeree sono state 3.721. La confusione sta nell’interpretare fino in fondo le mosse di Xi Jinping nei confronti di Taipei. Il segretario del Partito Comunista Cinese dice a ogni occasione che vuole portare l’isola sotto il suo controllo. Preferirebbe che i taiwanesi si arrendessero senza opporsi, per via pacifica, ma sostiene che la conquista con la forza non può essere esclusa: va preso alla lettera. Ciò che non è chiaro sono i modi e i tempi con i quali Pechino intende muoversi: probabilmente non ha ancora deciso. Fatto sta che, in Occidente, i tentativi di interpretare le intenzioni del leader cinese si moltiplicano. Senza migliorare la visibilità sulla situazione. Nelle settimane scorse, per esempio, due esperti americani di Cina – John Pomfret e Matt Pottinger – hanno pubblicato un’analisi di alcuni discorsi di Xi per concludere che egli stesso dice di prepararsi per la guerra. Un mese dopo, però, un gruppo di studenti ha scritto un articolo sul sito-web Pekinology per dire che i due autori hanno interpretato male i significati delle parole cinesi, male il linguaggio contorto del partito Comunista, male le oscurità della stampa di regime e sono arrivati a conclusioni sbagliate, alimentando «un senso di panico non necessario». Tra le difficoltà oggettive a capire la Cina e le ambiguità dei vertici di Pechino, la nebbia sullo Stretto di Taiwan è destinata a infittirsi. L’unica certezza è che Xi vuole l’isola.