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 2023  maggio 01 Lunedì calendario

La giornata mondiale di Star Wars


Nata a imitazione di Flash Gordon, Star Wars è un po’ come un ricordo d’infanzia, un po’ come il primo bacio o come un regalo di Natale. È un po’ come l’aria. Star Wars è qui, e ci rimarrà.
Il tempismo è tutto, e la fortuna conta. Nel 1977 era sicuramente il momento giusto per una fiaba ottimista piena di eroi, eremiti, droidi e spade laser. Dopo gli assassinii, i disordini e il malessere, gli Stati Uniti avevano bisogno di tirarsi su, eUna nuova speranza fece proprio questo. E il rilancio della serie, nel 2015, è stato sicuramente favorito dal gusto evidente per la nostalgia tipico del nostro tempo (sequel, sequel e ancora sequel…) e dal bisogno impellente di buone notizie. Un cast di personaggi familiari ha aiutato la gente a ricollegarsi alla propria gioventù, ai genitori (vivi o defunti), e anche ai propri figli. Dopo la Grande recessione, e nel mezzo delle minacce terroristiche, Rey, Finn, Poe e la Resistenza (e anche Han Solo, pure se muore) erano irresistibili.
E poi, di solito a tutti piacciono le cose che piacciono agli altri. Quando c’è tanto clamore, la maggior parte di noi vuol sapere di che si tratta. C’è un profondo desiderio di conoscenza ed esperienza condivise. I paesi hanno bisogno di celebrazioni ed eventi da poter mettere in comune, e a fornirli sono i film, la tv e lo sport. L’uscita di un nuovo film di Star Wars è una festa nazionale.
Alla fine, non è così importante se il film è buono! Se un nuovo episodio della saga ci mette in comunicazione con milioni di altre persone nella nostra città, in tutto il Paese e persino nel mondo, beh, è una cosa che riempie il cuore. In un mondo frammentato, costellato di nicchie e di camere d’eco,Star Wars offre un prezioso tessuto connettivo. Giovani e vecchi, democratici e repubblicani, americani, francesi, tedeschi, italiani, spagnoli, sudafricani, russi, giapponesi o cinesi, ognuno di noi ha una sua idea su chi abbia sparato per primo (Han o Greedo?), sulla qualità dei prequel o sulle reali motivazionidi Rey e Kylo.
Star Wars ha tanto da dire su imperi e repubbliche, e trae diretta ispirazione dalla caduta di Roma e dall’avvento del nazismo. Le sue tesi semplici ed essenziali sui difetti degli imperi trovano risonanza in tanti paesi. Ma Star Wars non è didascalico. È femminista? (Sì, più o meno). Parla di cristianesimo? (Sì). È buddista? (A volte ci prova, ma direi di no, proprio no). Possiamo interpretarlo in tantissimi modi; invita al disaccordo e alle ossessioni.
La Forza rimane qualcosa di misterioso, ma ognuno di noi è in grado di riconoscere la Luce, e anche il Lato oscuro. Star Wars sa bene che nel cuore dell’uomo ci sono sia l’una sia l’altro. Lucas non era schierato dalla parte del Diavolo, e nemmeno Abrams, ma entrambi conoscono il fascino del male. Magari Star Wars sarà un po’ tropposerio per William Blake, che trascorse tanto tempo nel Lato oscuro («l’Energia è Eterna Delizia»), ma anche lui avrebbe apprezzato la saga.
Star Wars rappresenta – e stimola – alcuni dei sentimenti più profondi che i figli provano per i genitori e i genitori per i figli. Coglie la forza irresistibile di quei sentimenti, e anche la loro ambivalenza.
Quando un padre o un figlio assistono alla scena in cui Darth Vader salva Luke, o vedono Kylo uccidere Han, torniamo alla tragedia greca, a Freud e all’essenza dell’uomo. Joseph Campbell – lo Yoda di Lucas – amava i film di Star Wars;ed è stato lui a porre l’accento sul bisogno diffuso di «provare l’estasi di essere vivi, perché alla fine tutto si riduce a questo, e quegli spunti ci aiutano a ritrovarla dentro di noi».Star Wars contiene proprioquel genere di spunti.
Star Wars è una space opera, ma i suoi momenti migliori sono sorprendentemente intimisti, non hanno a che fare con navi, esplosioni o strane creature, con repubbliche e ribellioni. In quei momenti c’è un essere umano che vede, e sottolinea, il buono che c’è in un altro essere umano, anche dopo che sono accadute cose terribili. È tutto a tu per tu. Il perdono, ancor più della clemenza, è «due volte benedetto: perché benefica chi lo riceve come chi lo dispensa». Con un pizzico di fortuna, e con la determinazione ad amarsi a dispetto di tutto, insistere sul perdono può condurre alla redenzione, che a volte si realizza in gesti di spettacolare coraggio.
Anche se parla continuamente di destino, Star Wars insiste sulla libertà di scelta. È questa la sua lezione più grande. Con gesti di autonomia personale, anche i singoli possono cambiare il percorso apparentemente inevitabile della storia, e rimettere a posto piccole e grandi cose. Un ragazzo di campagna può scegliere di andare ad Aldaraan. Un contrabbandiere che pensa solo ai fatti propri può scegliere di tornare per salvare i suoi amici, con un solo colpo («Yuhuu! (…) Non hai nessuno dietro, ora. Facciamo saltare quest’affare e andiamo a casa!»). Uno stormtrooper con il casco sporco di sangue può scegliere di disertare il Primo Ordine e aiutare un prigioniero dallo sguardo malizioso che si rivelerà il pilota più abile di tutta la galassia. E una scavenger può scegliere di salvare il piccolo droide BB-8 e scoprire che la spada laser più famosa della galassia spetta a lei.
Star Wars è ancestrale, ed è una fiaba, ma non si limita a raccontare di nuovo il monomito di Campbell. È molto più superficiale, ma anche molto più profondo. È Flash Gordon, è un western, ed è un albo a fumetti. Dice di esaltare il destino, ma il suo vero tema è la strada che si biforca davanti a te, la decisione che devi prendere sul momento.
È una storia molto americana, modi spicci e riflessi pronti. Ma sa essere universale, poiché si concentra sulla caratteristica più essenziale della condizione umana: la libertà di scegliere davanti a un futuro oscuro.
Star Wars rende il giusto omaggio alla capacità di mantenere serenità e distacco. Ma ha un cuore ribelle che sceglie un profondo attaccamento ad alcune persone, anche a costo di affrontare i fulmini dell’Imperatore. Al momento decisivo i figli salvano i padri. Ormai sono cresciuti. E proclamano ad alta voce la loro scelta: «Sono uno Jedi, come mio padre prima di me».
Joseph Campbell, lo Yoda di Lucas, parlava di “estasi di essere vivi”