La Stampa, 1 maggio 2023
Migranti, Sfax apre nuovi cimiteri
Nelle ultime settimane Sfax, la seconda città della Tunisia per popolazione al centro del Paese, sembra essere diventata la vera capitale del piccolo Stato nordafricano. Da qui, a poco meno di 300 chilometri da Tunisi, si susseguono quotidianamente notizie legate alle partenze verso Lampedusa.
Se in Europa, in particolare in Italia, le preoccupazioni sono legate ai numeri sempre crescenti degli arrivi dalla sponda Sud del Mediterraneo, a Sfax ci sono altri tipi di emergenze e sono legate soprattutto alle morti e ai corpi ritrovati delle vittime di naufragi, una costante da almeno due mesi.
«A causa dell’arrivo di un gran numero di vittime, il reparto di medicina legale dell’ospedale Habib Bourguiba ha superato la capacità massima di 170 unità. Serve un nuovo cimitero per ospitare i migranti e dei camion refrigerati per trasportare i corpi che spesso si trovano in uno stato di decomposizione», si legge in un comunicato del governatorato di Sfax.
Nell’obitorio di Sfax viene effettuata l’autopsia sui corpi per determinare la causa del decesso, si preleva il Dna per garantire l’eventuale riconoscimento da parte delle famiglie e viene preparato un fascicolo con tutte le informazioni: causa e data della morte; età; eventuale presenza di segni particolari come tatuaggi o nei; presenza e colore dei vestiti al momento del ritrovamento. Una volta terminata la procedura, al corpo viene affidato un numero identificativo e lo si prepara per essere seppellito. Al momento, il cimitero per quelli di fede musulmana si trova poco fuori dal centro. Percorsi una decina di chilometri lungo Route Saltnia, la strada principale che costeggia il Mediterraneo, si arriva a un piccolo incrocio. A destra c’è Sidi Mansour, una delle spiagge principali per le partenze, a sinistra si apre il cimitero di Essada. Centinaia di tombe di tunisini circondano quelle destinate ai migranti senza nome, vittime nel corso degli anni di una delle rotte più pericolose al mondo.
Le statistiche non lasciano spazio a interpretazioni: da inizio anno sono 35 mila le persone arrivate in Italia – 20mila solo dalla Tunisia – e 300 sono stati i corpi ritrovati. Si tratta di numeri in netta crescita rispetto a un anno fa considerando anche che la Guardia costiera tunisina ha intercettato 15 mila persone. I motivi di un tale incremento si spiegano da una parte con il deterioramento delle condizioni economiche interne della Tunisia, vittima di una crisi economica pluridecennale e di un degrado costante delle condizioni politiche e sociali, dall’altra con il discorso razzista pronunciato il 21 febbraio scorso dal presidente della Repubblica Kais Saied, il quale ha definito la comunità subsahariana (poco più di 21 mila persone) un pericolo per la composizione demografica del Paese facendo scattare un’impressionante ondata di violenze fisiche e verbali da parte della popolazione locale. Non è un caso che siano soprattutto cittadini provenienti da Costa D’Avorio, Guinea e Camerun a essere arrivati a Lampedusa nell’ultimo periodo. —