La Stampa, 30 aprile 2023
Venezia, vitima del selfie
Che cosa non si fa per un like a Venezia. Donne nude, tuffi in acqua, figli perduti, balli in maschera, tutto è permesso. La città della laguna è diventata la capitale dei selfie, prigioniera dei suoi turisti. Non importa se così svilisce la sua bellezza. Dickens diceva: «Non mi è mai successo prima di aver paura a descrivere quanto mi è capitato di vedere. Ma nel dirti che cos’è Venezia, ebbene, sento che mi è impossibile». Era troppo bella per raccontarla. I selfie la ignorano. Non è lei, la protagonista. Il suo splendore serve solo da contorno ai maniaci dell’autoscatto, che cercano la propria identità attraverso la rete anziché nei propri occhi. L’ultima è una modella che si è messa in mostra tutta nuda per farsi delle foto su un balcone affacciato nel suggestivo scenario del cortiletto di Palazzo Reale, con tanto di fotografo francese a immortalare l’esibizione. Sono stati subito identificati e hanno pagato a caro prezzo lo spettacolo offerto, 750 euro. Lei s’è pure beccata un Daspo per tenerla lontana da queste platee. Serve davvero? Anche perché non è la prima volta. Qualche tempo fa un’altra ragazza s’era messa nuda sul Ponte delle Tette – nomen omen – tra San Polo e Santa Croce per farsi degli autoscatti in bella mostra, mentre dalle finestre e dalle terrazze attorno si affacciavano folle di curiosi per girare immagini e scattare foto. I video hanno subito fatto il giro del web, e francamente non si capisce bene se anche loro fanno parte di questa frustrante consuetudine. Pochi giorni fa è stato il turno di un uomo, apparso nudo alla fermata del vaporetto di San Stae passeggiando in mezzo a un pubblico stranito. Poi c’è stata la turista che per farsi un selfie s’è arrampicata sulla balaustra del Ponte di Rialto – azione vietata dai regolamenti comunali -, ma ha perso l’equilibrio cadendo nel canale, in uno dei punti più trafficati, tra imbarcazioni, taxi, gondole e vaporetti. Un tassista l’ha tirata fuori dall’acqua e lei rideva contenta. Un signore invece si è buttato addirittura dal quarto piano di una casa, schiumando l’acqua a pochi metri da un battello.
Si potrebbe continuare all’infinito. I selfie a Venezia sono una deriva quasi dolente, a malapena nascosta dietro l’insostenibile schiavitù dei like e della loro finzione. Tanti lo fanno per far credere solo quello che non è vero. Al Gran Caffè Quadri in piazza San Marco, dicono che «molti turisti entrano qui e poi pretendono di immortalarsi senza neanche consumare un caffé». E in un ristorante a Riva degli Schiavoni ricordano che a volte «non facciamo neanche in tempo a sparecchiare che troviamo della gente seduta che finge di mangiare dove gli altri hanno finito, per farsi un selfie». A dicembre c’è stato un accenno di acqua alta e le agenzie hanno mandato delle immagini quasi surreali che ritraevano code interminabili di persone e famiglie intente a farsi dei selfie. Ma quando l’acqua alta ha colpito davvero, è successo di peggio. All’Harry’s Bar ricordano ancora con orrore un lunedì di passione, con frotte di gente che si faceva i selfie in piazza San Marco sotto la pioggia battente e con il vento in faccia disposte a tutto per un autoscatto con l’alta marea. «Erano così tanti che sono dovute intervenire le forze dell’ordine». Vigili urbani, polizia, carabinieri e lagunari. C’erano turisti un po’ anziani, anche oltre i 70, con l’acqua che gli arrivava sopra l’inguine e non sapevano più come muoversi. Alcuni poliziotti hanno tratto in salvo due ragazzini di 6 e 7 anni che si erano avventurati con i loro improvvidi genitori affaccendati nei selfie e si erano persi in quella mischia, ormai sommersi dall’acqua. Anche il sindaco Luigi Brugnaro era sceso in piazza per dare una mano agli agenti, con gli stivaloni al ginocchio che si sbracciava per sbarrare la strada a quanti più turisti poteva, spiegando che non era proprio il caso di creare tutta questa pericolosa confusione. C’erano persino stati due ragazzi che si erano tuffati con la tuta e la maschera da sub tra il Gran Caffè Quadri e piazza San Marco... Povera Venezia, vittima dei selfie. —