Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  aprile 30 Domenica calendario

Varriale, chiusa l’inchiesta per stalking

Minacce di morte partite dai telefoni della Rai. Addirittura con la voce camuffata, nel tentativo di non farsi riconoscere. Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto agli atti della seconda inchiesta a carico di Enrico Varriale. Chiusa dalla procura di Roma, che accusa il giornalista sportivo di aver minacciato una donna con cui aveva una relazione. Iniziata dopo la fine della storia con la precedente compagna, che lo aveva denunciato per stalking: la prossima udienza del processo è prevista tra un paio di settimane. Questa ulteriore indagine, conclusa lo scorso novembre, parte invece da quanto sarebbe avvenuto l’8 dicembre 2021, stando al racconto della vittima: una lite per motivi di gelosia, terminata con uno schiaffo al volto della donna, che avrebbe sbattuto la testa a terra e perso i sensi. «Trauma cranico non commotivo», recita il referto del Policlinico Gemelli. In seguito, mentre lei cercava di chiamare il 112, lui l’avrebbe minacciata: «Se mi denunci, ti ammazzo». Nei giorni successivi, l’ex vicedirettore di RaiSport sarebbe passato sotto «l’abitazione della vittima al fine di incontrarla», si legge negli atti. E avrebbe anche tentato di contattarla chiamando da numeri anonimi, provando a cercare perfino i figli della vittima. L’episodio più singolare è, però, quello del 19 dicembre del 2021, quando Varriale, secondo i pm, ha chiamato la donna «utilizzando l’utenza della Rai radio televisione, suo luogo di lavoro, oscurando il numero chiamante, sia alle ore 12,55 che alle ore 13,27, pronunciando con voce contraffatta nel corso della seconda telefonata una frase del tipo “morirai"». Un comportamento che, secondo gli avvocati della vittima, le avrebbe causato gravi problemi: da quel giorno ha paura di rispondere al telefono e spesso tiene le luci di casa spente per paura di essere controllata. Varriale sul punto è già stato interrogato: «Ho spiegato tutto, sono state raccontate tante falsità, ad esempio c’è stata solo una telefonata, durata tre secondi, e nessuna minaccia – spiega a La Stampa -. A mia volta ho denunciato la signora, che ha distrutto casa mia, ora aspettiamo di conoscere le valutazioni del giudice. Mi sorprende tutta questa attenzione mediatica, senza alcun fatto nuovo e orientata solo su una fonte». Presto, comunque, il giornalista potrebbe ritrovarsi di nuovo di fronte alla donna, chiamata a testimoniare al processo nato dalla prima inchiesta, cioè dalle presunte minacce e molestie all’ex compagna. L’episodio principale contestato, in quel caso, risale all’agosto del 2021, quando «durante un alterco per motivi di gelosia, la sbatteva violentemente al muro – si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato – scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci». Varriale ha sempre negato ogni accusa, ma il giudice aveva disposto il «divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa» e quello di «comunicare con lei, neppure per interposta persona». Nell’ordinanza si parla del giornalista come di «una personalità aggressiva e prevaricatoria, evidentemente incapace di autocontrollo». nic. car. —