La Stampa, 30 aprile 2023
Un sondaggio sul primo maggio
Quest’anno il Primo maggio arriva in un momento delicato, soprattutto per gli italiani. Perché il nostro Paese ha un serio problema di impoverimento, specie per quel che riguarda il lavoro, registrato settimana dopo settimana da ogni rilevazione che dà conto delle opinioni degli italiani. L’indifferenza è il triste risultato che scaturisce dalla domanda sulla celebrazione del Primo maggio. Tra rabbia, tristezza, speranza, delusione e festa, è proprio l’indifferenza a essere generata con la maggiore frequenza.
Secondo gli intervistati negli anni il Primo maggio ha assunto il ruolo di una festività priva di significato, solo vetrina e propaganda (30,2%), governata dalla politica (19,8%) e obsoleta (16,5%). Solo per un italiano su tre (28,4%) mantiene la sua importanza e il suo valore. È principalmente l’elettorato del Partito democratico a dichiararlo (58,3%). Se ci fermiamo a riflettere fa una certa impressione osservare che, anche tra l’elettorato di centrosinistra, con il tempo questa festività abbia smarrito il suo significato originario. Per i più il Primo maggio è una scusa per un ponte, come del resto il 25 aprile e, purtroppo, la mancanza del quorum dello scorso giovedì in Parlamento con l’assenza dei parlamentari nel giorno del voto sul Def offre un’ennesima conferma ai cittadini, qualsiasi siano state le giustificazioni.
In ogni classifica il lavoro è sempre una voce dominante, eppure rispetto all’articolo 4 comma 1 della Costituzione – «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto» – la stragrande maggioranza degli italiani dichiara di non vedere riconosciuto tale diritto nella società odierna (75,8%). E neppure rispetto al comma 2 del medesimo articolo – «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società» – si ritrova una visione italiana, perché il 76,1% degli intervistati afferma di non ritrovare nulla di tutto questo nella nostra società. Sembra assurdo, ma la Costituzione italiana, celebrata e pluricitata, appare non rispettata proprio nei suoi principi fondanti. La criticità più evidente secondo i cittadini è che il lavoro oggi sia sottopagato (37,3%) soprattutto nella visione delle donne (40,2%), così al posto di portare dignità alla persona (16,8%) si trasforma in un’emergenza (13,1%) e in uno strumento gestito in maniera antiquata (10,9%). Sono proprio i più giovani tra i 18 e i 24 anni, prossimi al mercato del lavoro, che ne lamentano i maggiori disagi e non ne riconoscono lo strumento per la costruzione di un futuro.
Del resto le manifestazione del 25 aprile e del Primo maggio non fanno registrare alcun cambiamento nelle intenzioni di voto degli italiani, poche sono le evoluzioni che registrate nel sondaggio realizzato per Porta a Porta tra il 26 e il 27 aprile. Rispetto a 15 giorni fa (ultimo sondaggio su La Stampa) pochi sono i cambiamenti rilevanti: un +0,5% per il Movimento 5 Stelle (15,7%) e la perdita di consenso di Fratelli di Italia (-0,6%). Carlo Calenda con Azione e Matteo Renzi con Italia Viva, ora divise, generano una crescita totale sulla somma della loro ex alleanza dello 0,7%, che tuttavia non può essere metro di paragone (le precedenti rilevazioni prendevano in considerazione un’unica formazione politica).
Riflettendo sui dati, ciò che pensano gli italiani del Primo maggio rispecchia ciò che pensano del lavoro, e a tratti della politica. La domanda riflette una risposta mancata: paghe inferiori alle attese, navigare a vista tra le emergenze, sciatteria nella gestione, metodi antiquati ecc… Di anno in anno cresce la percentuale di persone maggiorenni che non partecipano alla vita politica. Un’adesione che potrebbe avvenire in maniera indiretta per qualche elettore, leggendone o parlandone, oppure in via attiva partecipando a cortei e manifestazioni e che, tuttavia, a oggi tiene lontano un italiano su tre (26,3% dati Istat 2021). Nulla cambia e tutto si perpetua e così, come recita una freddura, se al desiderio di un bambino per un unicorno alato da trovare sotto l’albero di Natale gli chiedessimo qualcosa di più reale, lui ci potrebbe domandare un lavoro per aiutare la sua famiglia e pianificare il futuro… Sarà proprio allora che ci faremmo in quattro per trovare la leggendaria creatura. —