Corriere della Sera, 1 maggio 2023
Non per niente la chiamano Furio (Verdone op. cit.).«Perché ho la mania del controllo e organizzo la mia vita nei minimi dettagli
Non per niente la chiamano Furio (Verdone op. cit.).
«Perché ho la mania del controllo e organizzo la mia vita nei minimi dettagli. Al mattino devo sempre sapere cosa mangerò la sera, sennò mi sento male. Sul set arrivo all’alba, pure prima del trucco e parrucco. Lo so, ho dei seri problemi, ma sono fatta così».
Partire in vacanza con lei sarà impegnativo.
«Compilo una tabella mentale di ogni giornata, prevedo in anticipo a che ora ci sveglieremo, quando e dove si pranzerà, decido pure le fermate per andare in bagno».
Come per Antongiulio e Antonluca. Delogu, lei è Super-Furio, altro che la Andrea La Rossa di Instagram.
«È dura venire in ferie con me, lo ammetto, anche la mia migliore amica Ema Stokholma, se può, mi scarica. Tranne quando andiamo in Puglia, a Tuglie, a casa dei miei nonni: lì il mare è a 10 km e non c’è niente da fare, solo rilassarsi, mangiare e dormire». Il che, si intuisce, è troppo poco movimentato per l’iperattiva conduttrice radio e tv, attrice e scrittrice.
Ho quasi un brivido a chiederle come prepara i bagagli.
«Per fare la valigia prendo un foglio, segno i giorni, divido ogni pagina in due colonne, mattina e sera, e annoto i cambi d’abito e i turni di bucato. Però lo confesso subito al compagno/a di viaggio. Alla prima vacanza che ho fatto con il mio ragazzo, gli ho premesso: sappi che per me ogni giornata è programmata dall’inizio alla fine, mi lascio giusto quattro ore libere».
E lui?
«Ha riso come un pazzo però è venuto lo stesso. Questa estate torneremo in Giappone, ci sto lavorando da dicembre».
E ovviamente è anche puntualissima.
«Certo, rispetto gli orari, se mi fai aspettare mi offendo, l’attesa è tempo sprecato, ci sono così tante cose meravigliose da fare e da vedere».
Il paziente boyfriend di cui sopra è Luigi Bruno, fa il modello e ha 24 anni, lei 40.
«Ci siamo conosciuti due anni fa su Instagram, mi ha scritto lui per primo, ero single. Mi ha corteggiato molto, rispondevo gentile, niente di più, però lui non mollava. Ci scambiavamo messaggini. E abbiamo scoperto di essere tutti e due appassionati degli anni Ottanta».
E poi?
«Si è presentato a Roma a sorpresa, senza avvisarmi. “Ti voglio conoscere, sono qui, ci vediamo?”. Potevo dirgli di no? Abbiamo fatto una lunga passeggiata notturna e insomma… piano piano ho ceduto. Eppure insistevo: “Viviamo in due mondi troppo diversi, non può funzionare”. Finché Luigi non mi ha smontato: “Ma diversi cosa? Mi piaci e basta”».
Semplice.
«Per un po’ ho continuato a precisare che ci stavamo solo frequentando, finché un giorno Luigi mi ha corretto, guardandomi dritto negli occhi: “Noi stiamo insieme, tu sei la mia ragazza”. E io: “Hai ragione”».
Era preoccupata per i 16 anni di differenza?
«All’inizio sì, siamo strutturati per pensare in un certo modo. Per lui invece non è mai stato un problema e ora non lo è più nemmeno per me. Se mi fanno battute, ci rido. Quando ci hanno paparazzato insieme ed è uscita la notizia, qualcuno mi diceva: “Eh, ma attenta che poi finisce, vedrai che ti lascia”. E io: “Guarda che è finita pure con mio marito e avevamo la stessa età”. Ormai non mi accorgo nemmeno che è più piccolo, quando lo vivi è diverso, non ci fai più caso».
Una passione in comune.
«Lo so, fa ridere… la fissa per il film Dirty Dancing, a casa ho il poster originale, è stata la prima cosa che ci ha unito. E i videogiochi. Possediamo sia Nintendo che Playstation, se lo chiedi a Luigi ti dice che è più bravo lui, ma non è vero, ci so fare anch’io, in quelli in cui non si spara tipo Little Nightmares. Quando vinco lo faccio pesare, però sono capace di perdere».
Una invece che vi divide.
«Luigi ama andare in discoteca all’una e rientrare alle sei del mattino, io non più. Me ne vado a letto a un’ora decente ma va bene così, non bisogna per forza fare tutto insieme, ognuno deve avere la propria libertà».
Rewind. Al suo matrimonio con Francesco Montanari (il Libanese di Romanzo Criminale) gli cantò «T’appartengo» di Ambra. Lo sposo ha apprezzato?
«Era un flash mob al momento delle promesse nuziali. Francesco ha riso, l’abbiamo cantata tutti in coro. Volevo mettere allegria per non piangere di commozione. La torta era un profiterole, lo abbiamo mangiato con le mani, solo che lui, mentre cercava di imboccarmi, è scivolato e me lo ha spalmato in faccia».
Dopo cinque anni, nel 2021, vi siete lasciati.
«Restano bei ricordi, anche da ex siamo legati, sono felice di aver passato una parte di vita con lui e grata di averlo incontrato. Certo è stata dura ammettere che l’amore era finito, che non era per sempre. Sul momento pensi che il dolore sia troppo forte, che non ce la farai a superarlo, invece poi ritrovi un tuo equilibrio e riprendi a vivere».
È nata e cresciuta fino a 10 anni a San Patrignano. Il ricordo più vivo di quei giorni.
«La sensazione di sicurezza. Nessuno chiudeva mai a chiave la porta. E avevo sempre altri bambini con cui giocare, senza bisogno di essere accompagnata, erano già lì».
Quando lasciò la comunità scoprì la meraviglia dei supermercati e delle merendine.
«A Sanpa ci davano una merenda sana, pane fatto in casa e prosciutto. Dolci pochi, solo quando d’estate andavo dai nonni o per Natale. Al super invece potevo scegliere, ero impazzita di felicità, andavo matta per i Tuc, la Kinder Delice e il soldino di cioccolato».
A 14 anni salì sul suo primo palco.
«A Rimini, in piazza Malatesta, c’era un concerto di Cristina D’Avena. Cercavano qualcuno che annunciasse al microfono che lo show stava per cominciare. “Vengo io”, mi lanciai. Nell’istante in cui ho sentito rimbombare la mia voce ho provato un’emozione fortissima. E pensai: io voglio fare questa cosa qui».
Brad Pitt agli esordi si vestiva da pollo, Megan Fox da banana, lei da nacho gigante.
«Facevo pubblicità a una salsa rossa messicana con questo costume a triangolo giallo e un vassoio con gli assaggini. Avanti e indietro sul lungomare di Rimini, ad agosto. Era divertente ma sotto la gommapiuma si moriva di caldo e puzzava mortalmente di sudore, il mio».
Frequentò corsi di dizione per togliere l’accento romagnolo.
«Ai provini me lo facevano notare, così rimediai. Ci ho messo molto impegno, però ogni tanto la esse scivolata si sente ancora».
A 20 scoprì di essere dislessica.
«Non è un difetto ma una caratteristica, come gli occhi azzurri. I professori dicevano ai miei: è sveglia ma non si applica. Quando mi fecero la diagnosi ho pianto di felicità. Ai dislessici succede di confondere le parole, o che le lettere cambino mentre le leggi, perché il cervello è più veloce degli occhi. Però si impara a gestirlo».
Le meraviglie della gavetta.
«A una festa della birra su al nord, sotto un capannone, credevo di dover presentare una serata, mi ritrovai a scandire i numeri della tombola, in palio salami, prosciutti e funghi sott’olio».
Nel 2002 la presero a fare la Letteronza a «Mai dire Domenica» su Italia 1 con la Gialappa’s e il Mago Forest.
«Eravamo sei, nessuna sapeva ballare ma il bello era proprio quello».
Nel suo curriculum figura il non memorabile film tv «Pipì room» di e con Jerry Calà.
«Scherzaaa? Uno stracult. Jerry per me era un mito, cercava una comparsa, mi proposi, non so nemmeno se mi si vede o sono stata tagliata».
Stracult, come il programma che ha condotto per 6 anni con Marco Giusti su Raidue.
«Poi si è aggiunto Francesco Biggio. Andavamo in onda a braccio, senza scaletta».
Il suo B movie di riferimento.
«Non c’è gara: Viva la Foca con Lory Del Santo, la scena di lei che entra nel bar con la mini di pelle è mitica. Ho scoperto che molte parti del film erano avanzi di girato di altre pellicole, grande! Sono cresciuta con Attila flagello di Dio di Abatantuono e I Fichissimi, il top».
Diventò una pupilla di Arbore.
«Mi ha scoperto sul web, ero già molto social, gli serviva qualcuno per il suo Renzo Arbore Channel. Quando mi arrivò la telefonata mi prese un colpo. Per lui provo un affetto smisurato. Alle celebrazioni del trentennale di Indietro tutta! posso dire: io c’ero, ho visto lui e Gigi Proietti fare le prove in camerino. Renzo nei suoi programmi non taglia niente, nemmeno gli errori».
I suoi quanti erano?
«Pochi, sono un po’ la prima della classe. Però ben venga la papera, la perfezione è noiosa. Finito lo show, tutti si lanciarono sugli arredi originali per portarsi a casa un souvenir».
Lei che cimelio si è aggiudicata?
«Un orologio tarocco del Cacao Meravigliao».
Uno dei suoi migliori amici è Stefano De Martino.
«Persona stupenda, solare. Mi è stato vicino quando mi sono separata e avevo il cuore spezzato, mi ha aiutato a capire che comunque le cose vanno avanti. Non ci vediamo spesso, ma faccio il tifo per lui e lui per me».
In teatro porta lo show «40 e sto». Come si sta da quarantenni?
«Una bomba. L’energia dei 20 certo non c’è più, ma hai maggiore fiducia in te stessa perché ti conosci meglio. E sai che, nelle difficoltà, potrai starci male, ma non muori».
È cintura nera 2° dan di karate. Meglio darle sempre ragione?
Il karate? Sono cintura nera, ma so difendermi bene anche a parole
«Tranquilli. Il karate è una filosofia di vita che predica calma e rispetto, più che una disciplina di combattimento. Ti insegna proprio ad evitare di usare la forza. Ma in caso so difendermi bene anche a parole».