Corriere della Sera, 1 maggio 2023
Jfk a Roma con Fanfani, Jackie ad Amalfi con Agnelli
Kennedy è stato sempre attento alla politica italiana. Nel 1960, dopo la drammatica parentesi del governo Tambroni, in Italia si cominciava a parlare di una possibile apertura a sinistra. Il leader socialista Pietro Nenni, critico verso l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, aveva rotto con i comunisti nel ’60. L’amministrazione Eisenhower era stata sempre contraria a qualunque apertura, ma nel ’61 – con Kennedy alla Casa Bianca – le cose presero una piega diversa (…).
Kennedy conobbe Fanfani nel ’56, alla convention democratica di Chicago. Gli disse di aver apprezzato il suo Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo. Quando lo incontrò di nuovo nel ’61 come presidente del Consiglio a Washington, Kennedy gli disse informalmente che se avesse portato avanti l’apertura a sinistra, gli Usa ne avrebbero guardato gli sviluppi «con simpatia».
Il dipartimento di Stato fu informato dell’opinione presidenziale, ma si guardò bene dal farla propria. L’ambasciata americana era tradizionalmente vicina all’aristocrazia romana, orientata a destra, e demonizzava ogni contatto con i socialisti. Quando la svolta si avvicinò, dissero che per gli Stati Uniti sarebbe stato meglio restarne lontani. Nenni avrebbe dovuto fornire molte prove di «purezza democratica» per meritare l’attenzione americana (…).
A Roma, Kennedy arrivò il 1° luglio 1963. Ad attenderlo a Fiumicino, tra gli altri, c’era Carlo Riccardi, il fotografo che ispirò la Dolce Vita, con Ennio Flaiano, che coniò il termine paparazzo, mutuandolo da pappatacio, «moscone» come Fanfani chiamava Riccardi. E l’ossessione dello staff Kennedy per quelli che diventeranno i paparazzi emerge in una nota della Casa Bianca sulla stampa dell’agosto 1962, quando la first lady Jacqueline scelse Ravello per le vacanze di agosto. Quella visita fece epoca. Jackie aveva 33 anni ed era bellissima. Arrivò con i figli John John e Caroline, con la sorella Lee Radziwill, il cognato, una segretaria e una bambinaia. Per tre settimane soggiornò a Palazzo Episcopio. Ogni mattina, su una 600 decappottabile messa a disposizione dalla Fiat, Jacqueline scendeva ad Amalfi per fare sci d’acqua. Suo accompagnatore fu Gianni Agnelli, che trascorse alcune notti nella stessa residenza di Jackie. Nacquero così le voci su un flirt tra i due, rilanciate dalla stampa americana. John, che aveva i suoi problemi tra Cuba e le rivolte dei neri, le spedì un messaggio: «More Caroline, less Gianni» («occupati più di Caroline che di Agnelli»). I due erano inseparabili. Sul mitico Veliero Blu, al largo di Amalfi, nei bagni a Conca dei Marini, i cocktail al bar Santo Domingo, i balli notturni a piedi nudi (qui senza foto) da Chez Checco. Pettegolezzi? Forse non solo, perché nel 2005 Gore Vidal, lo scrittore imparentato con i Kennedy, rivelò che tra i due c’era stata una storia (…).
Il primo luglio 1962, a Roma, per Kennedy ci fu un bagno di folla. In Campidoglio disse: «Come presidente degli Stati Uniti rappresento due o tre volte il numero di italiani che rappresenta il sindaco di Roma. Sono convinto che l’Oceano Atlantico debba essere il mare nostrum».
Dopo gli incontri con il governo, il cerimoniale prevedeva una cena al Quirinale. Ristretto di pollo in tazza, filetti di sogliola alla veneziana, sella di vitello allo cherry, asparagi alla riviera, spumone Conte Rosso, innaffiati da Riesling, Bardolino Bolla, Ruinart Reserve Brut 1949. Rispondendo al saluto del presidente Segni, Kennedy disse che «Stati Uniti e Italia sono alleati più di quanto non sia mai avvenuto in passato, sono soci nella difesa della libertà. Considereremo una minaccia alla vostra pace e alla vostra libertà come una minaccia a noi stessi e risponderemo in modo adeguato».